35. Ancora problemi

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Arriviamo all'aeroporto con anche Francy in macchina, non è stato facile convincerla però non aveva nulla a parte la scuola della bambina che la tratteneva in quel posto. Ha fatto in fretta una valigia con qualche panno suo e qualcuno della bambina, Evan non ha preso su nulla giusto quello che ha addosso. Li salutiamo al gate di imbarco, la zia di Jaxon ha accettato subito di aiutare questi ragazzi e la loro bambina, li andrà a prendere all'aeroporto e li porterà a casa sua. Mentre torniamo vero la macchina non riesco a togliermi dalla testa l'immagine di quei ragazzi. "Facevi perte di una gang vero?" O'Donnel annuisce e abbassa lo sguardo. "Si, eravamo dei delinquenti in piena regola. Controllavamo un quartiere nel nostro piccolo." Cavolo non pensavo avesse provato quanto di più marcio c'è a questo mondo. "Non immaginavo avessi fatto parte di una gang." La mia voce mi tradisce nel tragitto per casa di sia mamma. "So che non è facile stare con me, ma non ti arrendere piccola. So di aver fatto parecchie brutte cose nella mia vita, ma se ti arrendi pure tu non ho proprio più speranze." Sento la sua voce tremante, sta crollando qui di fianco a me. "Di solito le gang non hanno un segno di riconoscimento?" Chiedo mentre guardo fuori dal finestrino. "La clessidra, quella tatuata sul petto. Era il nostro segno distintivo, ma ne sono uscito. Non sono più quella persona, sono come mi hai conosciuto in questi mesi." Parcheggia a casa di sua madre, scendo e lui non si avvicina, almeno intuisce che ho bisogno di un po' di spazio. Salgo le scale, ma non vado nella sua camera, ma in quella che doveva inizialmente ospitarmi, mi ci chiudo dentro per poter pensare. Pensare a quanto sono stata stupida a credere che potesse essere una persona buona, pensavo che fosse solo un teppistello per via del padre, ma quello che gli ha fatto non giustifica diventare un delinquente. Dice di essere cambiato, ma quanto è vero di quello che dice? Se fosse rimasto probabilmente sarebbe finito dietro le sbarre pure lui. Lo amo, ma quanto potrò sopportare del suo passato? Sono pronta a dimenticare anche questo? Una gang in piena regola. Ripenso quando ho visto quella clessidra, non sapevo cosa volesse dire e ora non mi affasciava per nulla quel tatuaggio. Le lacrime mi rigano le guance come non avevano mai fatto prima. Mi stendo nel letto, mi sembra di essere tornata ad inizio estate quando lui era andato via dalla casa sul Puget Sound.

