7 - La proposta

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Sage

Porca puttana. Non so cosa volessi fare, cosa avessi intenzione di ottenere da quella ragazza, ma quando Sabrina ha iniziato a massaggiarsi il corpo, per nulla coperto da quella stoffa trasparente, non ho capito più niente.
Troppo preso dallo spettacolo erotico che mi stava offrendo, non sono riuscito a resistere e ho spento la luce, perché dovevo assolutamente continuare a guardarla, ma non volevo che vedesse fino a che punto mi aveva eccitato.
Ho fatto tutto in silenzio, senza smettere di fissare ogni curva di quel corpo che mi sembrava così acerbo steso sul tavolo, mentre ora mi sembrava la cosa più peccaminosa in cui mi sono imbattuto.
A casa mi aspetta Ella, la tata di Lavinia, ma anche se è sempre disponibile a farsi scopare, in questo momento so che se fossero entrambe davanti a me, Sabrina sarebbe di certo la mia scelta.
Ella ha almeno dieci anni in più, oltre che parecchia esperienza, eppure qualcosa nella purezza con cui Sabrina si è eccitata per me è ammaliante.
Di certo è un po' esibizionista, altrimenti non potrebbe fare un lavoro del genere, ma finora mi ha attratto quell'aria sbarazzina. Dopo questa doccia invece, riesco solo a  pensare a quanto voglio fotterla. A quanto forte vorrei spingermi dentro quelle sue pieghe calde e farla gridare di piacere, o di dolore.
Rabbia e lussuria si mescolano da sempre in me. Scopo perché ne ho voglia, per scaricare la frustrazione, a volte anche perché sono arrabbiato, ma difficilmente mi fermo a pensare alla mia partner. Eppure vederla così frustrata per non poter alleviare l'eccitazione per me, è stato come ricevere un regalo di Natale in anticipo.
Mi alzo di scatto quando si volta, sofferente e la sua mano scivola verso il basso ventre.
Non voglio che si masturbi pensando a me, voglio infilare io le dita là dentro.
Non chiudo nemmeno i pantaloni, mentre il mio arnese ritorna ad una condizione di eccitazione e le soffio quelle poche parole, vicino all'orecchio.
Si immobilizza di scatto, spaventata, ma non voglio che scappi. Voglio vederla gemere  dal piacere e infilarglielo in bocca mentre è spalancata per l'orgasmo che so di poterle procurare.
Poso la mano sopra la sua, bloccandola tra la pelle e la stoffa e la sensazione dei suoi riccioli contro le dita basta a farmi desiderare di seppellirmi dentro il suo corpo.
"Non so cosa comprenda questa doccia, ma non voglio che ti masturbi. Potrei farlo io, se mi desideri così tanto" le dico leccando il lobo del suo orecchio.
Esplode in un singulto, ma non dice no.
Respira velocemente e sento che la paura sta lasciando il posto all'eccitazione. Piccola sporcacciona.
Scendo lungo le sue dita, per sostituirle con le mie, ma di scatto mi blocca, rischiando di rompermi la mano.
"Cazzo!" sbotto.
"Chiedo scusa, ma non si tocca" ribatte in un impeto di ribellione, ma posso vedere la sofferenza nei suoi occhi mentre lo fa. Eppure, anche se lo desidera come l'aria che respira, non mi permetterà di fotterla, nemmeno con le dita. Una piccola maniaca del controllo, proprio come me.
Quando torno a guardarla, si è arrotolata un cordino attorno alla mano, che sporge dal muro. "Devo dare l'allarme e chiamare la sicurezza?" chiede con voce tremante.
