Parte 9 - Something in the way she moves

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Con Travis Carter era nata sin da subito una simpatia. Dal primo momento Lennon aveva avvertito una sorta di empatia intellettuale con quel ragazzo. Erano coetanei, avevano tante passioni in comune, si erano intesi alla perfezione sulla ristrutturazione della villa. Travis gli aveva promesso di presentargli già un primo progetto per la settimana successiva, e Lennon era sicuro che non ci sarebbe stato bisogno di farne un secondo. Le idee che gli aveva illustrato durante l'ispezione della casa gli erano piaciute moltissimo. Era un architetto molto versatile e brillante, attento ai materiali, ai colori. Gli disse che aveva appena aggiunto al suo team una bravissima arredatrice di interni, che si sarebbe occupata degli arredi, delle luci, delle decorazioni per rendere la casa quanto più bella e confortevole possibile.
Gli disse che conosceva molto bene quella zona e che in molte occasioni aveva notato quella bellissima villa disabitata. Non avrebbe mai pensato che sarebbe stato lui un giorno ad occuparsi del suo rinnovamento.
Per prima cosa avrebbe voluto rendere cucina e salotto un unico open space, lo spazio era sufficiente anche per un angolo bar e a Lennon quell'idea non dispiacque affatto. Anche le camere da letto al piano superiore sarebbero diventate un'unica stanza e avrebbe raddoppiato la metratura del bagno.
Lennon gli disse che desiderava che alcune cose rimanessero simili a com'erano, come per esempio l'enorme libreria a muro di suo padre, che avrebbe subito un restauro ma non una sostituzione.
Travis aveva preso diligentemente nota di tutte le informazioni che Lennon gli aveva fornito, dopodiché, visto che era una bella giornata di sole, si erano seduti in giardino a bere un paio di birre; dalle travi e i bulloni erano passati a parlare della Premier League e dell'Arsenal; Lennon era sempre stato un grande tifoso dell'Arsenal, non aveva mai perso un match neanche per tutti gli anni in cui aveva vissuto negli States, anche se purtroppo durante l'ultimo campionato stava facendo abbastanza schifo.
Già durante il loro primo incontro si erano accordati per guardare l'anticipo di campionato insieme quella sera.
"C'è un pub qui vicino che da tutte le partite serali, si chiama The Circus..." gli aveva detto.
Lennon fu per qualche secondo titubante nell'accettare di andare proprio là, ma Travis aveva insistito particolarmente e in ogni caso non aveva valide spiegazioni da dargli in caso di rifiuto. Non poteva certamente dirgli che c'era la possibilità di incontrare la donna che nell'ultima settimana gli aveva rubato il sonno. Cioè avrebbe anche potuto dirglielo, ma non erano ancora in tale confidenza.
Ma siccome la possibilità che Defne fosse lì il sabato sera c'era, ed era anche molto reale, si trovò a prepararsi con più cura del solito quella sera. Legò i capelli in un codino lasciando libero sulla fronte il ciuffo biondastro che gli arrivava quasi fino al mento, indossò i suoi jeans preferiti, gli anfibi neri e una maglia nera con lo scollo a barca che risaltava particolarmente i muscoli delle braccia ben definiti. Per ultimo, indossò come sempre l'orologio che sua sorella gli aveva regalato per i diciotto anni e non si risparmiò con l'acqua di colonia.
Travis arrivò alle otto puntuale davanti a casa sua, ma vista la serata mite, decisero di fare due passi a piedi per raggiungere il locale. Anche Travis era ben vestito, anche troppo ben vestito per andare a vedere una partita di pallone. Era più basso di lui, ma altrettanto sportivo e ben definito muscolarmente. Un gran bel ragazzo dai capelli rossicci e gli occhi verdi.
Lennon era un lupo solitario e a Londra non aveva più contatti se non con qualche vecchio amico del college, quindi gli faceva molto piacere avere la possibilità di farsi delle nuove amicizie, visto che avrebbe dovuto trascorrere in quella città ancora un bel po' di tempo.

