25 - Non voglio sapere

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Sage

Sono passati due giorni da quando ho riabbracciato Lavinia e ancora non l'ho persa di vista. Me la stringo al petto mentre dorme, me la porto dietro nello studio, non permetto quasi ai ragazzi di tenerla in braccio quando io crollo dal sonno. Lo spavento per il suo rapimento non è ancora scemato, oppure è un'altro tipo di ansia a divorarmi, non lo so.

Sono anche due giorni che Sabrina è tornata a casa. Il pensiero stride nella mia testa come i rebbi della forchetta su un piatto. Perché pensavo che potesse prima o poi considerare questa casa, la sua. Me e Vinnie, la sua famiglia. Non avevo idea che lei fosse legata a tutto ciò che detesto.

Odio che mi abbia nascosto una cosa del genere. Non sopporto di essermi sentito così a mio agio da raccontarle di chi lei sia davvero figlia. Tremo all'idea che possa rivelarlo a Prati senior o avanzare richiesta per la custodia. Mi sento amareggiato, deluso e defraudato. Come se la mia Sabrina fosse morta e ora non restasse altro che una sconosciuta con i suoi tratti.

Quando mi addormento, la sogno. Il suo sguardo velato dal piacere, l'unica notte che ci siamo concessi. Quello supplichevole, quando era tra le braccia del padre e Raul ci stava portando via. L'espressione amorevole di quando teneva Vinnie tra le braccia in giardino, in quei pomeriggi che ora sembrano così lontani.

Sono incazzato per la mia stupidità e con Tony, che me lo ha nascosto. Anche con lei, ovviamente. Raul invece, non capisce il motivo del mio risentimento. Secondo lui, la ragazza ha agito sempre in nostro favore, non ci ha mai tradito e questo conta. Non importa il suo nome.

"Una rosa, con un altro nome resta sempre una rosa" mi ha detto Tony ieri, parafrasando Romeo e Giulietta. Gli ho lanciato la bottiglia di birra che stavo bevendo, frantumandola contro il muro dietro di lui, dato che si è spostato per tempo.

Una parte di me vuole credere a quelle parole. Che il suo nome non cambi chi lei sia, eppure non riesco a sentirmi a posto in questo senso. Ha chiesto che non andassimo a liberarla, quindi forse sta bene con suo padre.
Magari si sta facendo grasse risate alle mie spalle.
Forse ha già dimenticato questa parentesi della sua vita.

Cazzo, anche questo mi manda in paranoia.

"Sage, ho trovato qualcosa."

Raul, efficiente come sempre, si è incaricato di cercare una nuova  casa per noi. Dobbiamo andarcene, troppa gente conosce la villa, la sua planimetria. Stasera ce ne saremmo andati comunque, ma sono contento che lui abbia trovato un rifugio.

"Per quanto tempo?"

"Tre settimane. Dopo ho due opzioni, ma volevo discuterne con te e Tony."
"Va bene, arrivo tra poco" dico indicando Vinnie, che sta cedendo al sonno. Lui annuisce e torna di sotto.

Stringo la maniglia della portiera, meno di dodici ore dopo, mentre penso a Raul che sta portando Vinnie al rifugio, mentre io lo raggiungerò assieme a Tony e al resto dei bagagli.
Non voglio restare in uno spazio tanto angusto con lui, non l'ho ancora perdonato. Dal canto suo, Tony sembra avercela con me perché non accenno ad alcun piano per contattare Sabrina.

Non so se il suo telefono sia acceso o se gliel'abbiano confiscato. Non ho mai provato a chiamarla. Sto combattendo una lotta interiore tra il bisogno fisico di vederla, sapere che sta bene, sentire la sua voce e i miei limiti mentali, quelli che mi dicono che mi ha ingannato, che ha confezionato una rete di bugie apposta per irretirmi. Perché so che se non provassi nulla per lei, non starei così di merda.

Sobbalzo, quando Tony inchioda. Mi guardo attorno, ma non siamo a un semaforo. Che cazzo succede?

Mi sporgo in avanti, mentre fisso l'auto di Raul che prosegue per la sua strada e noto che Tony ha gli occhi incollati al telefono. "Che cazzo fai?" ringhio.

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