33 - Epilogo

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Sage

Non ho chiuso occhio, ho letto ogni pagina di quel diario. Alcune le ho rilette più volte, a dire il vero, ansioso di fare mie quelle emozioni. Con quelle positive è stato difficile, quasi non ricordo di quando Julia mi permetteva di sentire Vinnie che scalciava nella pancia, o come si sia sentita nel momento il cui ha avuto tra le braccia Samuele per la prima volta.

Altre emozioni invece, sono scivolate dentro di me con una facilità disarmante. Il senso di colpa, la paura di aver commesso un errore, una scelta sbagliata. Perfino il terrore del parto, la paura di non riuscire a farcela da sola, il rimpianto di non avermi detto nulla che l'ha presa e abbattuta nei giorni precedenti la nascita di Samuele. Quella paura che qualcosa potesse andar male e non ci fosse nessuno a prendersi cura di quel fagotto innocente, la conosco bene. Ogni giorno per il primo mese dopo la morte di Julia, tremavo all'idea di lasciare sola Vinnie.

Ho fotografato ogni pagina di quel diario, dato che non ho una fotocopiatrice a disposizione, perché so che Sabrina lo rivuole. Mi ha permesso di sbirciare da vicino e in prima persona dentro di lei, ho potuto leggere tutto, i sentimenti, le paure, i rimpianti. Non commetterò l'errore di sottovalutare quanta fiducia mi abbia concesso con questo gesto.

Ho ordinato a Tony di controllare la casa, senza avvicinarsi a lei. Non doveva sapere che la stavo tenendo d'occhio. Mezz'ora fa mi ha riferito che sono ancora in casa e a quanto pare stanotte Samuele non ha lasciato dormire molto la mia bionda.

Dopo la doccia controllo Lavinia, che sta facendo colazione e mi preparo. Ho intenzione di trascorrere con loro tutta la giornata e porterò con me anche la piccola. Se è vero che lei non vuole lasciare la sua nuova casa, voglio provare a convincerla ad accettare anche noi lì.

"Sì, ora te lo passo." Raul entra in cucina, allungandomi il telefono. Quando me lo porge, vedo che è in chiamata con Tony e mi preoccupo.

"Che succede?"

"Hai un concorrente, ecco cosa succede."

"Di che cazzo stai parlando?" Non esiste.

"Quel tizio francese, il vicino. Si stanno abbracciando e lui ha già cercato di baciarla due volte. Una c'è riuscito" annuncia e io voglio spaccare qualcosa.

Non lascerò che un damerino a cui nemmeno cresce ancora la barba mi porti via la mia famiglia. "Raul" tuono, ma lui è accanto a me, la mano tesa a recuperare il telefono.

"Vinnie, tata, Raul ti aiuterà a vestirti, ok? Papà torna presto" annuncio uscendo.

Odio il van e le strade strette che portano a casa di Sabrina, perché devo tenere una velocità ignobile, mentre vorrei fare il mio ingresso schizzando ghiaia addosso a quello stronzo che crede di avere una possibilità con quella che saprò sempre essere la mia donna. Sto andando a rivendicarla come mia, questo è certo.

Parcheggio il van senza nemmeno controllare dove sia Tony, non mi interessa. Busso alla porta di Sabrina, evitando di suonare il campanello perché ho paura di svegliare Samuele e quando finalmente apre, sono già spazientito.

"Ciao" sospira "sei mattiniero."

"Raul porterà Vinnie, spero non ci siano problemi" ribatto guardandomi attorno. Il tizio di ieri non si vede, forse se n'è già andato.

"Sage, oggi non sono sicura di riuscire a gestire due bambini" protesta.

"Non sarai da sola, ci sarò io con te oggi" la rassicuro con un sorriso timido, altra novità per me, proprio mentre la porta del bagno si apre e il dannato francese fa la sua comparsa, con Samuele in braccio.

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