Defne era indecisa su cosa indossare. I tre vestiti che aveva comprato giacevano sul letto e lei era lì a contemplarli da diversi minuti, senza però riuscire a prendere una decisione.
Steffy era andata già al locale da un pezzo, a casa c'era ancora Andrés; quella sera chiaramente Steffy aveva assunto una ditta di catering e loro non avrebbero lavorato.
"Andrés!!!" Gridò. La sua camera era al piano di sotto, accanto a quella di Steffy, Defne invece era all'ultimo piano.
"Andréees!"
"Un attimo!" Sentì la porta chiudersi, i suoi passi su per le scale e poi entrò, ansimando leggermente per lo sforzo appena fatto.
"Che cosa è successo?" Chiese.
"Wooow!" Esclamò Defne, girandogli intorno e ammirando il suo completo di velluto viola.
"Amore ma sembri appena uscito da una sfilata D&G. Sei così cool." Disse sistemandogli il papillon nero, dello stesso colore della camicia.
"Gracias nena. Una sera che possiamo vestirci come ci pare. Tu sei ancora in pigiama?"
"È che non so cosa mettere, ho preso questi tre vestiti, ma li sto fissando da mezzora senza aver ancora deciso."
"Ci sarà anche il tuo capo, vero?"
Defne annuì. "Se non ha cambiato idea..." sospirò. Sperava veramente di vederlo, nonostante fosse ancora arrabbiata per la pagliacciata a casa sua.
"Beh, l'abbigliamento è una potente arma di seduzione, cariño, dipende da cosa vuoi ottenere da questa serata. Vuoi scopare?"
Defne lo guardò un po' stranita. Era mai possibile che pensasse sempre e solo al sesso?
"Veramente questo lo volevo anche prima." Ammise.
"Ah, giusto. È stato lui a tirarsi indietro. Allora nena il tuo obiettivo è farlo morire. Devi essere così bella da annientarlo e farlo pentire amaramente di averti piantata in asso. Sarai così luminosa da sembrargli irraggiungibile."
Defne rise. "Ma non sono per nulla irraggiungibile per lui, Andrés. E lui lo sa benissimo."
"Cazzo Defne, sei capace di fargliela annusare almeno per cinque minuti? O non so, almeno fino alla torta, se resisti."
Defne si sentiva elettrica quella sera. Forse era per la trepidante attesa di vedere Lennon, o forse perché Johnny Bennet aveva mandato la sua autostima alle stelle, ma non vedeva l'ora che iniziasse la festa.
"Non voglio farmi alcuna illusione, comunque. I precedenti non mi danno in posizione di vantaggio."
"Tu lo vuoi?" Le chiese.
"E me lo chiedi? Da morire!" Sospirò lei.
"Allora prenditelo. Hai steso Johnny Bennet. Johnny Bennet! Un dio. Puoi avere chi vuoi."
Defne ancora non si capacitava del fatto che Johnny avesse chiamato in redazione per chiedere il suo numero ed invitarla a cena. Ma per qualche oscuro motivo, non riusciva neanche ad immaginare di essere da sola con lui. Era bello, affascinante, famoso...ma lei era troppo innamorata di Lennon per pensare di uscire con qualcun altro. Non finché lui non le avesse dato il due di picche definitivo; in quel caso, se ne sarebbe dovuta fare una ragione.
"Si bel ragazzo Johnny. Ma a Lennon MacCartney potrebbe a malapena pulire le scarpe."
"Non posso darti torto, Lennon quando cammina lascia la scia di testosterone, lui è una fabbrica di testosterone!"
Scoppiarono a ridere.
"Quindi quale vestito metto?" Chiese Defne, tornando al dunque.
"Questo nero lungo. Scollo profondo, schiena nuda,ricami in pizzo...metti anche un defibrillatore nella borsetta, giacché ci sei."
Defne si preparò in fretta. Non aveva molto da fare oltre che indossare il vestito e i sandali col tacco alto; uscita dalla redazione era andata dal parrucchiere a farsi fare una piega, e l'estetista dello stesso centro aveva insistito per truccarla; Defne l'aveva lasciata fare, lei non era per niente in grado di truccarsi da sola, avrebbe fatto solo un gran pasticcio.
Spruzzò un po' del suo profumo preferito poi, con Andrés che l'aveva aspettata, si avviarono a piedi verso il Circus.Lennon arrivò al Circus a festa già iniziata. Nonostante il ritardo, non c'era ancora troppa gente. Aveva il cuore in gola come un cazzo di scolaretto con l'insufficienza in tutte le materie, totalmente impreparato all'esame che gli avrebbe permesso di passare l'anno.