"Defne, senti qua: Pesci, la luna nuova e venere nel vostro segno oggi vi trovano languidi e romantici. Aprite gli occhi questa sera perché potrete trovarvi di fronte da un momento all'altro l'amore della vostra vita. Non esagerare con l'alcool, nettuno congiunto alla luna porta ad ubriacature facili."
Defne alzò gli occhi al cielo mentre versava l'ennesima pinta di birra. Steffy le aveva chiesto una mano dietro al bancone quel sabato sera, perché c'era la partita ed il locale era pieno.
"Di la verità, mi hai chiesto di venire per rendermi schiava mentre tu leggi quegli stupidi oroscopi."
Steffy le lanciò un'occhiata indignata e posò la rivista accanto al telefono. "Non sono stupidi, cosa ne sai? È pieno di maschi questa sera. E comunque per ogni birra che stai spillando per i clienti ce n'è una che ti stai versando in corpo; se questo significa darmi una mano...tra un'ora sarai ubriaca lercia, lo dice anche l'oroscopo. Nettuno e luna congiunti!"
Defne le sorrise, come poteva credere a tutte quelle cazzate?
"Defne, fammi due birre per il tavolo 12." Andrés si avvicinò al bancone e vi posò il suo vassoio vuoto. Allungò una mano per prendere il bicchiere di Defne e fare un lungo sorso. Era già sudato ed erano solo le 8.
"Stasera sono delle spugne, ragazze. E manca ancora un'ora alla partita." Aggiunse asciugandosi la fronte con la manica della felpa.
"Andrés, intanto che Defne ti prepara le birre vai a cambiare il CD per favore, non voglio ascoltare questa terribile musica country per un secondo di più."
Andrés fece quello che gli aveva chiesto Steffy e raggiunse lo stereo collegato alla filodiffusione. Presto la musica rock dei Kasabian si sostituì a Johnny Cash.
"Proprio questa canzone!" Sbuffò Defne quasi sbattendo le due pinte sul vassoio.
"Cos'ha questa canzone?" Chiese Steffy.
"Steffy, il conto del tavolo due, Te rog." Alina arrivò davanti al bancone correndo. Steffy cercò la comanda e le preparò il conto proforma.
"Vai Alina, e sii gentile, stasera con tutti questi uomini farai il pieno di mance!"
Alina sorrise e scomparve nuovamente tra i tavoli.
"I'm on fiiire" canticchiò Defne muovendo i fianchi contro quelli di Steffy, per poi trangugiare un altro sorso di birra.
"Cos'è tutta quest'allegria?" Le chiese imitando i suoi movimenti.
"Con questa canzone ho conosciuto il dj. Oddio mi sembra una vita fa."
"Cristo, ti sei proprio fottuta il cervello, my friend."
Disse afferrando il bicchiere di Defne e bevendo un sorso.
"Ma perché state bevendo tutti la mia birra?"
"Perché siamo i tuoi amici, ti vogliamo bene e non vogliamo che ti ubriachi." Tagliò corto Steffy, prima che Defne la vedesse sbiancare in viso. Seguì con gli occhi la direzione del suo sguardo e si paralizzò a sua volta quando vide che Lennon e Travis erano appena entrati nel locale, che improvvisamente sembrava illuminato a giorno.
Defne si sentì improvvisamente la gola secca come se avesse ingoiato una manciata di sabbia.
Lennon sembrava un dio in carne ed ossa che si muoveva, che respirava, che la faceva rimanere paralizzata col fiato in gola e la bocca secca.
E la stava salutando con la mano.
E le stava sorridendo.
"Respira!" Le sussurrò Steffy richiamandola alla realtà e fancendole distogliere lo sguardo.
"Sto respirando." Mormorò lei mentre i suoi occhi lo cercavano di nuovo in mezzo ai tavoli.
"Ma guardati, Yoko Ono. Sei diventata cianotica!"
Defne lo seguì con lo sguardo fino a quando non si sedette al tavolo alla destra del bancone, proprio dal suo lato. Era come ipnotizzata: Lennon MacCartney era l'uomo più bello del mondo. Non c'era attore, altro uomo, altro esemplare di creatura vivente di sesso maschile che potesse minimamente eguagliarlo.
"Ma guardali! Sembrano amici da una vita!" Esclamò Steffy mentre si versava un bicchiere di vino.
"Ne voglio uno anche io." Le ordinò, mentre guardava Andrés che si fiondava al tavolo dei bellissimi, per battere Alina sul tempo e prendere lui le ordinazioni.
"Non si conoscevano prima, Travis non ha mai parlato di lui." Osservò Steffy porgendole il bicchiere pieno di vino rosé.
"Magari si conoscevano prima; che so, a scuola."
"Ma no. Travis conosce benissimo la casa di Lennon, abbiamo parlato più volte di quanto fosse un peccato tenere una villa del genere chiusa per tanti anni. Se avesse conosciuto il proprietario l'avrebbe detto."
Defne la guardò. Neanche lei riusciva a staccare gli occhi da Travis.
"Steffy perché non gli parli? È la seconda sera in una settimana che si presenta qui. E non per la partita."
Steffy scrollò le spalle, mettendo su il broncio che aveva solitamente quando non voleva parlare di qualcosa.
"Tanto si vede che sei ancora cotta di lui. È inutile che fai Wonder Woman con me." Sentenziò Defne.
Andrés intanto si era avvicinato con circospezione al bancone.
"Chicas stasera c'è la sagra del manzo e non ne sapevo niente? Qué guay!"
Scherzò lasciando la comanda sul bancone. Sia Steffy che Defne allungarono una mano per prenderla, ma Defne fu più veloce e l'afferrò per prima."
"Una birra e un Lagavulin. Però, si tratta bene il ragazzo. Ce l'abbiamo?" Chiese.
"Certo che ce l'abbiamo, per chi mi hai presa?"
"Ok Andrés, mi amor, puoi andare, questa comanda la porto io."
Entrambi i suoi amici la guardarono dapprima scioccati, poi Steffy sospirò e Andrés scoppiò in un'allegra risata.
"Miralaaa!"
"Gliel'ho detto prima, si è totalmente fottuta il cervello!"

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