E allora noi vili
che amavamo la sera
bisbigliante, le case,
i sentieri sul fiume,
le luci rosse e sporche
di quei luoghi, il dolore
addolcito e taciuto ‒
noi strappammo le mani
dalla viva catena
e tacemmo, ma il cuore
ci sussultò di sangue,
e non fu piú dolcezza,
non fu piú abbandonarsi
al sentiero sul fiume ‒
‒ non piú servi, sapemmo
di essere soli e vivi.Cesare Pavese, La Terra e la Morte
(23 novembre 1945)~ E il cuore ci sussulta di sangue ~
Coloro che si amano, non temono il domani,
né gli dei, né la mano del destino,
e nello splendore del momento tessono le fila dell'eternità,
consumando la loro anima in una continua
lotta contro gli ostacoli.
Essi squarciano le tenebre,
inseguendo il lampo luminoso.(«Sei uno sciocco sentimentale, Albus.»)
(«Ah sì? E allora perché mi ascolti sempre con tanta attenzione, bredhu?»)
Siamo stesi nell'ombra, petto contro petto.
È notte fonda, e la stanza è rischiarata appena dal riverbero latteo del cielo, terso e punteggiato d'astri lontani; la luna, maestosa e solitaria, filtra dai vetri opachi con il candore virginale e la timida fermezza di una sposa che, piena di fiducia, incede verso l'altare.
L'aria è gelida - nel camino, le braci ormai morenti emanano un debole bagliore purpureo -, ma io a malapena me ne accorgo: il freddo non può scalfirmi, racchiuso come sono tra le braccia di un rovente Sole bianco[1].
Le labbra di Albus lambiscono leggere la mia pelle, discrete e sommesse come una promessa d'amore. Mi modello come creta sotto il peso del suo corpo, in preda a sensazioni così intense e graffianti da non poter nemmeno pensare di riuscire a nasconderle. E, comunque, perché mai dovrei trattenermi? Io voglio che percepisca tutti i miei brividi, voglio che se ne inebri, voglio che goda nello scoprirmi così volubile al suo tocco.
Voglio che sappia a quali vette d'inafferrabile desiderio è in grado di condurmi.
Quando finalmente - finalmente - mi bacia, lo fa con dolorosa lentezza, saggiando dapprima il mio labbro inferiore, martoriandolo fino a sfiancarmi, per poi raggiungere placido gli angoli della bocca - bocca grata, sincera, che non può fare a meno di sciogliersi in un sorriso adorante.
Cerco di approfondire il contatto, prendendogli il volto tra le mani, cominciando a disegnare con umide e precise carezze i contorni delle sue labbra, ma lui frena deciso la mia irruenza, imprigionando in una morsa lieve, crudele, la mia lingua implorante. Lui e le sue tenere aggressioni, la sicurezza con cui abbatte le mie difese, senza scuse, senza alibi - e la smania implacabile, bruciante, con cui io aspetto, bramo, supplico, che lui lo faccia. Lui, che con un battito di ciglia può ordinare al mio cuore di cantare o di restare muto, lui, che mi respira addosso fino a farmi perdere la ragione, lui, che con un solo, impercettibile movimento del polso può scomporre l'essenza stessa della natura, trasformando la fantasia in realtà, l'ordinario in sublime. Lui! Lui! Sempre lui! Sempre questa spina fitta nel cuore, questa tentazione nella mente, questa febbre nel sangue![2]
Veleno e antidoto.
Tormento ed estasi.
Sofferenza acuta e gioia purissima.
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GRINDELDORE ~ As my memory rests, but never forgets what I lost
FanfictionWe were closer than brothers #8 {AlbusxGellert; RACCOLTA di One-shot\Drabble\Flashfic} [Soulmates!AU] ‼️ATTENZIONE‼️se avete già letto "Eternity", "Vide cor tuum" e "Mio blu" passate direttamente ai cap. 8\9\10 (Vorrei cantare il canto delle tue ma...