C'era qualcosa di sublime nel svegliarsi con la donna dei suoi sogni accanto a sé, nel letto, nel restare interi minuti a guardarla dormire, gli occhi chiusi, il viso innocente come quello di una bambina...Lennon si sentiva sovrastato dai suoi stessi sentimenti; gli era bastato avere Defne tra le braccia tutta la notte, amarla, adorare il suo corpo, per capire che non c'era mai stato nulla prima di lei e non ci sarebbe mai stato nulla dopo di lei. Era come se quella donna fosse il naturale completamento di sé stesso, la parte mancante, quel vuoto che aveva sentito per anni e che non era riuscito a colmare. Aveva viaggiato il mondo, si era trasferito in un altro continente e invece quel filo sottile legato alle loro anime l'aveva riportato indietro, nella casa dove era cresciuto, senza mai immaginare che avrebbe trovato tutto, proprio lì dove aveva perso tutto. Pensò a Michelle, a suo padre e a quanto li avesse sempre giudicati duramente per aver ceduto ai sentimenti. Ma ora, davanti a Defne si sentiva così vulnerabile. Guardò il chiarore del sole far capolino dalla finestra, e inondarli tutti e due con il suo tepore.
Restò lì a guardarla per un lungo e intenso instante, contemplando ogni lineamento del suo viso, faceva quasi male guardarla, era così bella, non riusciva a crederci che fosse lì con lui.
A dirla tutta, aveva un po' paura del risveglio. Fin lì era stato tutto così perfetto che quasi temeva che come l'altra volta, lei si sarebbe svegliata e avrebbe gridato, facendolo sentire una specie di maniaco. Allungò timidamente una mano a cercare il suo viso, accarezzandolo dolcemente.
Forse non aveva mai avuto un'espressione dolce come in quel momento, un'espressione tenera e vagamente impaurita.
Non sapeva bene che cosa dire o fare, ora che Defne era lì tra le sue braccia, che la passione travolgente era mutata in un tenero abbraccio, si sentiva fragile. La osservò aprire lentamente gli occhi, abituarsi alla luce, realizzare dove si trovasse. Lesse sul suo viso un attimo di confusione e si sentì tremare al solo pensiero che potesse distaccarsi bruscamente da lui e dal suo tenero abbraccio. Ma non lo fece. I suoi bellissimi occhi si alzarono assonnati sul suo viso, la sua bocca era più gonfia al mattino e quando la sorpresa le dischiuse le labbra, lui sentì immediatamente il sangue affluire in parti del corpo che pensava stessero ancora dormendo.
Lennon pensava che una volta consumato il desiderio che aveva accumulato, sarebbe stato facile gestire il dopo. Ma invece si ritrovò a desiderarla ancora di più, ora che aveva conosciuto il suo sapore, non avrebbe potuto più farne a meno; era come drogato.
Le sue labbra si piegarono in un lieve sorriso mentre si stropicciava gli occhi con le mani. Era una bimba. Lennon sentì l'amore invadergli i polmoni.
"Buongiorno." Le disse sorridendo.
Dopo un istante di esitazione, solo un istante, lei gli strisciò le braccia lungo il collo, e si appiattì contro di lui, stringendolo in un abbraccio che gli tolse il fiato.
"Buongiorno." Mormorò lei contro il suo petto. La strinse forte a sé, ebbro di una felicità, di una pienezza che non avrebbe saputo descrivere.
"Hai dormito bene?" Le chiese accarezzandole i capelli.
"Come un sasso. Forse voglio ancora dormire."
"Allora tu dormi un altro po'. Io vado a fare una doccia veloce ed esco."
Lei sollevò il viso per guardarlo, aveva lo sguardo ancora assonnato.
"Come esci?"
"Esco con Nina a comprare la colazione per la mia bellissima principessa e poi mi fermo all'edicola per prendere la rivista. Oggi è domenica."
Lei sorrise, le brillarono gli occhi. "Nessuno mi ha mai chiamata principessa."
Lennon si piegò a baciarle l'angolo delle labbra, per risalire verso le guance, le tempie. "Non so che genere di idioti hai frequentato prima, ma un giorno in macchina mi hai detto che da piccola eri una principessa, io me lo ricordo."
"Si, è vero."
Lennon si alzò e le sollevò bene le coperte per farla dormire. Cazzo. Si era proprio rincretinito.
Fece una doccia calda, si vestì e uscì in tutta fretta con Nina. Non vedeva già l'ora di tornare da lei.
Appena uscì in strada incrociò Steffy, che stava uscendo a fare una corsetta.
"Dov'è la mia amica?" Lo aggredì non appena lo vide.
"L'ho mangiata e ho seppellito le ossa in giardino." Le rispose lui, tirando il guinzaglio di Nina che si spingeva in avanti.
"Non mi stupirei se fosse vero. Dai, dov'è? Non è tornata a casa."
Lennon la guardò scuotendo la testa.
"È in casa. Sta dormendo." Confessò infine.
"Sta bene?"
"Si sta bene, di che ti preoccupi? Non ha dieci anni."
"Ok, quindi il mio piano ha funzionato. Mi devi una cena Romeo."
Lennon sorrise perché non poteva che essere felice quel mattino, anche se Steffy a volte era irritante come un paio di mutande di tela ruvida.
"Ha funzionato, grazie a te. Andremo a cena con Travis e Defne. Offro io, s'intende."
"E Andrés." Aggiunse lei, iniziando a correre sul posto.
"E Andrés." Ripeté Lennon. Ma che cazzo, facevano tutto in comitiva? Lui non era abituato a quel genere di condivisione.
"Va bene Romeo, io vado a correre ad Hampstead Heath. Ci si vede."
La guardò scomparire dietro l'angolo e proseguì verso il Belsize Village, con una Nina scalpitante di fare la sua passeggiata domenicale.
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Like Dreamers Do
RomanceDefne è un'aspirante giornalista in attesa di una svolta nella sua carriera. In una gelida sera londinese incontra il misterioso e affascinante Lennon, il suo nuovo vicino di casa, dj e talentuoso musicista. Una potente attrazione colpisce entrambi...