Parte 33 - I can't go on Without You

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Defne sapeva di quanto quella fosse una pessima idea. C'erano una serie di conseguenze in cui sarebbe potuta incorrere presentandosi a quella festa con Johnny Bennet. La prima era ovviamente che lui ci provasse, che partisse già con la convinzione di portarsela a letto e quindi avrebbe dovuto prepararsi anche una scusa per riuscire a scappare via al momento giusto; ma l'unica scusa che le veniva in mente mentre ci pensava, era dirgli che a mezzanotte sarebbe svanito l'incantesimo e che la sua carrozza si sarebbe trasformata in zucca. Molto maturo citare Cenerentola, a quel punto.
La seconda conseguenza, indubbiamente più grave, sarebbe stata la reazione di Lennon, che nella migliore delle ipotesi l'avrebbe schifata a vita, nella peggiore l'avrebbe schifata a vita ma umiliandola anche pubblicamente.
La soluzione di Steffy era stata consigliarle di dire a Bennet che si sarebbero incontrati direttamente al Dorchester Hotel. Solo la location le dava ansia. Quel posto aveva visto sfilare migliaia di celebrità internazionali, ospitato i più grossi eventi di Londra che Defne aveva visto solo sui giornali, o in tv, fino a quella sera. Come si sarebbe sentita a calpestare lo stesso suolo che aveva calpestato Angelina Jolie ancora non lo sapeva, lei e il suo vestito noleggiato a 180 sterline da One Night Stand, perché non aveva i soldi per potersi permettere di comprare un abito da sera decente che andasse oltre ai suoi soliti standard di TopShop o Debenhams. Che poi alla fine un po' Cenerentola lo era davvero; si era innamorata di un uomo ricchissimo e lei non aveva neanche il denaro sufficiente per un paio di orecchini che non fossero fatti con i vetri di bottiglia, per fortuna glieli avrebbe prestati Steffy. Defne sapeva che Lennon fosse ricco, ma per affittare il Dorchester per un gala con tutta quella gente invitata, doveva essere ricco sfondato. Ma lo amava anche per questo, perché a parte la macchina costosa, che era una passione per lui, Lennon viveva come una persona assolutamente normale, sicuramente con più agi, ma non ostentava mai nulla.
Quando il taxi la lasciò all'ingresso del Dorchester sulla Park Lane, Defne non potè fare a meno di alzare lo sguardo e di ammirare quell'edificio in tutta la sua imponenza.
La ballroom aveva il suo ingresso dedicato sulla strada, così che non era necessario entrare in hotel.
Johnny Bennet avrebbe dovuto attenderla fuori, nel giardino d'inverno, che poi altro non era che un'aiula con in mezzo un globo di vetro, una specie di capsula tonda, arredata all'interno con un elegante tavolo contornato da soffici cuscini e coperte di cachemire, dove la gente poteva cenare o bere qualcosa, nulla di chic, perché sostanzialmente era un'aiuola in mezzo alla strada, ma a Londra facevano passare per lussuose ed esclusive anche porcherie del genere.
Johnny non era ancora arrivato, quindi si fermò lì, prendendo lunghe boccate d'aria per calmare, se mai fosse stato possibile, l'ansia che le serrava la gola, e osservando la sfilata di gente ricca e importante che entrava nella venue per il gala. Defne riconobbe qualche politico, un paio di attori e...Jessica! Che cazzo, ci mancava solo lei. Era arrivata con due uomini, probabilmente suoi colleghi, elegantissima come sempre e attillata come un insaccato di suino, che tutto sembrava tranne che incinta di tre mesi.
"Hey bellezza!" Defne si voltò di scatto, Johnny Bennet era di fronte a lei, bello, biondissimo ed elegante. Cristo si vedeva da lontano un miglio che era una rockstar.
Defne gli sorrise e lui si avvicinò per salutarla con due baci sulle guance.
"Accidenti, sei uno schianto!" Le disse facendo scivolare lo sguardo lungo tutto il corpo di Defne.
"Grazie." Sorrise lei, arrossendo leggermente. Per quanto lui fosse un tipo tranquillo, ancora lei non riusciva ad abituarsi al fatto che una celebrità di tale portata potesse farle il filo, e, nonostante lei non fosse minimamente interessata, era qualcosa che la lusingava parecchio.
"Come sei arrivata, in taxi?" Le chiese. Defne cercò in tutti i modi di nascondere il suo imbarazzo sorridendo, normalmente funzionava, perché a quanto le dicevano, aveva un sorriso che catalizzava l'attenzione.
"Si, ho preso un taxi. Una corsa di quindici minuti, abito poco lontano da qui. E tu? Sei arrivato ora da Liverpool?"
"Sono arrivato stamattina, mi hanno riservato una suite qui, con una bella vista sulla città. Più tardi te la faccio vedere, se vuoi."
Oh cazzo. Defne fu scossa da un brivido, non solo perché era chiaro che volesse portarla in camera sua, ma anche perché non c'era nessuna Steffy che potesse dirle cosa fare quella sera e avrebbe dovuto vedersela da sola.
"Fa un po' fresco qui fuori. Che dici, entriamo?" Gli chiese, cercando di cambiare argomento per non rispondere all'invito.
Johnny annuì e le offrì galantemente il braccio, a cui Defne si aggrappò non tanto perché lo volesse, ma perché era sicura che le sarebbe servito un sostegno nel momento in cui avrebbe visto Lennon e le sue gambe sarebbero diventate improvvisamente molli.

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