Parte 43- The Last Song -FINAL

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Un anno dopo

"In qualità di vostro celebrante, io vi proclamo marito e moglie. Possiate voi e il vostro amore continuare a crescere e prosperare, portandovi felicità e soddisfazione per tutta la vostra vita insieme".

Tra uno scroscio di applausi e i fischi a due dita di Andrés, Travis sollevò delicatamente il velo di tulle bianco dal viso emozionato di Steffy e suggellò quel patto indissolubile ed eterno con un bacio leggero sulle labbra della sua sposa, bellissima nel suo abito bianco di tulle schiumoso, che esaltava il suo collo da cigno e la sua silhouette aggraziata.
"Evviva gli sposi!" Gridò ancora il testimone della sposa, incapace di trattenere la sua gioia mista all'incredulità che quel momento stesse avvenendo per davvero. Nessuno si aspettava realmente che Travis e Steffy sarebbero convolati a nozze, fu una sorpresa per tutti.
"Idiota, questo è l'unico giorno in cui dobbiamo essere delle persone decenti e stai rovinando il filmato del mio matrimonio!" Lo bacchettò Steffy dal piccolo altare contornato da un arco di rose bianche, tra le risate generali della piccola platea di invitati e persino del celebrante.
"Non riesco a credere ai miei occhi", mormorò Defne aggrappandosi sottobraccio ad Andrés. Era così emozionata e aveva paura che le ginocchia le cedessero per l'ansia, la stanchezza e il caldo insolito che Londra aveva riservato per loro in quel giorno di festa.
"Già nena, chi l'avrebbe detto che la glaciale Steffy si sarebbe sposata prima di te!"
Defne sorrise "Beh, io ho avuto altre priorità. Tipo dormire due ore a notte perché ho messo al mondo una piccola belva."
Andrés le diede un buffetto sulla guancia, poi le passò un braccio attorno alle spalle e insieme si avvicinarono a congratularsi con gli sposi.
Abbracciarono prima quel sant'uomo di Travis, poi raggiunsero Steffy e si unirono tutti e tre in un unico abbraccio, come erano soliti fare quando tornavano ubriachi dal Circus e si dovevano sostenere l'un l'altro, o come quando qualcuno di loro era triste e gli altri due fornivano due pilastri forti sui quali aggrapparsi per non cadere. La scena era sempre la stessa da anni, ma le circostanze erano diverse.
Finalmente erano felici.
"Sappiate che ho preso questa decisione di sposarmi solo perché tu Defne hai lasciato la nostra casa e Andrés si è fidanzato col prete e ha bisogno di privacy in casa. Sono stata obbligata a separarmi da voi, brutti stronzi!"
"Steffy, Andrew è un celebrante civile, non un prete." Sottolineò Andrés scambiandosi un'occhiata d'intesa con l'uomo biondo con l'abito nero, che lo guardava amorevolmente da dietro l'altare con dei bellissimi occhi azzurro cielo.
Steffy aveva avuto la brillante idea di portare con sé anche Andrés al corso prematrimoniale e il risultato fu che quest'ultimo si era fidanzato con il sexy ufficiante gay e single.
Risero allegramente e in quei sorrisi Defne rivisse tutti i loro momenti felici, finché non furono interrotti da un uomo di statura bassa e corpulento.
"La sposa dovrebbe venire con noi per le foto"
"Non faccio nessuna foto senza il mio figlioccio!" Esclamò la sposa spaziando lo sguardo tra la piccola folla che si era radunata sotto l'altare. "Dov'è Liam?"
Perché non c'era altra persona al mondo, se non Steffy, che Defne avrebbe mai potuto scegliere come madrina di suo figlio.
"È dentro con Lennon.Poverino si è sacrificato per non farti rovinare il matrimonio. Ma ora come da accordi la piccola belva sarà sotto la custodia dello zio Andrés per il resto della giornata."
"Mi sobrinito."
"Il mio figlioccio"
"La piccola belva"

Defne sollevò con entrambe le mani il suo bel vestito di chiffon verde acqua e si fece strada in mezzo agli invitati nel grande giardino già pronto per il semplice rinfresco che gli sposi avevano organizzato per il post cerimonia.
Travis e Steffy si erano sposati in quello che una volta era un vecchio casolare nelle campagne del Kent, ma che oggi era una splendida villa completamente ridisegnata e ristrutturata da Travis e la sua azienda e Defne non avrebbe potuto immaginare niente di meglio per il loro grande giorno: una cerimonia semplice in un ambiente altrettanto semplice, immerso nella natura, con i tavoli in mezzo al prato e un piccolo buffet che facevano da sfondo ad una villa di dieci camere che sarebbe diventata una struttura ricettiva e che per l'occasione li avrebbe ospitati anche per il pernottamento.
