Amore che vieni, amore che vai

396 24 23
                                    

Ogni volta che ci incontriamo
studio l'incanto
per portarti via.

(Michele Mari - Cento poesie d'amore a Ladyhawke*)


*a Samanta, col cuore




~ Amore che vieni, amore che vai ~




"Venuto dal sole o da spiagge gelate,
perduto in novembre o col vento d'estate,
io t'ho amato sempre, non t'ho amato mai,
amore che vieni, amore che vai."




Com'è bello.

Te lo ripeti forse per la millesima volta, mentre osservi rapito la curva sensuale e ironica delle sue labbra, la fermezza virile della mascella, il taglio dritto e austero degli occhi. Giace rilassato accanto a te, nudo, avvolto da una spessa trapunta di lana stesa con noncuranza sopra le mattonelle lisce del pavimento. Nella stanza il tepore è piacevole, l'aria satura del tenue sentore speziato diffuso dalla legna che crepita vivace dentro il focolare. Non si odono suoni, e dai vetri opachi delle finestre filtra solamente un lieve chiarore alabastrino: da qualche minuto la neve ha ricominciato a cadere, un turbinio di fiocchi perlacei nel buio gelido della notte.

Gli scosti i capelli arruffati dalla fronte e ti chini appena, vezzeggiando piano la sua barba ispida con la punta del naso; lui sospira contro il tuo collo, attirandoti a sé, e il suo profumo e la sensazione della sua pelle morbida sotto le dita ti stordiscono al punto di farti perdere per un momento la presa sulla realtà. Ti senti diventare molle come cera, ti sembra quasi di svanire e liquefarti tra le sue mani; cadi su di lui, sopraffatto, travolto da un'ondata di brividi eccitati e pervaso da un languore indicibile, inimmaginabile... Dio, quanto ti è mancato.

«Sei così bello, così bello», cantileni una nenia rauca, soffocata, mentre stuzzichi a piccoli morsi l'epidermide sensibile della sua gola. «Tu sei di seta... di seta e di fuoco[1]...»

«Potrei anche chiederti di continuare, sai?»

Sogghigni, e replichi alle sue parole con un bacio ruvido, esigente, persino arrogante, dal quale però ti ritrai subito, strappandogli un gemito roco, contrariato, deluso.

Albus.

Ami il modo in cui il suo corpo ti cerca e si tende verso di te, continuamente, ami lo scintillio che accende e riscalda le lame cerulee che porta incastonate nel volto, ami il riverbero ambrato con cui le fiamme del braciere definiscono la sua figura longilinea, solida, statuaria ed elegante ad un tempo, ami la sfumatura vermiglia della sua bocca, i guizzi di rame della sua chioma fulva, ami la gentilezza infinita del suo sorriso, l'intensità del suo sguardo acuto e penetrante, capace di  farti tremare, ogni volta, semplicemente sfiorandoti.   

Albus.

«E io potrei anche accontentarti, mio blu, ma ad una precisa condizione.»

«Sentiamo», aggrotta un sopracciglio e sbuffa, le labbra increspate in una smorfia indispettita, anche se un lampo malizioso attraversa le sue iridi liquide, tinte d'inchiostro dal desiderio bruciante.

«Promettimi che resterai con me, per tutta la notte. E che domani mattina non te ne andrai via di soppiatto, senza nemmeno un saluto[2]. Non ci provare, o giuro che questa volta ti seguirò a Hogwarts e la farò a pezzi, pietra dopo pietra. Quella scuola», rimarchi sprezzante, la voce d'improvviso ridotta ad un sibilo basso, freddo, feroce «quella maledetta scuola, che tu ami più di me

Io non amo niente e nessuno più di te.

Tu sei un gran bugiardo, mio blu. Questa è solo una dolce menzogna, e ne siamo consapevoli entrambi.

GRINDELDORE ~  As my memory rests, but never forgets what I lostDove le storie prendono vita. Scoprilo ora