22 - Match

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Sabrina

Mi odio per quello che sto per fare a Sage, ma non vedo alternative.

Il ricordo della notte appena trascorsa mi accompagnerà sempre, come fosse il premio per le mie azioni, anche se forse tra un po' lo vedrò come una punizione.

Lui si è finalmente addormentato, appagato e sono rimasta ad osservarlo per più tempo del lecito. Volevo imprimere nella mia mente ogni dettaglio di quest'uomo. Sta solo cercando di avere giustizia per la sorella, per un fratello che non pensava avrebbe trovato in Samu e per una bambina meravigliosa che non si merita altro che una vita fatta di giornate assolate e amore incondizionato. Capisco benissimo il suo rancore, è un po' anche il mio.

Amavo Samu, ma non riuscivo più a sopportare papà e la vita che mi costringeva a vivere, così con molta più pazienza di quella che credevo di avere, ho trascorso settimane a progettare la mia fuga. Non ho occultato tutte le mie tracce, altrimenti non mi avrebbe lasciato vivere tanto lontano da lui e dalla sua influenza, perciò ho usato il mio nome quando mi sono iscritta all'università, solo che invece di Maria Sabrina son rimasta solo Sabrina e ho usato il cognome di mamma. Dopo due giorni dall'inizio delle lezioni mi ero ritrovata Guido davanti alla biblioteca dell'ateneo e lui mi aveva scortato da papà.

Ho rifiutato di tornare a casa, di farmi mantenere da lui e in generale di avere a che fare coi suoi traffici. Fortunatamente ero la figlia femmina e la questione dei suoi affari non era di grande importanza, scelta che non ha permesso a mio fratello.

Ho cambiato periodicamente appartamento, tinta di capelli e lavoro per riuscire a seminare i suoi uomini, gelosa della mia privacy e alla fine lui ha mollato, limitandosi a controllarmi ogni tanto attraverso Guido o uno dei suoi tirapiedi. Sono sempre rimasta all'erta, cosa che mi ha permesso di seminare anche Sage quando mi ha seguito in auto. Non ne ha mai fatto parola, ora che ci penso.

Mi lavo e poi infilo indumenti pratici e comodi, prima di aprire il chiavistello e la porta, con circospezione. Tutto inutile, Tony mi aspetta a braccia conserte, appoggiato alla porta di fronte alla mia. "Ehi" sussurra. La sua faccia è una maschera inespressiva, eppure mi sento in colpa. Sono certa che sappia cosa provo per Sage e anche se mi dispiace ferirlo, non posso scusarmi per aver fatto ciò che sentivo giusto.

"Sono pronta" mormoro guardandolo negli occhi. Dopotutto, è il momento di essere coraggiosi, almeno per Lavinia.

"No, non lo sei. Andiamo" accenna alle scale e si incammina, senza nemmeno aspettare che lo segua.
"Prati sarà qui presto, ha inviato un messaggio al telefono di Sage un paio d're fa" spiega.

Non replico, so che in quel momento lui era già con me.

Raul ci attende nello studio, pronto a ripassare il piano. "Te la sei presa comoda" afferma dopo aver fatto schioccare la lingua contro il palato.

"Ora sono qui. Possiamo lavorare?"

Trascorro i minuti seguenti vagliando le possibilità, mentre decidiamo che in ogni caso, la precedenza sia la sicurezza della bambina. Il resto si vedrà. Tony non mi toglie gli occhi di dosso, come se dovessi tradirli da un secondo all'altro, ma so che me lo merito. Ho nascosto a tutti loro una verità pesante.

Mi equipaggiano con protezioni extra e piene di tasche per armi che non userò mai. "Non siete voi i cecchini?" sbotto all'ennesima pistola che vogliono io mi metta addosso.

"Solo io lo sono. Lui ha un'ottima mira però" replica Raul.
"Allora voglio che uno dei due faccia una cosa importante per me" dico lanciando occhiate ansiose alla porta dello studio. Non so quanto tempo ho prima che Sage faccia la sua comparsa.

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