Stringo le labbra per non risponderle come vorrei, perché potrei facilmente averla, proprio ora e qui, in barba alle sue parole, ma voglio vederla ancora e non le ho nemmeno parlato dell'accordo che vorrei stringere, quindi devo fare marcia indietro.
"Pensavo solo di aiutare, non credevo che fossi così spaventata da me" dico con un ghigno.
"La doccia è finita, puoi rivestirti e uscire" replica evitando di guardare in basso, dove il mio cazzo svetta ancora fuori dai pantaloni.
Le rivolgo un sorriso sprezzante, ma mi volto e mi sistemo, mentre un fruscio mi avverte che anche lei si sta vestendo.
"Mi devi una chiacchierata" la avverto. Cazzo ero così eccitato che mi sono dimenticato cosa le volevo dire.
"Non ti devo nulla. Non ho debiti con te" ribatte.
Quando la guardo, il suo corpo è avvolto in un accappatoio di spugna giallo limone e i capelli sono fissati in alto con un mollettone, come se fosse una casalinga. Reprimo un brivido all'idea e mi concentro sul suo viso.
"Avrei una proposta di lavoro da offrirti e sono certo che la troverai interessante, dato che la contropartita sarebbe l'eliminazione di tutti i debiti di Polly. Tu vuoi bene a tua zia, non è vero?"
Lei si passa la lingua sulle labbra e il gesto mi distrae.
"Lo sai che lei non è davvero mia zia, non è vero?"
"Sì ma ho come l'impressione che tu tenga al suo benessere, vai a sapere il motivo. O lo devo chiedere a lei?"
Cambia espressione, come se le avessi detto che conosco il suo segreto peggiore e la cosa si fa di nuovo interessante.
"Cosa vorresti che facessi, per te?"
"Qualche operazione sotto copertura. Cene, aperitivi con qualche cliente, essere la mia accompagnatrice ad alcuni eventi. Niente di troppo pericoloso."
"Non andrò a letto con nessuno, te l'ho detto, non sono una prostituta."
"Eppure tu saresti fatta sbattere con piacere in quella doccia. Non negarlo, non si dicono le bugie."
"E tu? Dici spesso le bugie?"
"Qualche volta, quando è necessario."
"Allora ho anche io delle condizioni."
Sorrido. "Quali sarebbero?"
"Voglio essere libera. Non ho intenzione di restare chiusa in camera ad aspettare che tu debba servirti di me. Ho una vita, frequento l'università e voglio continuare a fare le mie cose."
"Ma non lavorerai più qui" dichiaro.
"Cosa?"
"Ho detto che se accetti, la tua routine non comprenderà più il Fairytale. Niente fantasie erotiche per altri. Soddisferai solo i miei desideri" dico e da come deglutisce so a cosa sta pensando. Non posso fare a meno di sentire un fremito là sotto.
"Non verrò a letto con te."
Oh, sì che lo farai. "Non ho detto questo. Intendevo che se vorrò che tu faccia la cameriera per una cena d'affari la farai, esattamente come se dovessi chiederti di ballare una lap dance nuda per intrattenere alcuni miei soci."
Ci soppesiamo con lo sguardo per un tempo che sembra lunghissimo, poi lei espira e io mi sento più sollevato.
"Ho bisogno di tempo per pensare alla tua proposta. In ogni caso, non sono una prostituta, ricordalo. Nessuno deve mettermi le mani addosso, né tu né altri."
"Ti prometto che nessuno oserà toccarti con un dito, a meno che tu non lo desideri."
Poi ricordo che vuole ancora pensarci. "Ti lascio fino alla fine della settimana. Questo è il mio numero" dico allungandole un cartoncino "poi credo che a Polly quei soldi serviranno con urgenza."
Sussulta alle mie parole, ma prende il cartoncino e non replica.
"Ciao, Sage" dice solamente, prima di lasciare la stanza, senza voltarsi indietro nemmeno una volta.