Non appena entrò nella sala la cercò con lo sguardo , ma non la vide; meglio così , doveva prima abituare gli occhi al cambiamento che aveva subito quel posto nell'arco di un solo pomeriggio. Le usuali luci gialle e calde tipiche del pub inglese, erano state sostituite da luci bluastre soffuse; l'unico faro più luminoso era puntato sul palco dove a breve si sarebbe esibita la band, ma quasi tutto l'ambiente circostante era in penombra. Stava sudando freddo al solo pensiero di quello che l'attendeva, eppure l'aveva fatto così tante volte nella sua vita, che quell'ansia che gli stava attanagliando la gola era del tutto ingiustificata.
Travis l'aveva visto e gli stava facendo segno con il braccio di avvicinarsi; al suo fianco c'era Steffy, stupenda nel suo abito color argento, che quasi sovrastava il suo fidanzato in altezza ed eleganza.
Lennon si avvicinò e abbracciò brevemente Travis.
"Buon compleanno, fratello."
Non aveva portato nulla in dono, perché Travis aveva deciso di destinare l'intero ammontare dei suoi regali alla fondazione Shelter, il cui obiettivo era quello di trovare una casa ai senzatetto. Lennon era stato così colpito da quel gesto altruista da parte di Travis, di un uomo che nella vita progettava case per i ricchi, che invece di donare soldi, aveva donato un intero appartamento dei suoi, a Canada Water.
Già il giorno prima, aveva incaricato i suoi avvocati di procedere al passaggio di proprietà con i notai. Anzi, fosse stato per lui li avrebbe regalati tutti, ma si sentiva comunque in dovere di consultare ancora zio George prima di fare simili alzate di testa.
"Lennon, grazie per quello che hai fatto, mi hanno telefonato prima dalla fondazione. Veramente, non ho parole. Grazie." Gli aveva detto Travis.
Lennon gli diede un'affettuosa pacca sulla spalla. "Grazie a te per avermi ricordato di poter fare di più."
Lennon si compiacque dello sguardo di ammirazione che gli aveva rivolto Steffy. Fare breccia in un quel mare di ghiaccio era un affare per pochi.
Sperava solo che i suggerimenti che lei gli aveva dato per la serata, fossero validi come lei gli aveva assicurato con convinzione.
"Lennon, bevi qualcosa. Sciogliti un po'." Gli aveva suggerito lei, facendogli l'occhiolino, mentre si avvinghiava al suo partner. Sebbene non rientrasse particolarmente nei suoi gusti, Lennon doveva ammettere che Steffy era in grado di esercitare un fascino ammaliatore sugli uomini. O meglio, sui masochisti; una tipa del genere era in grado di tenerti sempre sul filo del rasoio, senza alcuna certezza. Così fredda da farti dubitare costantemente dei suoi sentimenti. Almeno in apparenza, perché Steffy era il centro gravitazionale di talmente tante persone là dentro, che doveva avere necessariamente qualcosa in più del semplice fascino algido, per tenere tutta quella gente stretta attorno a sé.
Lennon esplorò di nuovo tutta la sala con gli occhi, per cercare Defne ma anche per capire su quale dei vari buffet, dislocati nei vari angoli del locale, avrebbe trovato del whisky. La sua gola era incredibilmente secca per l'inquietudine e aveva bisogno di bere qualcosa di forte.
Defne era in ritardo; sperava che arrivasse in fretta, di sincerarsi che lei fosse lì da sola; dopo la telefonata che aveva fatto a Steffy quel pomeriggio, aveva il terrore di vederla entrare alla festa al braccio di Johnny Bennet. La sola immagine gli causò un brivido che gli serpeggiò lungo la schiena e gli fece venir voglia di prenderlo a pugni. Prima di lei, Lennon non era mai stato geloso; in realtà da quando aveva conosciuto Defne, Lennon aveva provato una serie di emozioni e sentimenti a lui fino a quel punto sconosciuti, che ancora non era in grado di gestire, padroneggiare. Erano nuovi e violenti, come se il suo corpo ed il suo cuore fossero sempre stati sopiti in una sorta di torpore che solo lei era stata in grado di ridestare.
Si accorse che in giro c'era champagne, vino, birre, una postazione per i cocktail e i pestati, ma niente distillati.
Si avvicinò al bancone e chiese un bicchiere di Macallan. Il ragazzo dietro al bancone, che per quella sera sostituiva Steffy, scosse la testa apparentemente un po' scocciato dalla richiesta, ma senza dire una parola gli diede quello che aveva chiesto.
Lennon bevve una sorsata corroborante e sentì il calore del liquore nel profondo della gola.
