Non è la gelosia

401 23 14
                                    

Oh, guardatevi dalla gelosia, mio signore.
È un mostro dagli occhi verdi
che dileggia il cibo di cui si nutre. [...]
Ma oh, come conta i minuti della sua dannazione
chi ama e sospetta; sospetta e si strugge d'amore!
(William Shakespeare - Otello)


~ Non è la gelosia ~



"Se non è la gelosia
quale fuoco nella notte
accende la tua fantasia?"

Non sarebbe dovuto tornare.

Lo hai presagito subito, nell'attimo stesso in cui è comparso sul limitare del vialetto, un'ombra tremula e solitaria ammantata dal rosso cupo di un afoso tramonto d'agosto.

Pochi istanti, il tempo necessario a riconoscerlo, e Albus gli è corso incontro, il volto acceso da un sorriso caloroso, abbagliante, ricolmo di gioia purissima.

«Ti presento Elphias, Elphias Doge. Te ne ho parlato, ricordi? Il mio compagno d'avventure a Hogwarts - o forse dovrei dire di bravate? Non ridere, Elphias!»

Imprechi tra i denti, furibondo.

Avverti il gelo calare sopra le spalle, lungo i fianchi, sotto la schiena. L'acqua non lava via i cattivi pensieri.

Le gocce si avviluppano alle braccia, e la rabbia scalpita ancora, qui, in questa vasca troppo grande, troppo fredda, dalla quale non hai alcun desiderio di alzarti.

Aspetterai.

Aspetterai che l'ultima nuvola inghiotta il sole morente e che l'orizzonte sfumi in un mosaico di tenebre e oblio.

Aspetterai che lui venga da te.

Solo che.

Lui è con Elphias.

Da due giorni.

Una vocetta stridula lambisce la tua mente - beffarda e ostinata, non ti concede tregua. Mai l'hai conosciuta, prima d'ora, la belva dagli occhi verdi che dileggia il cibo di cui si nutre, che si insinua sotto la pelle e spezza tendini e vene, che si arrampica e si inerpica, su, su, raggiunge la testa e famelica arpiona il cranio esposto, indifeso, ne rosicchia le ossa, le frantuma, le sbriciola con crudeltà fra le zanne mostruose e affilate.

Elphias.

Capelli d'autunno e labbra di pallida aurora. Occhi lucenti, puliti, frangiati da lunghe ciglia scure. Dolcezza, fervore, devozione.

Glieli caveresti, quegli occhi da tenero cerbiatto, glieli strapperesti dalle orbite con un cuneo rovente e li butteresti a marcire fra le sterpaglie.

È suo amico.

IO sono suo amico!

Ti immergi fino a coprire il mento. Una scossa dolorosa e improvvisa ti investe, migliaia di aculei di ghiaccio ti travolgono e trafiggono - aria, non c'è più aria. Annaspi. I tuoi capelli sciamano nell'acqua, simili a serpi - sono vivi, guizzano, si attorcigliano, vagano, si disperdono.

Se potessero strisciare da lui, scivolare attorno al suo collo, cingergli la vita, avvincerlo stretto, stretto, stretto come l'edera ad una colonna di marmo...

«Si può sapere che stai facendo?»

Un leggero sospiro ti sfugge - è stizza, la tua? È sollievo?

«Sto cercando di farmi un bagno in santa pace, non si vede?»

Albus sogghigna. Ti si avvicina a passi indolenti, e si siede tranquillo sul bordo d'ottone della vasca. Un brivido inaspettato gli increspa l'epidermide, non appena le sue dita sottili entrano in contatto con la superficie gelida dell'acqua.

GRINDELDORE ~  As my memory rests, but never forgets what I lostDove le storie prendono vita. Scoprilo ora