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PETER POV'S

Io e il signor Stark siamo in giro ormai da parecchio tempo,e non facciamo altro che girovagare per tutta New York senza una meta. Tony si ferma su un palazzo,e così lo raggiungo poco dopo. Si disattiva l'armatura ed esce completamente da essa,così mi tolgo anche io la maschera del viso.

<<signor Stark,cosa stiamo cercando esattamente?>>

Chiedo io,non sapendolo.

<<indizi. Devo trovare quell'uomo, ragazzo. È riuscito a scappare,e i suoi uomini non hanno detto una parola.>>

Mi dice lui. Sbuffo pesantemente,essendo stremato per tutta la strada che ho fatto. Mi siedo sul cornicione del palazzo,guardando il panorama. Da qui sembra tutto così taciturno e tranquillo,così chiudo gli occhi godendomi il relax.

<<ragazzo,vieni qui ho trovato qualcosa.>>

Mi dice il signor Stark. Apro gli occhi,e lo raggiungo. Dagli occhi del suo casco,esce un ologramma di una strada a New York.

<<compatibilità di 97% con l'obbiettivo. Secondo i registri,il suo nome è Quentin Beck.>>

Dice Friday. Tony fa un sorrisetto,e rientra nell'armatura e  mi rimetto la maschera.

<<ritorniamo alla base,ragazzo. Abbiamo trovato il figlio di puttana.>>

Dice,con un tono arrabbiato. Mi prende da sotto il braccio,e voliamo fino alla base.

Non so il perché, ma io ho già sentito quel nome.

MORGAN POV'S

Dalla mia camera,sento tanto rumore dal salotto. Vado lì, e mio padre e l'uomo ragno sono rientrati. Incrocio le braccia,essendo ancora arrabbiata con lui.

<<ciao,tesoro. Babbo Natale ha portato buone notizie. Ragazzi,ci vediamo tra 20 minuti in riunione.>>

Dice mio padre rivolgendosi a me e l'altro tipo. Lui se ne va,e rimaniamo in salotto solo io e il vigilante. Mi giro verso di lui,incrocio le braccia,e lo guardo da testa ai piedi.

<<tu sai chi sono io,ma io non so chi sei tu. Come ti chiami?>>

Gli chiedo io,dati i precedenti secondi di  silenzio imbarazzante.

<<b-beh in teoria i-io non pot->>

Inizia a balbettare,e da lì capisco tutto.

<<potresti dirlo? Tranquillo, sospettavo che mio padre non volesse che tu me lo dica. Vuoi fare un giro qui?>>

Dico io sperando in una risposta positiva,che puntualmente ottengono con un cenno col capo da parte sua. Iniziamo il tour,e io faccio il Cicerone della situazione.

Giriamo per le stanze,e per ognuna faccio una battuta sul proprietario di essa. Ridiamo come matti. Come se fossimo amici da anni,ma invece ci conosciamo da appena 5 minuti.

<<e infine la mia stanza,disordinata peggio dei miei appunti di matematica>>

Dico io,aprendo le braccia e facendo una giro su me stessa lentamente. Ridiamo assieme,per l'ennesima volta.

<<è una bella camera,davvero. Secondo me ci starebbero bene dei murales sulle pareti.>>

Dice lui,con la voce modificata dalla tuta. Va davanti alla mia scrivania,e prende in mano la foto appoggiata lì sopra.

<<dove ti trovavi qui?>>

Mi chiede lui. Gli prendo la foto dalle mani,e me la guardo con un sorriso lieve.

<<ero al Colosseo. Roma è bellissima,ci sei mai andato? >>

Scuote la testa negativamente,e metto di nuovo a posto la foto

<<beh,ci devi assolutamente andare allora.>>

E gli sorrido,dicendogli questo. Prendo il telefono, e vedo che siamo in ritardo.