Alzò gli occhi di scatto sulla porta d'ingresso, come se l' energia di Defne si espandesse nella stanza prima ancora di farvi ingresso. Poi la vide entrare, era con il suo coinquilino, Andrés.
Lennon restò con il bicchiere a mezz'aria: Defne avanzò nel locale con la stessa grazia di chi sta camminando su una nuvola, nel suo abito nero dal profondo scollo a v, che le lasciava scoperte le spalle, le braccia e la schiena, per poi caderle lungo i fianchi sinuosi in una morbida gonna lunga fino ai polpacci. Ai piedi aveva dei sandali argentati con il tacco molto alto, che le facevano guadagnare almeno dieci centimetri in altezza.
Lennon non aveva mai visto niente di più bello. Niente di più eccitante. La sua bellezza era superiore a qualsiasi altra creatura mortale. Era rimasto lì pietrificato, in adorazione della donna più affascinante che avesse mai incontrato in vita sua.
Lei lo notò subito; I loro occhi si agganciarono e, come succedeva ogni volta, esclusero per un istante tutto ciò che li circondava.
Lennon avrebbe voluto raggiungerla da subito, toccarle le braccia, la sua pelle di luna che risaltava candida sotto le luci blu, ma si sentì come inchiodato al pavimento.
Le sue splendide labbra si erano aperte in un lieve sorriso. Lennon non sapeva molto di Defne, del suo passato; ma sapeva che lei respirava con la bocca, quasi mai con il naso, e che le sue labbra erano quasi sempre socchiuse, per far entrare ed uscire l'aria. La sua bocca dischiusa assumeva una deliziosa forma di cuore e le si potevano intravedere sempre gli incisivi, sia che ridesse, sia che fosse seria. Chiudeva la bocca e respirava profondamente col naso solo quando era arrabbiata, nervosa o emozionata.
Non sapeva molto di Defne, ma aveva amato cose di lei che negli altri non aveva mai neanche notato.
La osservò andare a salutare i suoi amici. Erano così affiatati tra loro, a loro agio, intimi. Lennon non aveva mai avuto degli amici così; a New York aveva conosciuto un sacco di gente che chiamava amici, ma lui non aveva mai lasciato entrare nessuno, nessuno sapeva molto di lui, del suo trascorso, di quello che aveva dentro. Per lui era impensabile anche condividere con qualcun altro anche una piccolissima parte di sé, e solo ora sentiva per la prima volta l'esigenza di farlo, e di farlo con lei.
Sapeva di dover andare da lei, di essere lui stavolta a cercarla. Sapeva di doverlo fare, perché ormai si rendeva conto di quanto ormai fosse ridicolo quell'atteggiamento da tredicenne.
Ne approfittò quando la vide avvicinarsi al buffet dello champagne da sola.
Lei era girata di spalle verso i camerieri quando lui le fu dietro. La sua schiena nuda era liscia e bianca, sembrava seta, di un candore accecante. Non riuscì a resistere all'impulso di toccarla e la sfiorò leggermente con il dorso della mano. Lei trasalì e Lennon avvertì sulla pelle il brivido che il contatto le aveva causato. Si voltò di scatto, e la vide trattenere il fiato. Quando i suoi occhi incontrarono quelli di Defne, una scarica di desiderio lo pervase.
"Lennon!" Esclamò quasi stupita che fosse andato da lei e Lennon lesse nello sguardo di Defne un'emozione che lo riguardava; quella consapevolezza fu sufficiente a dargli la spinta.
"Ti ho vista entrare. Sei bellissima." Le disse accarezzandole un braccio. Com'era tenera la sua carne... Gli piaceva il contatto con la sua pelle, era bello toccarla. Defne era come olio sulle sue acque profonde.
"Grazie." Sussurrò lei senza riuscire a staccare gli occhi dai suoi. Persino quando il cameriere le aveva offerto un calice di champagne, lei l'aveva preso senza muovere gli occhi da Lennon.
Accadeva qualcosa di magico quando erano così vicini, tutto ciò che non erano loro due era come se evaporasse tutto intorno.
Lei gli porse il suo calice e ne chiese un altro per sé. Lennon non voleva che bevesse troppo, desiderava che fosse lucida per dopo.
"Com'è andata oggi?" Le chiese. Sapeva che parlarle di lavoro non era il massimo, ma era l'unico argomento che poteva usare per rompere il ghiaccio con lei.
"Male! Mi dispiace molto per l'intervista. Non ho potuto fare nulla, ci ho provato, giuro."
"Lo so." La tranquillizzò. "La prossima settimana proveremo a fissare un altro appuntamento, non preoccuparti."