Jaxon

"Cazzo!" Urlo davanti allo specchio del bagno prima di tirare un pugno contro il muro, sento il dolore alla mano, ma non riesce a coprire il dolore che provo per aver deluso Elena, quando è scesa dalla macchina non aveva più quello sguardo pieno di luce mentre mi guardava, l'ho spenta. Mateo entra in camera e mi trova seduto sul letto col volto rigato dalle lacrime. "Che è successo?" Chiede evidentemente allarmato. "Niente." Provo a scrollarmelo di torno. "Non è niente se tu piangi e Elena non è nei paraggi. Avete litigato?" Non posso dire di aver litigato con lei. "No, ha scoperto una parte del mio passato parecchio brutta e io non gliene avevo mai parlato, speravo non lo scoprisse mai." Mi asciugo le lacrime col dorso della mano. "Perché non glielo hai detto?" Effettivamente con tutte le brutte cose che gli ho rivelato una in più non sarebbe stata la morte di qualcuno. "Avevo paura, paura che succedesse questo. Che fosse troppo da perdonare. Che fosse la goccia di troppo nel vaso pieno." Mi prendo la testa fra le mani. "Si è chiusa dentro la stanza degli ospiti, quella che mamma le aveva preparato." Mateo mi guarda con la compassione dipinta in volto, non voglio perderla, ma non so nemmeno se andare da lei. "Non so tutto su come hai passato la tua vita, ma lei ti ha migliorato veramente. Ora non fare cazzate, dimostrale che sei la persona che ha visto fino a questo momento. Va da lei." Mi suggerisce, sospiro e guardo il soffitto. "E se non mi volesse più?" Chiedo a Mateo mentre mi metto in piedi. "Ti ama, non lo ha mai nascosto quindi è impossibile che non ti voglia, probabilmente perdonerà anche questo tuo passato burrascoso, ma dammi retta, riga dritto." Esco dalla mia ormai nostra camera e busso alla porta della stanza in cui si è rintanata, sento una voce flebile chiedere chi è, le rispondo che sono io e le chiedo se mi può aprire. Sento scattare la serratura così entro nella camera e la trovo di nuovo rannicchiata sul letto, con gli occhi rossi e gonfi di lacrime. "C'è altro che devo sapere? Sul tuo passato non proprio tranquillo." Non mi aspettavo che corresse tra le mie braccia però anche vederla così distaccata mi fa morire dentro. "No, sai tutto. Non ho più alcun segreto con te piccola." Spero che quel nomignolo mi aiuti a farle ricordare che persona sono ora. La vedo vacillare, non mi rivolge i suoi soliti sguardi. "Hai mai sparato a qualcuno?" Immagino che per riavere indietro la mia Elena io debba rispondere a qualche domanda. "No, ho sparato, ma mai ad una persona." Spero che la sincerità che sto dimostrando sia la prova di cui ha bisogno per vedere che sono cambiato. "Ci sono armi in questa casa?" Ci devo pensare. "Probabilmente c'è la vecchia pistola che mi portavo dietro, ma è ben nascosta. Ho sparato solo qualche volta dietro casa di uno dei ragazzi ad una lattina. Del resto la portavo dietro per fare il duro, ma non l'ho mai usata." Mi avvicino lentamente, lei non indietreggia quindi lo prendo per un buon segno. "Perché te ne sei andato? Se uscire comportava mettersi così in pericolo." Mi guarda negli occhi, sa che quando mi guarda così non riuscirei a mentirle nemmeno se mi impegnassi. "Perché mia madre non sopportava più di vedermi così. Ero ubriaco e fatto tutte le sere, non rientravo quasi mai a casa, volevo fare un qualsiasi college qua, ma lei ha insistito per mandarmi a Seattle, abbiamo litigato di brutto quando me lo hanno detto. Non volevo partire, ma hanno fatto in modo che io partissi e per fortuna o non avrei conosciuto te." Tira su col naso e mi odio per averla fatta stare così male. "Saresti tornato con loro una volta finito il college?" All'inizio pensavo di sì. "No, se volevo rimanere con loro non sarei dovuto partire. Quando entri in quella gang te lo dicono chiaro e tondo, se te ne vai loro ti vengono a cercare e si assicurano che tieni la bocca chiusa." Mi siedo sul letto, lei non si è mossa dalla posizione in cui era. "Hanno mai sparato a qualcuno mentre tu eri lì?" Vorrei poter dire di no, ma le ho promesso la verità. "Si, era un ragazzo che si faceva di crack. Non poteva pagare le dosi e così per punirlo Paul gli ha sparato ad un piede ed io ero lì poco distante. Non ho mosso un dito, ma qualche settimana più tardi ho saputo che quel ragazzo era morto per overdose." Probabilmente questa la pagherò cara, provo ad appoggiare la mano sul suo braccio, mi lascia fare. "Quindi non c'è altro che devo sapere? Il tuo passato è tutto quello che ho saputo fino ad ora?" Sento una speranza. "Si, sai tutto, ma proprio tutto ora." Le confesso cercando il suo sguardo, le scosto i capelli, mi avvicino lentamente mentre sto per darle un bacio sulla guancia lei si gira e le nostre labbra si toccano, si reclamano, i dubbi lasciano il posto noi. La sento riprende vita sotto di me, mi metto sopra di lei, puntellato sulle mani e sulle ginocchia. Mi infila le mani tra i capelli e li strattona, mi fa impazzire quando lo fa, sento il suo respiro cambiare assieme al mio, non siamo fatti per stare lontani. Le accarezzo i fianchi, infilo una mano sotto la felpa e le accarezzo la pelle della pancia. Le sue mani nervose tastano i miei pantaloni finché non trova quello che cerca, il suo fottuto tocco mi inchioda ogni volta, ho male da quanto sono duro per lei. Le strattono giù i pantaloni e le mutande. "Dopo disinfettiamo il piercing." Le dico mentre mi tira giù i pantaloni e i boxer. "Ok." Affondo dentro di lei, era già pronta per me la mia piccola. "Ti amo, non dimenticarlo mai. Ho avuto paura sta sera." La sento ansimare sotto alle mie spinte, ogni tanto presumo di toccare il piercing perché smorza il gemito. "Ti amo Jax." Quelle parole sono la rassicurazione di cui avevo bisogno, ora so che siamo tornati noi che ha perdonato il mio passato e che posso avere il futuro che voglio con lei al mio fianco. La sento tremare sotto di me, segno che è vicina al culmine, aumento l'intensità delle spinte e la sento mugolare dal piacere. Sento i suoi muscoli irrigidirsi attorno al mio sesso e avvolgermi stretto. Viene chiamandomi per nome e strattonandomi i capelli, altre due spinte ben assestate ed esplodo dentro di lei. La bacio ovunque mentre mi accascio sopra di Elena, sento la sua pelle calda rabbrividire e mi piace sapere che sono io a scatenarle questa reazione. La guardo dritta in quegli occhi azzurri che mi hanno stregato fin dal principio, vedo di nuovo quella grinta che la caratterizza, sono contento di aver avuto indietro la mia Elena. Non vorrei uscire da lei, ma è meglio andare a disinfettante il piercing e tra un po' mia madre chiamerà sicuramente per la cena.

