Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.Cesare Pavese - Verrà la morte e avrà i tuoi occhi
(22 marzo 1950)~ Blessed are the broken ~
"And I want you
and blessed are the broken
and I beg you.
No loneliness, no misery is worth you.
Oh tear his heart out cold as ice it's mine."Hallstatt, primi mesi del 1900
«Ancora, svelto, versane ancora!»
Sussulto in preda ad un vago spavento. Il rantolo che mi prorompe dalle labbra è stridulo, raccapricciante, una parodia grottesca e oscena del suono della mia voce.
Non riesco nemmeno a ricordare da quanto tempo mi trovo seduto al bancone di questa sudicia taverna; so soltanto che, dopo l'ennesimo boccale di un liquido denso e stucchevole che l'oste si è ostinato a spacciare per la migliore birra d'Austria, mi sono sentito incredibilmente leggero, vacuo, euforico, come non capitava ormai da mesi.
Ho rinunciato presto a tentare di alzarmi. Per i corvi di Odino, l'ultima volta che ci ho provato l'intero locale ha cominciato d'improvviso a vorticarmi attorno; le gambe hanno preso a tremare in modo incontrollato, costringendomi alla resa, tra le sonore risate del mio compagno di bevute - come accidenti si chiama? Hans, Leopold, Friedrich? - che mi ha invitato (obbligato) a dar fondo a tutte le scorte della locanda insieme a lui e ai suoi sguaiati sodali.
Non mi sono tirato indietro.
Tutto, pur di non affrontare un altro dannatissimo istante da solo.
Tutto, pur di non pensare.
Diavolo, che questa serata di bagordi non finisca mai! Che il cupo oblio con cui l'alcol ha avvolto i miei sensi non mi abbandoni più!
Non voglio pensare, non voglio pensare, non voglio pensare.
Non voglio pensare a te.
Mein blau, mein lieber.
A te, che sei il mio angelo caduto, il pugnale che mi trafigge il petto, il vampiro che si sazia attraverso il sangue delle mie vene - e senza perdere mai una goccia della tua grazia invincibile, della tua splendente purezza. A te, che sei l'ossigeno di tutti i miei respiri, la Stella Polare cui sempre rivolgo lo sguardo, il ricordo straziante che non smette mai, mai, di mordermi l'anima con i suoi denti aguzzi e implacabili.
Ascolto il tuo cuore pulsare accanto al mio, fiero, vigoroso, ed è per me come il canto ammaliante di mille sirene - un richiamo struggente e dolcissimo che ha il potere di incatenarmi a sé con la sola forza del suo battito incessante.
Mi libererò mai di te, della tua assenza dolorosa e tenace?
No, no - non posso, non devo, non voglio.
Preferirei morire piuttosto.
A volte, mio blu, mi arrendo alla smania che mi consuma, è potente e distruttiva e nella mia mente la sua immagine appare chiara, violenta: ha le sembianze di un enorme demone di fuoco, un drago furioso che mi divora vivo, mi mastica la testa, la ingoia e la risucchia in un gorgo ardente e mortifero - un inferno incrostato d'infamia e rimorso, un pozzo buio rivestito d'odio, rabbia, brama smodata - colpa -, dal quale non sembra esserci alcun ritorno, nessuna via di salvezza.
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GRINDELDORE ~ As my memory rests, but never forgets what I lost
ФанфикWe were closer than brothers #8 {AlbusxGellert; RACCOLTA di One-shot\Drabble\Flashfic} [Soulmates!AU] ‼️ATTENZIONE‼️se avete già letto "Eternity", "Vide cor tuum" e "Mio blu" passate direttamente ai cap. 8\9\10 (Vorrei cantare il canto delle tue ma...