Poi li vide sotto il piccolo porticato, proprio sotto l'arco della porta, riparati dal sole.
Prima di raggiungerli, Defne si soffermò un attimo a guardarli, pensando a quante difficoltà avesse dovuto affrontare prima di potersi godere quell'istante e alle paturnie che aveva dovuto superare quando aveva scoperto di essere incinta, subito dopo che Lennon aveva scoperto di non essere il padre di un altro bambino più sfortunato del loro che non aveva avuto la fortuna di venire al mondo. Pensò a tutte le volte a cui aveva pensato che lui quel figlio non lo volesse, per poi rivelarsi il padre migliore del mondo.
In realtà quel bambino non l'aveva previsto neanche lei, soprattutto non in quel momento difficile. Non aveva idea di essere rimasta incinta molto prima, prima che Lennon scoprisse che Deniz fosse suo fratello, prima della separazione, delle sofferenze, delle sigarette, delle birre, del viaggio in Somerset in macchina, del sesso sfrenato con Lennon nelle casette con il tetto di prato. Liam si era fatto realmente conoscere solo nel momento in cui era venuto al mondo, quattro mesi prima, rivelando di essere il vero figlio di suo padre, una piccola sanguisuga assatanata del suo latte, che ahimè aveva perso dopo il primo mese di allattamento.
Erano così belli.
Lennon era stato sempre bello, ma con la paternità aveva assunto un fascino extra, ormai per lei era tornato ad essere quasi un frutto proibito, come ai vecchi tempi quando lui era il capo e lei la redattrice della rubrica del cuore. Durante la gravidanza l'avevano fatto fino quasi fino alla fine ma con la nascita di Liam "la piccola belva" come l'aveva soprannominato lei per la voracità con cui aveva allattato nei primi mesi di vita, non erano ancora riusciti a recuperare la loro intimità sebbene lei ora avesse abbondantemente superato il periodo del puerperio e tutto il resto.
Il problema era che lei ora lo desiderava anche più di prima ma ogni volta che ci avevano provato il bambino aveva iniziato a piangere per fame/ricatto/dispetto, e non erano riusciti mai ad andare oltre il petting, esattamente come era già successo nei primi mesi della loro conoscenza.
Lennon era lì in piedi davanti all'ingresso della villa con il bambino in braccio, che evidentemente non era riuscito ad addormentare, e lo zio George, che era stato invitato alla cerimonia perché Defne aveva in serbo una bellissima sorpresa per lui quella sera.
La vide e le sorrise mentre lei si avvicinava. Lo sguardo che le rivolse Defne lo conosceva molto bene, intrigante e carico di desiderio; sapeva di essere molto carina quel giorno, con il suo bel vestito lungo, che le risaltava la carnagione e le svolazzava fresco attorno alle caviglie, dandole come la sensazione di camminare in una nuvola soffice. Sapeva anche di non essere stata per niente carina dopo la nascita di Liam, sempre stanca e in giro per casa con del muco o del vomito incrostato sulle magliette e spesso senza neanche il tempo di potersi fare una doccia e lavarsi i capelli.
Era stato un periodo stressante, avevano dovuto cambiare casa, perché dopo che avevano scoperto che era incinta, Steffy come sempre si era messa in mezzo ed aveva stabilito che il suo figlioccio non sarebbe nato in quella casa maledetta e a detta sua infestata dai fantasmi.
Fortunatamente e stranamente Lennon si trovò d'accordo con lei, per quanto fosse affezionato a quella casa, era comunque legata a dei ricordi molto tristi per lui, ricordi che non poteva scacciare via in nessun modo e che avrebbero potuto condizionare il suo umore. Aveva iniziato a farla ristrutturare da Travis e aveva comprato una casa a Primrose Hill, a pochissimi minuti da Belsize Lane, per non allontanarsi troppo dai loro affetti.
"Tre generazioni a confronto!" Esclamò Defne quando li raggiunse.
George abbassò il capo accennando un inchino per salutarla.
"Non si è addormentato, ma ha mangiato..." si giustificò Lennon non appena se la trovò di fronte con aria desolata.
