Parte 2- Lennon MacCartney

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'This is still our night
The Stars are shining on your skin
It's still our night
Your strawberry lips opens for me
Yeah they open for me
This is still our night
And you are mine, oh yes you are mine'

'Questa è ancora la nostra notte
Le stelle risplendono sulla tua pelle
È ancora la nostra notte
Le tue labbra di fragola si aprono per me
Si si aprono per me
Questa è ancora la nostra notte
E tu sei mia, oh si tu sei mia'

"Una bella cazzo di merda!"
Lennon imprecò sbattendo la penna sul tavolo. Il pezzo faceva veramente schifo. Banale, retorico, già visto. Si passò le mani nervosamente dai capelli al viso; era come se le emozioni in lui fossero andate perse da qualche parte, non era più capace di scrivere un testo degno di essere cantato.
'Insegui il tuo sogno, figlio mio. Non fare la mia stessa fine.' Le parole di suo padre gli rimbombavano nella testa. Gli succedeva spesso da quando era diventato un totale fallimento anche nel fare quello che più amava al mondo: scrivere musica.
Si trascinò mestamente fino al frigorifero e imprecò. Era vuoto anche mezzora prima, ma continuava a fare avanti e indietro nella vana speranza che si riempisse da solo. Stappò l'ennesima birra, almeno per un po' avrebbe avvertito di meno la fame. Aveva ordinato una bistecca ma questa aveva finito per far felice la pancia di Nina. Si era innervosito per la sbadataggine della ragazza delle consegne, ma era così carina che gli aveva risvegliato immediatamente un altro tipo di fame. Forse non era troppo tardi per ordinare qualcos'altro e magari l'avrebbe rivista. Bocciò subito quell'ipotesi, si sarebbe sentito ridicolo a ordinare di nuovo dopo che aveva rifiutato una seconda consegna gratuita. Nonostante fosse lì solo da due giorni, aveva notato una specie di supermercato aperto 24 ore, il late late store; non avrebbe avuto la sua t-bone, ma sicuramente avrebbe trovato qualcosa di commestibile da mettere sullo stomaco.
"Nina!" Chiamò ad alta voce. La sua cagnolona accorse immediatamente, scodinzolando. L'accarezzò sulla testa e le mise il guinzaglio; ne avrebbe approfittato anche per far fare i bisogni al cane. "Andiamo piccola!" Disse mentre lei lo trascinava verso la porta.
La strada in cui abitava era rimasta più o meno uguale a come la ricordava. La lunga fila di terraced houses bianche in stile regency, le ringhiere nere in ferro battuto, i giardini verdi e curati e l'architettura variopinta e i diversi stili che si susseguivano andando avanti verso il cuore del quartiere. Era il luogo dove era nato, dove era cresciuto ma da tempo non si sentiva più parte di esso.
Era come se potesse vedere lui e Michelle da bambini correre sulle biciclette lungo la Belsize Lane, le innumerevoli volte che erano caduti sbucciandosi le ginocchia, le grida della signora Bailey quando frenavano a pochi centimetri dai suoi bellissimi fiori.
Dopo la tragedia era cambiato tutto.
Il negozio di fiori e frutta dell'angolo tra la Belsize lane e la Belsize crescent però era sempre là, ovviamente era chiuso a quell'ora della sera. Lennon si domandò se la signora Bailey ne fosse ancora proprietaria. Ma probabilmente no, erano trascorsi troppi anni ed era già vecchia all'epoca. Si rese conto che si era bloccato a fissare il vuoto quando Nina tirò il guinzaglio abbaiando. Camminarono per cinque minuti finché non arrivarono davanti all'insegna illuminata del The late late store. Lennon si bloccò davanti alla porta di ingresso, un cartello con un divieto d'accesso per cani attirò la sua attenzione.
