Nella bolla

156 16 23
                                    

Prendimi e scuoiami vivo e rivoltami, finché, come un personaggio di Ovidio,
non diventi tutt'uno con la tua lussuria, ecco cosa voglio.
Bendami gli occhi, tienimi la mano e non chiedermi di pensare.
Puoi farlo per me?
(André Aciman - Chiamami col tuo nome)


~ Nella bolla ~



"Lend me your desire, take away my pain,
I am liquid fire, it's you that lite the flame.
I'm burning up, burning up, burning up.
I'm burning up, burning up, burning up,
burning up, I'm burning up."



Il temporale vi coglie di sorpresa.

Rivolgi un'occhiata distratta a libri e pergamene, sparpagliati alla rinfusa intorno a voi. Agiti appena la bacchetta - un gesto naturale, quasi noncurante -, e un'impalpabile bolla trasparente si interpone fra i vostri corpi abbandonati sull'erba e la pioggia che si rovescia in dense gocce da un cielo minaccioso, livido, traboccante di nuvole in subbuglio.

«Ma piove sempre in questo dannato paese?»

«Soltanto quando non c'è la nebbia».[1]

Gellert sogghigna, senza alzare la testa dal tuo petto. Gli baci i capelli, teneramente, mentre con una mano gli accarezzi la schiena nuda e con l'altra cerchi di recuperare uno qualsiasi dei vostri indumenti, dispersi chissà dove fra le gambe intrecciate e la pelle accaldata e umida - la sua fusa nella tua.

«Dobbiamo rientrare».

«Oh no, non dobbiamo affatto».

Ti volti su un fianco, per nulla turbato dal tono freddo e imperioso della sua voce. In verità, nemmeno tu hai la minima intenzione di sciogliere il vostro abbraccio, di spezzare l'incanto di questo momento perfetto - e lui lo sa, lo sa benissimo; gli racchiudi il mento fra il pollice e l'indice (ti soffermi un poco, a vezzeggiarne la graziosa fossetta), trattieni a stento un sospiro e piano, piano, lo costringi a sollevare il volto. È un attimo. Getti lo sguardo nel suo e sprofondi, anneghi, in quei suoi occhi scintillanti e felini che ti parlano, ti chiamano, ti incatenano e ti sconvolgono, sempre.

Lo stringi a te, ancora di più, attratto da qualcosa che annienta volontà e intelletto, un desiderio inarrestabile e primordiale che, lo avverti, serpeggia nelle viscere, s'inerpica lungo la spina dorsale, rosicchia la cartilagine sottile del cranio, divampa fra le sinapsi e infine sgretola anche la più piccola terminazione nervosa con la potenza esplosiva di un vulcano ribollente di furia. Gli sfiori le guance, lisce e a malapena arrossate, tuffi le falangi tra i suoi riccioli d'oro finissimo per raggiungere la nuca e sentirlo rabbrividire, tremare, dissolversi in risposta al tocco affamato delle tue dita. Ti premi contro di lui e lo baci, gli tormenti le labbra con morsi impudenti e lievi, fuggevoli; non passa che qualche istante e lui butta il collo all'indietro, schiavo di una marea impossibile da arginare, soggiogato - consumato - da un rogo che brucia incessante e che avviluppa entrambi nelle sue fiamme roventi, implacabili. Ti offre la gola palpitante e l'incavo della spalla - un rifugio in cui trovare pace, una polla da cui abbeverarsi e trarre nuovo vigore, nuova linfa, nuova vita.

«Ci sai fare, inglese».

«È la materia a disposizione a essere buona, rende tutto più facile».

Scoppia a ridere - un gorgoglio rauco, sincero, prorompente - e tu non puoi fare a meno di sorridere a tua volta, travolto da un fremito d'estasi - un fiotto di gioia impetuosa e violenta, in grado di raggiungere e inondare, riempire, angoli nascosti di te che neppure credevi di possedere. Allenti la presa sui suoi fianchi e d'improvviso, spinto da un impulso irresistibile, ribalti le posizioni, ti distendi e con un movimento languido, sicuro, te lo tiri addosso; scivoli sotto di lui, ti lasci schiacciare dal peso del suo corpo teso ed eccitato, lo accogli fra le cosce e lo catturi, lo rivendichi, lo inghiotti, non gli concedi alcuno scampo, nessuna possibilità di fuga.

GRINDELDORE ~  As my memory rests, but never forgets what I lostDove le storie prendono vita. Scoprilo ora