La prendo in braccio ed esco da quella camera per dirigermi nella nostra stanza, ci ha provato a protestare per andare sulle sue gambe, ma ho insistito più io quindi l'ho spuntata. Le pulisco e disinfetto bene il piercing, quando potrò farla impazzire del tutto i suoi mugoli si sentiranno per tutto il vicinato, tutti sapranno che io la faccio godere così tanto. Scendiamo prima che mia madre ci venga a cercare, è stato strano quando è entrata nello studio di papà e ci ha beccati mentre facevamo l'amore. La faccia di mamma è stata veramente uno spasso, non si aspettava di trovarci così avvinghiati, con Mateo non succede no, lui non ha la ragazza qui con lui, altrimenti avrebbe forse trovato anche lui. Ci sentiamo a tavola, mia madre chiacchiera con Elena del più e del meno, ma noto che ha aperto una bottiglia di vino bianco, spero non bevano troppo quelle due. "Ah ragazzi, domani per piacere potreste tagliarmi un po' di legna per il camino, il capanno è pieno di tronchi, ma Albert il falegname è a casa influenzato." Sia io che Mateo annuiamo alla richiesta, non negheremo mai a mia madre l'aiuto che le serve per la casa. Torna a parlare con Elena fino a che non arriva la cena, sta sera pesce, non è il mio cibo preferito, ma lo mangio senza problemi. Odio le spine e infatti ne trovo sempre qualcuna, dopo cena mi stendo nel divanetto della sala svago al piano di sotto, ho lasciato la mia ragazza nelle grinfie di mia madre. Dopo poco Elena mi raggiunge, ha lo sguardo sbarazzino, mi monta a cavalcioni e posa subito la sua mano sul mio inguine, mi lecca il lobo dell'orecchio. "Piccola, quanto hai bevuto?" So che se fosse completamente sobria non farebbe così in una stanza dove può entrare chiunque. "Un po'. Tua madre mi continuava a riempire il bicchiere." Il suo alito sa di vino infatti, non immaginavo mia madre le desse tutto quel alcol considerato che è minorenne qua. La sua mano scivola insistentemente sul mio sesso, mi si sta indurendo sotto al suo tocco. "Piccola, ma qui potrebbero arrivare sia mia madre che Mateo." Provo a fermarla in questo modo, non direi mai di no a fare l'amore con lei. "Tanto ci hanno già visti." Cazzo, non ha funzionato, prende le mie mani e se le porta sul seno, deglutisco perché mi sembra assurdo che sia io a trattenermi mentre lei è scatenata. Si solleva la maglietta e i suoi capezzoli sono proprio di fronte alla mia faccia, il mio poco autocontrollo va a farsi benedire, mi avvento sui suoi seni sodi, li lecco e li succhio facendole uscire dalla bocca i miei suoni preferiti. "Voglio fare l'amore Jaxon." Cazzo, cazzo, già non ho autocontrollo quando non lo chiede figuriamoci quando lo chiede con una voce così lasciva, le metto una mano dentro le mutande e la trovo già fradicia e pronta per me. Mi metto in piedi tenendola per le cosce, la deposito sul tavolo da biliardo. "Anche io piccola. Ora ti farò stare benissimo." Dopo dovrò disinfettare di nuovo il piercing. Entro in lei, è stretta, ma il suo corpo si adatta al mio sesso quando la penetro. Scivolo senza fatica dentro e fuori di lei, si aggrappa con un braccio al mio collo, in questa posizione mi sentirà più a fondo, è proprio scatenata. "Jax, mi f-fai stare così bene. Ti amo." Si è proprio ubriaca la mia ragazza, però mi piace vedere questo lato lascivo che di solito tiene per se. Reclina la testa mentre io mi spingo il più possibile nella sua intimità calda e bagnata. "Si piccola, fammi vedere quanto sei sporca per me. Ti amo." I suoi muscoli si irrigidiscono, è vicina. "Di più p-per favore." La abituo troppo bene, ma sentire che mi vuole di più è una benedizione per il mio ego. Le inserisco due dita nel sedere, così che senta di più e quando affondo in lei lo faccio con più foga. Si sta godendo a pieno fare l'amore con me. Viene mugolando e infilandomi le unghie nel retro del collo, il suo corpo è tremante. Vengo dentro di lei rivendicandola e adorandola allo stesso tempo.

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