"A quanto pare non puoi entrare Nina." Non sopportava la discriminazione dei commercianti nei confronti degli animali e non tollerava neanche l'idea di legare Nina ad un palo mentre lui faceva la spesa, ma stava morendo di fame e non aveva altra scelta. Mentre tirava la catena di Nina si accorse che il locale dove aveva ordinato la cena, The Circus, aveva ancora le luci accese.
Ripensò alla ragazza delle consegne. Era già la seconda volta nel giro di mezzora, che quegli occhi scuri e vivaci dal taglio vagamente orientale e quelle labbra perfettamente disegnate si affacciavano nella sua mente. Scosse la testa. Era chiaro che aveva bisogno di fare del sano sesso.
Si domandò se stesse ancora lavorando e se soprattutto avessero ancora la cucina in funzione. Non capiva se aveva più voglia di rivederla o di mangiare una bistecca ma entrambe le opzioni portavano in quel locale, pertanto si decise ad entrare. Il locale all'interno era molto carino, un tipico pub inglese con i tavoli di legno e i divanetti in pelle marrone, il bancone circolare e la moquette rossa a terra. C'erano solo un paio di clienti seduti ancora ai tavoli, oltre che al cameriere e ad una splendida ragazza al bancone. Della fattorina neanche l'ombra; forse lavorava nelle cucine. No, non era possibile, aveva annusato il suo profumo, e non era certamente quello di carne scottata e sugo di pomodoro.
Lennon rimase sulla porta con Nina, incerto se poter entrare col cane. Il cameriere gli andò incontro con un largo sorriso, dopo averlo squadrato dalla testa ai piedi.
"Hola Sir, posso esserle utile?" Gli domandò con un marcato accento spagnolo.
"Ehm hola. Posso entrare con il cane?"
"Ma certo. Se vuoi mi stendo e puoi anche camminarmi addosso. Ahem, volevo dire certo, siete i benvenuti, accomodatevi dove volete."
Lennon si diresse verso il fondo del locale, ordinò a Nina di sedersi sotto al tavolo e lui si accomodò sul divanetto. Notò il cameriere confabulare ridacchiando con la barista e colse entrambi più di una volta intenti a fissarlo. Poi la ragazza uscì da dietro al bancone con un taccuino in mano e si avvicinò verso di lui. Era veramente molto bella, le gambe magre e lunghissime, filiforme, con i capelli castani mossi e degli occhi nocciola dalle ciglia lunghissime. Sembrava un cerbiatto.
"Buonasera Sir. Prende qualcosa da bere?" Gli chiese con un mezzo sorriso. Lennon non potè fare a meno di ricambiare.
"In realtà se la cucina è ancora aperta vorrei mangiare qualcosa."
"Mmm stavano pulendo, ma il cuoco è ancora qui, se non è niente di complicato posso chiedere di preparare qualcosa. Ha già dato un'occhiata al menu?"
Oh si.
"Vorrei una bistecca al sangue. Una T-bone se ne avete ancora. Ma non vorrei darle problemi, se dovete chiudere..."
"No nessun problema il locale è mio posso chiudere anche domani se lo desidero."
Si piegò sotto al tavolo per dare una carezza sulla testa di Nina dopodiché si diresse con sicurezza verso la cucina.
Tornò cinque minuti dopo con un tagliere in legno tra le mani e la sua meravigliosa, enorme, rossa, succulenta bistecca. Le avrebbe gridato che l'amava se non fosse stato sconveniente ed inopportuno. La ragazza appoggiò il tagliere di fronte a lui, mentre il cameriere gli lasciava sul tavolo le posate, un sacchetto di carta con il pane e un boccale di birra.
"Ragazzi! Non potete capire quanto mi abbiate fatto felice in questo momento!" Esclamò non riuscendo a staccare gli occhi dal suo angus.
Steffy e Andrés si guardarono con un'alzata di spalle.  Quell'affascinante straniero stava letteralmente divorando la sua bistecca come se non toccasse cibo da giorni.

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