Prologo

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Spalanco gli occhi sudata e tremolante. Sono due mesi che sono a Napoli e ho paura di camminare da sola per le strade affollate ma belle di Napoli. Mi inizio a preparare per essere pronta alla nuova vita che farò con la mia nuova mamma. Si sono stata adottata da ben 18 famiglie ma nessuna di quelle mi voleva davvero come mi vuole questa donna. Paola lavora all'IPM di Napoli e oggi sarà il primo giorno che accompagnerò lei a lavoro.
"Tesoro sei pronta?" Mi guardo allo specchio e acconsento al modo in cui mi sono vestita. Sono alta 1.55 se non più bassa. Ho optato per un top nero dell'Adidas e un jeans nero a alta vita.
"Si mamma sono pronta." Dico prendendo le ultime cose sul letto e corro giù da lei che è concentrata a versare il caffè nella tazza. Mi metto dietro di lei e l'abbraccio.
"Buongiorno mamma." Si gira e mi da un bacio sulla guancia.
"Buongiorno tesoro." Mi indica il caffè.
"Questo lo prenderemo all'IPM caso mai che avrai ancora fame andrai con il comandante a fare colazione in un bar ok?" 
"Si signora." Dico facendola sorridere. Chiudiamo tutto e andiamo all'IPM.
"Chi è?" Una voce maschile risponde al citofono.
"La direttrice." Il cancello si spalanca e entriamo. Due campetti uno da calcio per i ragazzi e uno da pallavolo per le ragazze.
"Mà posso andare li voglio conoscere." Indico tutti loro davanti a noi.
"Certo ma fa attenzione." Annuisco camminando davanti al campetto femminile e entro.
"Ciao.." saluto tutte le ragazze.
"Cià ma tu chi si?" Mi domanda una ragazza alta un po' più di me, capelli ondulati e occhi verdi.
"Io so Teresa la figlia ra direttric." Dico sorridendo.
"Marò vorrei fare disegno sincer." Dice una ragazza seduta sulla panchina, mi avvicino a lei.
"Puoi ripetere se non ti da fastidio."
"Ho detto che voglio fare disegno. Ci mettono qua fuori e non facciamo niente cacc o cazz se poi facimm e pazz." Sorrido alle sue parole.
"Se volete posso parlare con mia madre e vedere di inserire un corso magari posso farlo io se vi fa piacere." La ragazza si avventa abbracciandomi.
"M faciss nu piacer proprij. Scus ma ij nun m so presentat so Silvia." Mi porge la mano e la stringo volentieri.
"Io so Teresa. Allor v facc sapè mamma c dic." Le saluto entrando nello studio di mamma. Mai sapendo però che in quel carcere avrei trovato l'amore della mia vita.

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