Lei gli sorrise. "Grazie."
Intanto la sala aveva iniziato a riempirsi, la band stava iniziando a sistemare gli strumenti sul palco.
"Hanno sistemato veramente bene questo posto. Sembra di essere da un'altra parte." Osservò guardandosi intorno, perché se avesse continuato a guardarsi con lei con quell'intensità avrebbe finito per saltarle addosso e rovinare tutta la poesia.
Desiderava farla sua, morderle quella tenera carne, possederla totalmente. Ma cercò di dominare i suoi istinti, bevve un sorso di champagne, sperando che il liquido fresco riuscisse a spegnere i suoi ardori.
"Anche tu sei molto bello." Gli disse lei improvvisamente. Gli veniva da ridere, perché il cuore aveva preso a battergli così forte che temette che lei potesse sentirlo. Cristo, si era innamorato come un fottuto adolescente!
La guardò; nonostante le luci blu, potè intravedere il rossore sulle sue guance, l'imbarazzo che la coglieva quando si lanciava in qualcosa che poi non era emotivamente capace di gestire. Lennon adorava quella timida audacia.
Si avvicinò a lei, fino a sentire il respiro soffiare caldo sulla sua barba e le accarezzò il viso, le guance, i capelli serici e morbidi, la linea della spalla, fino a sfiorare l'intero braccio.
Defne trattenne il respiro per un lungo istante e Lennon si domandò per quanto tempo potesse rimanere in apnea.
Poi la band aveva iniziato a suonare, intonando le note di Bronsky Beat, generando un boato di entusiasmo in tutta sala.
I fari si accesero sul quartetto e anche loro alzarono lo sguardo verso la pedana.
Erano veramente molto bravi, aveva avuto modo di conoscerli qualche ora prima; Smalltown Boy non era un pezzo che potevano permettersi di suonare tutti. Defne sorrise e bevve un sorso di champagne, poi iniziò a muoversi a ritmo di musica, scontrando i suoi fianchi contro quelli rigidi di Lennon, che non era tipo da balletto. Era però tipo da Defne e guardarla ballare gli piaceva tantissimo.
"Adoro questa canzone!" Gli aveva detto mentre, accaldata aveva agitato la testa e portato i capelli tutti su un lato del viso, scoprendo il collo candido. Quella vista quasi rischiò di trasformarlo in vampiro, per un attimo sentì addirittura i canini doloranti, tanto avrebbe voluto affondare con i denti in quella carne morbidissima. Lei intanto canticchiava e continuava a ballargli davanti.
RunawayTurnawayRunawayTurnawayRunaway
E lui era totalmente ipnotizzato.
Le sorrise, affascinato e divertito. Era bellissima ma era anche buffa, simpatica, singolare, unica. Provò di nuovo la sensazione di leggerezza della sera in cui l'aveva conosciuta in discoteca, quando ancora non sapevano nulla l'uno dell'altra e non c'erano le barriere dei ruoli a dividerli.
E provò lo stesso impellente, necessario, spasmodico bisogno di baciarla.
Lei prese un altro bicchiere di champagne per lui dal buffet e glielo porse; Lennon era così colpito dal fatto che lei pensasse prima a lui e poi a sé stessa. Non poteva sapere se Defne fosse così altruista con tutti, ma il fatto che gli riservasse quelle piccole attenzioni gliela faceva apprezzare ancora di più.
Quando la band iniziò a suonare Crazy di Gnarls Barkley tutte le persone presenti in sala si accalcarono a ballare sotto al palco. Gli amici di Defne si avvicinarono a loro e Lennon, suo malgrado, dovette fare un passo indietro. Purtroppo avrebbe dovuto condividerla quella sera, era il compleanno di Travis, non poteva averla tutta per sé. Non ancora. Osservò Steffy accostarsi e dire qualcosa all'orecchio di Defne, e quest'ultima sgranare gli occhi dallo stupore per poi guardarlo con occhi adoranti. Lennon sperò ardentemente che Steffy non le avesse detto del loro piccolo piano.
Non riuscì a pensare più di tanto a quest'ipotesi perché Defne si avvicinò a lui, troppo, e gli sussurrò all'orecchio: "Steffy mi ha detto della tua donazione. Sei proprio il principe azzurro, Lennon MacCartney."
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Like Dreamers Do
RomantizmDefne è un'aspirante giornalista in attesa di una svolta nella sua carriera. In una gelida sera londinese incontra il misterioso e affascinante Lennon, il suo nuovo vicino di casa, dj e talentuoso musicista. Una potente attrazione colpisce entrambi...