Reprimo la voglia di spaccare qualcosa, perché ho assoluto bisogno di farla mia, ma l'idea che non sarà così facile... mi riempie di aspettativa. Ecco una cosa che non mi capita da molto tempo. L'aspettativa per avere una donna che trema di piacere sotto di me.
Non ho mai avuto problemi con l'altro sesso, solo qualcuna è stata più difficile da far capitolare, ma alla fine le ho avute. Tutte quelle che desideravo.
Con Sabrina non finirà in modo diverso.
Armato di questa nuova consapevolezza raggiungo Polly e la aggiorno sulla proposta lavorativa che ho fatto a Sabrina. Lei sembra terrorizzata dal fatto che io voglia la sua pupilla solo per me, ma se dice sì, entro la fine della settimana sarà sistemata per un pezzo, economicamente parlando e non può certo lamentarsi.
"Non interferire. Questo è tutto ciò che ti chiedo. Fatti i cazzi tuoi se vuoi che salvi questo posto."
Sembra voglia replicare, ma l'arrivo della ragazza di cui stiamo parlando la zittisce, cosa di cui posso solo che essere felice.

"Ciao Polly, io vado a studiare, ci sentiamo domani dopo le lezioni, ok?" le dice dandole un bacio sulla guancia, ignorando il sottoscritto.
Quando mi passa accanto le prendo un braccio, tirandola quasi contro il mio corpo, che ancora la desidera. "Ricorda, angelo, hai tempo fino a venerdì mattina per darmi una risposta."
Inspira, ma non mi guarda in faccia e si divincola prima che possa prendere quel suo mento delicato e le alzi il viso verso di me.
"Ciao Polly" grida mentre esce dalla porta.
Scappa pure, saprò domarti.

Sono sconcertato. Per la prima volta, forse ho sbagliato i mie calcoli e non me ne capacito.
Ero certo che Sabrina mi avrebbe richiamato entro ventiquattr'ore per accettare il mio accordo e invece sono passati ben tre giorni, di silenzio assoluto. Non mi ha scritto, non ha telefonato e io mi sono rifiutato di presentarmi al Fairytale come uno sfigato in cerca di una risposta.
Sono intrattabile con Raul e Tony ma non riesco a togliermi di dosso l'ansia per la sua risposta. Non capisco il perché. Non è che senza di lei i miei piani vadano a rotoli, anzi.
Ho lavorato finora senza una donna e posso continuare a farlo, ma non voglio. Voglio sapere di avere almeno un potere economico su di lei e voglio che lei sappia di dovermi qualcosa.
L'arrivo di una notifica mi distrae dai pensieri, ma è solo Tony che conferma che stasera ci sarà anche la ragazza che sta frequentando.
Bene, almeno avrò una distrazione. Raul ha detto che porterà una certa Sharon, potrei chiedere ad Ella di farmi da accompagnatrice, ma scarto subito l'idea.
Lei deve badare solo a Lavinia ed essere compiacente quando ne ho voglia, non ho intenzione di farle credere di essere parte della famiglia.

Faccio una doccia e mi vesto con cura, prima di passare in cucina a controllare che sia tutto sotto controllo. Quando sento delle risate provenire dal salone mi avvicino alla porta, per farmi un'idea di chi sia la nostra prima ospite.
Ah, Sharon. Ricordo vagamente di averla vista al Fairytale. Magari posso scucirle informazioni su Sabrina.
Raul sembra un adolescente eccitato, mentre non perde occasione per metterle le mani addosso e sorrido quando lei gli tira un ceffone, poso prima di afferrarlo per la camicia e baciarlo con trasporto.

Mi piacciono le donne focose, ma non mi lascerei mai schiaffeggiare  a quel modo. A lui deve essere andato in pappa il cervello. Mi stupisce che lui se lo lasci fare. Da assassino a zerbino in un battito di ciglia.
Il trillo del campanello mi prende alla sprovvista, ma prima che Raul vada alla porta lo sorpasso. Tony è arrivato con la ragazza misteriosa.
"Lascia, vado io" dico con una mano alzata "così poi ci mettiamo a tavola."
Provo a guardare dallo spioncino ma riesco a individuare solo Tony e delle mani, così la apro, piano.
E cazzo, tutti i miei propositi di rendere divertente la serata si frantumano, mentre lui infila la lingua in gola a Sabrina, che si stringe contro Tony come se fosse affamata.

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