Sage

15 - Non mi perdonerà mai

Sage

Raul probabilmente ha il pelo sullo stomaco, perché io sono andato a vomitare, quando mi ha raccontato cosa ha dovuto subire Sabrina ieri sera.

Lui non ha fatto commenti, ma non so come possa essere indifferente a un orrore del genere. Forse è davvero sadico. Mi sono obbligato a restare lontano da Sabrina, dopo l'episodio in cucina, ma ho sbagliato in pieno.

Purtroppo il ritorno improvviso di Ella, il modo in cui è riuscita a scappare dopo due settimane di sevizie, ma soprattutto la scoperta dell'esistenza di Lavinia da parte di Prati, non potevano passare in secondo piano e ho preso la decisione peggiore possibile.
Ignorarla.

La mia mente era così concentrata nel cercare ogni falla nel racconto di Ella prima e nel cercare un posto abbastanza sicuro per nascondere Vinnie dopo, che quando ho avuto il tempo di andare a sentire come erano andate le cose, era tardi.
Quando Sabrina è passata da me stanotte, una parte di me voleva disperatamente andare da lei, spiegarle che non era come pensava, che non ero stato a letto con Ella. L'altra parte invece, quella che teme la perdita di controllo e il sopravvento delle emozioni, tutte cose legate a Sabrina, mi ha costretto a lasciarla andare. A farle credere che le cose stessero davvero così.

Non ho mostrato la solita premura, mandandola fuori casa senza scorta. Se avessi saputo cosa era successo, non l'avrei mai persa di vista nemmeno per un istante. Personalmente.

Mi sono detto 'Cosa vuoi che succeda? Nessuno sa che è legata a me e poi starà via solo quattro ore' e poi invece non è tornata fino a sera.
Avevo bisogno di Raul e Tony qui, per controllare Ella, Vinnie e lasciarmi il tempo per elaborare un piano. Sono stato sciocco e superficiale.

Se non altro, ho capito le occhiate di disapprovazione che mi ha mandato Tony per tutto il giorno. Quando ha provato a parlarmi però, stavo seguendo una pista sui rapitori di Ella e gli ho detto di lasciarmi in pace. Ora immagino cosa stava per raccontarmi.

Raul mi ha anche detto che mentre è salito a farmi rapporto, è stato lui a curare Sabrina.
Cazzo, ha bisogno di uno specialista. Con questo pensiero in mente cammino a lunghe falcate fino alla sua stanza, prima di bussare alla porta.
"Sabrina apri."

Nessuna risposta.
Provo ad aprire la porta, ma sembra chiusa dall'interno, così ricomincio a bussare come un forsennato e a chiamarla.
"Sabrina!"
Niente.
"Sabrina apri questa maledetta porta o giuro che la butto giù!"

Tra un colpo e l'altro percepisco un fruscio dall'altra parte della porta.
"Apri la porta, per favore."
Lo dico a voce talmente bassa che non so se mi abbia sentito, ma miracolosamente sento la chiave girare nella toppa.

Lo spiraglio che si apre rivela una chioma chiara spettinata, che copre quasi per intero il volto. La luce è spenta anche se ormai si è fatto buio pesto e lei non pronuncia una parola.

Non sono in grado di dirle nulla di tutto quello che intendevo, mentre restiamo uno davanti all'altra, io col respiro grosso e lei che sembra essere assente. I capelli arruffati sono umidi e la pelle chiara ha delle ombre, visibili anche nella luce fioca che entra dallo spiraglio del corridoio.
"Posso entrare?"

Sussulta, ma si sposta di lato, in silenzio.
Entro in quella che finora ero certo fosse una stanza ordinata, mentre ora i vestiti sono a terra e un lieve sentore di bruciato penetra dalla portafinestra che da sul balcone.
"Qualcosa va a fuoco?"

Sabrina, apatica, non risponde, così raggiungo il balcone a grandi falcate, solo per capire che sta bruciando dei vestiti. Mi sento morire.

Per la seconda volta nella mia vita, non so cosa fare. Sono congelato in questo momento di sofferenza senza sapere come alleviarla. Non ho idea di cosa fare per rimediare alla mia leggerezza. Ho rovinato questa ragazza al punto che non sembra nemmeno più viva.