<<cazzo,dovevamo essere in riunione già da 5 minuti. Seguimi>>

Affermo io,prendendogli la mano e correndo verso la stanza. Arrivati lì davanti,spalanco la porta e sono già tutti seduti attorno al tavolo circolare. Ci fissano tutti,e mio padre ha gli occhi puntati sulle nostre mani.

Giro il viso verso esse,e lascio la sua mano con le guance rosse per l'imbarazzo.

<<siete in ritardo,ragazzi. Forza,mettetevi seduti.>>

Ci mettiamo seduti,e ci sistemiamo sul posto. Mio padre mette il casco della sua armatura nel mezzo del tavolo,e chiede a Friday di attivare i filmati di quel giorno.

Dagli occhi del casco,esce un ologramma in cui c'e un uomo che cammina. Riconosco quella faccia,è lui. È quello che mi ha rovinata.

Le mie mani si accartocciano in un pugno,cercando di tenere a bada il mio istinto omicida.

<<ieri io e il ragazzo siamo andati in giro e lo abbiamo trovato che camminava per le strade come se nulla fosse. Abbiamo scoperto il suo nome,però. >>

Dice mio padre. Metto i gomiti sul tavolo,con le mani che reggono la mia faccia.

<<papà,dillo.>>

Dico io,senza passare ai convenevoli.

<<si chiama Quentin Beck,e come già sapete è sokoviano.>>

Alle parole di mio padre,le mie narici si allargano e faccio dei respiri profondi.

<< bene, quando entreremo in azione?>>

Chiede Thor,sbracandosi sulla sedia.

<<il prima possibile,ma ci serve un piano ben fatto. Lo avete visto con i vostri occhi,non è facile da abbattere.>>

Dice Cap,con l'approvazione di ognuno. È arrivato il mio turno. Tutti mi fissano,ma non mi da fastidio.

<<per me andrà benissimo>>

Dico io,convinta della mia decisione.

<<nono,tu non farai niente. Ci penseremo noi.>>

Mi dice mio padre. Mi alzo di scatto dalla sedia e sbatto una mano sul tavolo con forza,tanto da farci un buco sopra.

<<hai visto anche tu il mio potere,papà. Io verrò con voi in missione, è una cosa che riguarda anche me.>>

Esclamo io,alzando un po il tono della voce e abbassando la testa con gli occhi chiusi,cercando di sotterrare tutti i pensieri maligni che stanno invadendo la mia testa. Si alza anche lui,e mi punta una penna contro.

<<non lo dirò una seconda volta,Morgan. Tu non->>

Mio padre voleva finire di parlare,ma alzo la testa aprendo gli occhi. Sento le vene ribollire di rabbia,e ho così tanta voglia di fare male a qualcuno. Mio padre ha la faccia terrorizzata,quindi suppongo che io abbia gli occhi colorati.

Tutti si alzano improvvisamente,allontanandosi leggermente. Io faccio qualche passo indietro,e me ne vado sbattendo la porta. Cammino velocemente,e sento dei passi dietro di me. Non mi volto,sapendo che fosse stato sicuramente mio padre.

vado nella direzione del balcone,per prendere una boccata d'aria ma ho la sensazione che sta spuntando fuori di nuovo quella parte di me che odio. Cado per terra,e non ho più forze per alzarmi visto che mi muovo a malapena. Mi sento sollevare,riapro gli occhi e Spiderman è a qualche centimetro dalla mia faccia.

Sento del morbido sotto alla mia schiena,e il ragazzo mi accarezza i capelli.

<<ehi,Morgan tranquilla ti riprenderai,ok?>>

Annuisco debolmente, e dopo qualche minuto mi calmo e la rabbia si affievolisce. Mi metto seduta sul divano,e accanto a me si siede anche lui. Lo abbraccio,senza neanche pensarci. Lui posa le sue mani sui miei fianchi,e un brivido percorre sulla mia schiena.

Questo ragazzo mi fa uno strano effetto,e non ho la più pallida idea di chi sia.




ANOTHER TIME//PETER PARKERDove le storie prendono vita. Scoprilo ora