20 - Game

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Sabrina

Ho rifiutato ogni esortazione ad andare in ospedale, preferendo imbottirmi di antidolorifici. Non volevo che i ragazzi si occupassero di me, quando è chiaro che la priorità debba essere ritrovare Vinnie.

Sono riuscita a dormire solo grazie ai medicinali, ma in quei sogni intrisi di paura e intorpidimento continuavo a rivivere il momento in cui quella stronza puntava un coltello a serramanico alla gola della piccola, che cercava di divincolarsi inutilmente, rishciando di ferirsi per sbaglio.

Credo di non aver avuto così tanta paura nemmeno quando Vince mi ha aggredita, in quel club. Ho provato quel terrore irrazionale, che ti afferra con i suoi artigli alla parte più profonda di te e ti trascina giù, nell'abisso. Non ero solo preoccupata di ciò che avrebbe provato Sage, ero spaventata per la bambina, avrei fatto di tutto per salvarla. Non volevo che gli venisse strappata via e riuscivo solo a pensare che forse, poteva esserci un modo per convincere quella psicopatica a lasciarla andare, ma non c'era.

Il suo obiettivo fin dall'inizio era portare via la bambina, incontrare me è stato solo un contrattempo. Chissà se pensa di avermi uccisa. Tony ha detto che quando mi hanno trovato ero priva di sensi, a giusdicare dall'orario lo sono rimasta per quasi quattro ore dopo l'aggressione di Ella e la cosa mi preoccupa, certo.
Ma una commozione cerebrale non è importante quanto una bambina rapita. Non importa cosa dicono.

Sage sembra spiritato. I capelli disordinati dopo ore interminabili in cui vi ha passato le mani in mezzo, sono solo l'esternazione della tempesta che gli infuria dentro.

Non riesco a mettere a tacere il senso di colpa per non essere stata più all'erta. Forse avrei dovuto prestare attenzione alle occupanti di quella stanza ben prima di sentire Vinnie piangere disperata, ma ero troppo orgogliosa per farlo. Non volevo battibeccare di nuovo con la donna di Sage.

Inutile negarlo. La gelosia per quella donna mi ha accecata ed ho commesso un errore. Così concentrata sull'idea che lei scaldi il letto di Sage tutte le notti e i biberon a Vinnie ogni giorno, mentre  desideravo di essere al suo posto mi hanno fatto commettere un errore imperdonabile.

Ho finto di dormire, quando Tony e Raul si sono messi a discutere, appena fuori dalla mia stanza. La porta è sempre rimasta aperta, come se potesse accadermi qualcosa se restassi fuori dal loro campo visivo.

Saverio Prati si è vendicato del fatto che Sage gli abbia portato via il figlio, rapendo la sua. Almeno questo è il succo del discorso.
Sembrano non avere dubbi e il resto sono solo insulti rivolti alla donna che fino a ieri sera godeva della loro fiducia.

A questo punto devo decidere da che parte stare, ma a dire il vero, già lo so. Se Guido non gli ha ancora detto che mi ha vista con Tony, allora ho una possibilità. Infinitesimale, lo so, ma temo possa essere la mia unica carta.

Mi scappa un lamento, quando provo a girarmi nel letto e Tony in un attimo è al mio capezzale.
"Sabrina" chiama sfiorandomi i capelli.

"Tony" rispondo con voce sofferente. L'ematoma alla testa sembra finalmente essere meno gonfio, ma sembra che uno pneumatico sia passato sulla mia pancia, dal dolore che sento.

"Hai bisogno di qualcosa? E' presto per prendere un altro antidolorifico" spiega.
"No" dico obbligandomi a tenere la testa immobile per arginare il mal di testa martellante. "Avete notizie di Vinnie?" domando per prendere tempo.

Scuote la testa e qualcosa dentro di me si rompe. Non ho molta scelta, soprattutto se voglio dar loro una chance di riprendersi la bambina.

"Forse posso aiutare" sussurro quando si avvicina.

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