"Pazienza, tanto il paggetto è richiesto dalla sposa per le fotografie, poi anche lo zio Andrés ha chiesto di tenerlo un po'...e onestamente non vedo l'ora di potermi rilassare un pochino anche io..." gli lanciò uno sguardo ammiccante che però non capì se lui l'avesse percepito, occupato com'era a tenere il bambino con la paura costante che gli scivolasse via dalle braccia.
"Allora io tolgo il disturbo." Lo zio George fece per accomiatarsi, ma Defne lo bloccò immediatamente.
"No, no Mr George, rimanga un attimo qui con noi, sta arrivando una persona che vuole salutarla!"
"Ah va bene!"
Defne e Lennon si scambiarono un'occhiata di intesa, poi lei andò a togliergli delicatamente Liam dalle braccia.
"Vieni qui alla tua mamma piccola belva. Lennon, per favore, vai a prendere in camera la borsa del piccolo e il passeggino, così posso portarlo a Steffy."
"Ti senti tranquilla a lasciarlo con loro?" Le domandò alzando un sopracciglio.
Defne cullò il bambino tra le braccia e avvicinò il viso al suo per sniffare quell'odore unico e meraviglioso.
"Si, perché no, l'hanno tenuto tante di quelle volte in questi mesi che a momenti sono più genitori di noi! Tanto sono qui e ce lo tengono un'oretta, il tempo di bere una bibita fresca e rilassarci un attimo."
E forse Lennon non aveva ancora capito cosa intendesse per rilassarsi un attimo, ma annuí e andò in camera a prenderle quello che le aveva chiesto.
Il telefono di Defne vibrò nella borsetta Stella McCartney che Lennon le aveva regalato per il suo ultimo compleanno.
"Oh mi sta squillando il telefono, devo rispondere, Mr George potrebbe tenere per qualche istante Liam?"
L'uomo annuì con la stessa gioia di chi non stava aspettando altro che cullare un po' quel bambino. Defne si assicurò che fosse ben saldo nelle braccia dello zio e aprì velocemente la borsa per estrarne il cellulare.
Era la chiamata che stava aspettando. Era arrivata!
Lennon tornò dopo qualche secondo con il passeggino trio, regalo di zia Steffy, e la borsa con il necessario.
"Hai messo il biberon dell'acqua?"
"Biberon con l'acqua, salviette, pannolini, un body, due ciucci di riserva e una copertina."
Defne sorrise e gli buttò le braccia al collo. Gli baciò l'angolo vicino alle labbra e gli sussurrò all'orecchio:
"Sei il papà più meraviglioso ed eccitante del mondo".
Si godette quell'istante in cui lui le strinse le braccia possenti intorno alla vita, poi si ricordò della telefonata.
"Dobbiamo andare a portare Liam da Andrés. Lei è arrivata!"
A quel punto invitarono lo zio George a bere un bicchiere di champagne nel grande giardino adiacente alla casa, dove si sarebbe tenuto il rinfresco e più tardi la cena.
La cerimonia era stata per pochi intimi, ma al ricevimento serale sarebbero arrivati circa un centinaio di invitati, soprattutto amici e colleghi di Travis, i dipendenti del Circus e qualche cliente affezionato a Steffy da anni.
Defne sistemò con cura il bambino nella culla e gli mise il ciuccio, una delle poche cose che lo riuscivano a calmare nell'immediato.
Quando raggiunsero il giardino Defne vide subito quella donnina bionda graziosa accanto al tavolo del buffet delle bevande, che si guardava attorno spaesata, reggendo il manico di bambù della sua borsa con entrambe le mani.
Defne se l'era immaginata esattamente così: altezza media, capelli biondi legati dietro la nuca con una leggera frangia che le accarezzava la fronte.
Era avvolta in un trench color cammello primaverile, sebbene facesse molto caldo, Defne pensò ad una specie di corazza.
Accelerò il passo per arrivare da lei prima di Lennon e di suo zio, che camminavano lentamente per via del passeggino, mentre parlavano di calcio e dell'ultima sconfitta dell'inghilterra agli europei di calcio.
"Violet!" Esclamò Defne con un largo sorriso.
"Sei tu Defne?" Le domandò la donna timidamente.
"Si, che piacere incontrarla finalmente!" Defne le porse la mano aspettandosi una stretta timida come il sorriso della signora; fu sorpresa invece da una stretta di mano decisa e sicura.
"Ho sempre letto la tua rubrica, sei brava!"
"Oh Violet, io ho letto tutti i tuoi archivi, sei stata di grande insegnamento per me!"
"Ho sentito che però hai lasciato la redazione recentemente, come mai?"
Defne sorrise nuovamente e si spostò sul lato per aprire la vista sui due uomini col passeggino.
