Parte 13 - Sorry seems to be the hardest word

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I suoi sensi erano sconvolti. Portati all'eccesso. Rianimati e tramortiti nel volgere di un istante che parve infinito.
La bellezza di Defne era così dirompente da essere quasi violenta. La sua bocca aveva il sapore della primavera e del peccato, una combinazione che gli aveva scatenato una reazione brutale, troppo vigorosa, incontrollabile.
Aveva capito in quell'istante che non ci sarebbe stata più nessun'altra se non lei.
L'aveva presa tra le braccia e si era sentito come se vita e fuoco gli soffiassero dentro. Aveva avvertito il violento tremito nelle proprie membra, e nelle sue. Toccare il suo corpo caldo e morbido, l'aveva fatto perdere in una reazione delirante, bollente.
Eppure nulla gli sembrava ardente come il fuoco che gli bruciava l'anima, che lo divorava dall'interno.
La situazione erotica in cui l'aveva condotto era stata travolgente e stupenda. L'aveva spinto a un livello sconvolgente e l'ascesa e il successivo declino erano avvenuti in un tempo così rapido da non dargli l'opportunità di riflettere sull'enorme cazzata che stava facendo.
Fu quando aveva avvertito il sapore del suo sangue in bocca che aveva riacquistato di colpo la lucidità. Il panico l'aveva colto all'improvviso come se gli avessero tolto l'aria; e aveva compreso che non voleva che con lei fosse così. Fosse stata qualsiasi altra se la sarebbe scopata sulla parete di quell'hotel. Ma non Defne, non lei.
Si era tirato indietro, doveva farlo, era ancora in tempo.
E ora lei era accanto a lui in macchina, aveva lo sguardo perso verso la strada buia e stringeva il suo corpo in un abbraccio, come se avesse freddo. Non si erano detti una parola da quando, circa un'ora e mezza prima, erano partiti da Liverpool. Era quasi notte e sarebbero potuti partire benissimo la mattina successiva, ma Lennon non riusciva più a gestirsi e a gestirla. Quella donna aveva il potere di sovvertire la linea di comando e di fargli fare tutto ciò che voleva, o quasi.
Si voltò un attimo a guardarla, senza perdere di vista la strada. Era bellissima con i capelli sciolti sulle spalle, gli occhi lucidi e sexy e quel broncio che era tornato sulle sue labbra.
Dopo averla baciata così, non poteva più guardare quelle labbra senza pensare a come poteva essere averle su altre parti del corpo.
"Stai bene?" Le domandò più tardi quando erano ormai a più che a metà strada. Lennon aveva guidato per poco meno di tre ore senza mai fermarsi, e fosse stato da solo, avrebbe certamente tirato dritto fino a Londra senza alcuna sosta.
"Devo fare pipì." Ammise lei, senza però voltarsi a guardarlo.
"Perché non l'hai detto prima? Abbiamo appena passato una stazione di servizio, non so quando ne troveremo un'altra."
"Non importa. So trattenermi." Gli disse, e nel farlo gli lanciò un'occhiata obliqua.
"Ah, davvero?" Ribatté lui con un pizzico di sarcasmo, ripensando a quando, qualche ora prima, gli era saltata praticamente addosso.
"Quasi sempre."
La stazione di servizio successiva era circa dieci chilometri più avanti.
Lennon parcheggiò l'auto e scesero entrambi. Defne affrettò il passo verso i servizi che erano alle spalle delle benzine e Lennon accelerò per starle dietro. Davanti alle toilettes lei si fermò e si voltò indignata a guardarlo. "Vuoi seguirmi anche in bagno per caso?"
"Se è necessario, si. È notte e siamo in una stazione di servizio sull'autostrada. È pieno di male intenzionati a quest'ora, devi stare al mio fianco."
Defne roteò gli occhi verso il cielo ed entrò in bagno, chiudendosi la porta alle spalle. Lennon ne approfittò per liberare anche il suo corpo dai liquidi, giusto in tempo per aspettare che lei uscisse. Sapeva che le donne ci mettevano almeno il doppio del tempo.
"Vuoi mangiare qualcosa?"
"No."
"Bere qualcosa?"
"No."
"Ok andiamo in macchina allora, faccio rifornimento e ripartiamo."
Lennon era abbastanza abituato al silenzio, ma non era abituato a vedere Defne tacere per tutto quel tempo. Lei era una che doveva sempre dire qualcosa, rispondere a tono, non restare mai indietro di un passo.
Accese la radio e la collegò al suo iPhone. Un po' di musica avrebbe riempito quell'abitacolo ormai così vuoto. Fece partire una playlist qualsiasi e la canzone Wicked Games di Chris Isaac iniziò a diffondere le sue note sensuali e meravigliose nell'auto. Lennon pensò che non fosse assolutamente la canzone più adatta da ascoltare con Defne in quel momento, ma cambiarla sarebbe risultato altrettanto stupido e quindi la lasciò.

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