Parte 12 - Kissing a fool

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Defne aprì gli occhi lentamente, il sole era alto in cielo e le feriva gli occhi. Un'ondata di calore improvvisa nel basso ventre la costrinse a svegliarsi di colpo. Poi lo sentì distintamente: qualcosa di molto duro e spesso premeva sul suo fondoschiena attraverso i pantaloni del pigiama. Una mano dalle lunghe dita possenti e affusolate le arpionava il fianco.
Cristo!
Alzò lentamente la testa e si voltò, lanciando uno sguardo oltre alla sua spalla.
Lennon MacCartney, alias il suo capo, profondamente immerso in un sonno agitato, la stava abbracciando da dietro, puntandole letteralmente il suo alzabandiera mattutino in mezzo alle natiche. Il suo cervello le impose di urlare, ma il suo corpo, totalmente disconnesso, spinse i fianchi all'indietro in cerca di un contatto più intimo. Lui gemette nel sonno e il suo braccio salì a cingerle la vita, attirandola maggiormente a sé. Defne sentì un puro, bruciante desiderio accendersi dentro. Doveva svegliarlo prima di rischiare di fare danno. Cazzo! Era una sensazione così bella...
Le ci volle qualche minuto, poi improvvisamente tornò in sè, come se le avessero buttato un secchio d'acqua gelata in piena faccia; avvertì l'ansia prendere il sopravvento su di lei.
"Lennon! Che cazzo fai?" Non voleva gridare, davvero, ma la sua voce era uscita suo malgrado troppo alta e allarmata. Lennon spalancò gli occhi e un istante dopo aver realizzato, fece un balzo indietro sul materasso rischiando di catapultarsi sul pavimento. Defne lo guardò alzare le braccia in segno di difesa, abbassare gli occhi per controllare lo stato del suo corpo e successivamente trasfigurarsi in volto, passando da uno stato di sonnolenza a uno di puro terrore.
"Scusami! Scusami io veramente non volevo! Io..."
"Perché sei entrato nel mio letto? Lo sai che sei il mio capo e ti posso denunciare per molestie?" Gridò, per poi realizzare che non era assolutamente necessario dire una stronzata del genere.
Lennon sbiancò, poi diventò paonazzo, poi sbiancò nuovamente, il tutto in una frazione di secondi.
"Veramente questa è la mia stanza. Sei venuta tu stanotte e ti sei infilata nel mio letto." Balbettò nervosamente.
Defne si sollevò sulle braccia e si guardò attorno.
Porca puttana! Che cazzo di figura di merda!
Il cambio di abitazione, sommato alla stanchezza l'avevano evidentemente scombussolata al punto di dimenticarsi di mettere la chiave sotto al cuscino.
Si sentì smarrita. E terribilmente in colpa.
"Sono sonnambula." Tentò di giustificarsi.
"Lo so. Per questo non ti ho svegliata, ho aspettato che ti addormentassi come una persona normale e poi...e poi mi devi scusare, nel sonno non mi sono accorto che..." Lennon parlava ansimando, ogni emozione possibile, pentimento, ira, desiderio, preoccupazione, tenerezza, ma anche rabbia passò sul bel viso di lui. Apparve perso, perplesso e incapace di razionalizzare quel turbamento crescente, e il risentimento di lei svanì.
"Ho fatto qualcos'altro?" Chiese in un sussurro. Defne sapeva bene quello che poteva succedere quando aveva un attacco nel sonno. Mentre il suo cervello dormiva, il suo corpo si dissociava, rispondendo ad esigenze primitive, come bere, mangiare e...fare sesso. Fortunatamente fino a quel momento le era accaduto solo con dei partner, che nella maggior parte dei casi non si erano neanche accorti che lei in realtà stesse dormendo, e l'avevano interpretato diversamente. Ma lei il mattino successivo non ricordava nulla, perché la sua testa era rimasta sul cuscino per tutto il tempo.
"No..." tossì lui, con il viso paonazzo.
Si vergognò come una ladra, ma era abituata, le succedeva da così tanti anni che aveva imparato a giustificarsi senza lasciarsi strascichi di sensi di colpa. Non era una cosa che poteva controllare, non poteva farci assolutamente nulla. Ma per Lennon era il contrario: poteva leggergli il senso di colpa negli occhi. "Non ti angustiare. È normale.".
Lo pensava veramente. Anche lui nel sonno aveva reagito ad un istinto animalesco; aveva una donna accanto, nel letto, e si era eccitato. Non pensò minimamente che fosse qualcosa di esclusivo per lei, sarebbe successo con qualunque altra. Anche con Jessica. Quell'immagine le provocò un brivido freddo.
Defne scivolò fuori dal letto, con l'intenzione di superare quell'imbarazzo e si affacciò alla finestra. Meraviglia e stupore si impadronirono del suo sguardo. "Lennon! Vieni, guarda! È tutto bianco! Ha nevicato!"

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