"Diciamo che non sono riuscita a conciliare la maternità con il lavoro."
"Ah, tantissimi auguri. È il figlio del piccolo Lennon. Che bel ragazzo è diventato, me lo ricordo da bambino che suonava una chitarra più grande di lui nell'ufficio di suo padre, che Dio l'abbia in gloria!"
Poi i "ragazzi" si fecero più vicini e la signorina Violet, la cui vista era peggiorata col passare degli anni, finalmente riconobbe George MacCartney nell'uomo che si stava avvicinando a passo lento verso di loro. Defne percepì tutto il brivido che attraversò la spina dorsale di quella donna; si domandò come doveva essere rivedere l'uomo di cui era stata innamorata per una vita dopo trent'anni, quanto pesassero i suoi rimpianti e quelli dello zio George, considerato che nessuno dei due si fosse più rifatto una vita dopo quella storia.
Lennon le aveva raccontato quello che gli aveva confidato lo zio su quell'amore interrotto, e quella confessione, insieme alla voglia che Defne aveva di conoscere la prima e la vera Violet, gli aveva visti vestire i panni di cupido. Lennon non era stato per nulla d'accordo all'inizio, perché lo zio si stava pian piano rimettendo dalla sua malattia, ma poi Defne lo aveva convinto.
Cosa avrebbe potuto aiutarlo nel suo processo di guarigione se non incontrare dopo svariati decenni l'amore della sua vita?
"Signorina Violet!" Non importava quanti anni fossero passati, lo zio George la riconobbe subito.
Dopo alcuni brevi convenevoli, fecero di tutto per lasciarli da soli e dileguarsi.
Bevvero velocemente un sorso di champagne mentre lasciavano il bambino ad Andrés perché la giornata si stava rivelando più pesante dal punto di vista emotivo di quanto avessero previsto.
"Andate in pace a scopare. Al mio nipotino ci penso io"
Defne arrossì fino alla punta dei capelli, perché anche se lei e Lennon ormai stavano insieme da tanto e avessero confidenza l'uno con l'altra al punto anche di fare un figlio, lei non si sarebbe mai e poi mai abituata alle figure di merda che le facevano fare i suoi amici.
Ma Andrés aveva solo, diciamo, agevolato quello che lei aveva tentato di fare capire a Lennon da ore, ovvero che aveva bisogno di stare un po' sola con lui. Intimamente con lui.
Normalmente avevano sempre Liam con loro, quindi era diventato strano anche approcciare nei momenti in cui erano solo loro due e potevano comportarsi come due fidanzatini.
Defne non aveva vissuto benissimo quel post gravidanza soprattutto per il fatto che Lennon l'avesse cercata poco sessualmente, arrivando al punto di pensare che non la trovasse più attraente e che addirittura avesse un'altra, teoria che le aveva smontato persino Steffy che era nota per non avere un rapporto idilliaco con Lennon, ma che escludeva categoricamente una simile eventualità.
Ma Defne stava fremendo; e in quel momento in cui erano solo loro due, liberi da qualunque responsabilità, e lui non accennava ancora a metterle le mani addosso, sei sentì l'urgenza di fare quella prima mossa e buttargli le braccia al collo.
Gli affondò le dita tra i capelli lunghi, che erano cresciuti ancora più selvaggiamente dopo la nascita di Liam, una cosa per cui Defne non si sarebbe mai potuta lamentare perché lo rendevano ancora più tremendamente sensuale.
"Steffy mi ha detto che ha lasciato a noi la suite più bella e più grande."
Forse il suo sguardo era molto più che un invito a raggiungere le stanze private, ma non gliene importava nulla. Gliene importò ancora di meno quando sentì l'eccitazione di Lennon premersi immediatamente contro il suo grembo.
"È vero..." sussurrò sfiorando le labbra di Defne con le sue. "Abbiamo anche una jacuzzi privata"
Non aveva detto nulla di particolarmente osceno, eppure Defne sentì defluire tutto il sangue nel suo corpo verso il basso ventre. Lennon le baciò delicatamente il collo cercando i battiti del suo cuore, poi la pelle nuda delle spalle, e lei desiderò ardentemente che fossero già in camera e non nel bel mezzo di un giardino pieno di gente.
"Ehi, voi due, prendetevi una camera, c'è un minore qui" gridò loro Andrés che era seduto col bambino in braccio poco più in là.
"Credo abbia ragione, andiamocene." le sussurrò Lennon all'orecchio e onestamente lei non stava aspettando altro.

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