LASCM STA STRUNZ

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Scappo via a gambe levate e arrivo davanti a mia madre con l'affanno.
"Dove stavi?" Mi domanda Natizta battendomi il cinque.
"Ero nel camerino dovevo cambiarmi. Ma non trovo più i vestiti." Scoppiamo a ridere. Una cosa che dovete sapere di me e quando mento e voglio che sia reale creo una specie di personaggi così da far ridere le persone e far ridere anche me stessa.
"Ragazzi camminate ritorniamo all'IPM." Urla il comandante osservo Ciro che si mantiene ancora le parti basse e sorrido sotto i baffi.
"Pccrè si stat grand." Mi urla il rosso.
"Comunque da quando stai all'IPM non mi so presentat in so Salvatore ma m può chiammà Totò." Mi porge la mano.
"Tu sai già come mi chiamo." Scoppiamo a ridere. Loro vanno con Beppe e le ragazze e mamma con il comandante.
"Pccrè tu nun vien?" Mi domanda il comandante.
"No Comandà vado un po' sulla spiaggia."
"Ma è lontano saglij t c port ij." Annuisco e mi metto vicino a mamma.
"Sei stata forte comunque Terè."
"Grazie Silvia." Mi mette le mani sulle spalle e mi da due schiaffi dietro al collo.
"Simm arrivat pccrè per qualsiasi cosa chiamami." Saluto tutti e noto che dietro Beppe si era fermato per via del comandante. Cammino piano lungo la spiaggia e infilo le cuffie e inizio a cantare la canzone di Liberato 9 Maggio. È una delle canzoni più belle e sincere di quasi tutti i cantanti del mondo. Ma ancora non ho capito chi sia in tutto ciò.
"Nove Maggio me lassat." Mi fermo e mi siedo sulla sabbia e guardo il mare.
"Pccrè." Mi richiama una voce è Beppe.
"Che stai a fa qua?" Gli domando.
"Ti vedevo giù vuoi parlarne." Annuisco in po' insicura.
"C tien?" Mi domanda accarezzandomi la schiena.
"Tieni dei figli tu Beppe?" Annuisce.
"Due bellissime bambine. Per me so bambine ma so cresciut assaij." Sorride al pensiero.
"Io non so proprio la figlia della direttrice, so stata adottata perché purtroppo lei non poteva avere figli. Ma prima do lei ci sono state famiglie su famiglie e davvero ognuna di loro mi hanno insegnato tanto ma tranne l'ultima famiglia." Una lacrima scende lungo le mie guance.
"Il mio vecchio papà mi violentata tutte le sere e mi picchiava e non so come ma la donna che stava con lui quando vedeva ciò che faceva sorrideva, rideva e filmava tutto.- un singhiozzo mi esce dalle labbra involontariamente- lui era un animale e quindi scappai di casa." Gli indico dei vari tagli sul collo e sulle braccia.
"Te li ha procurati lui?" Mi domanda con sguardo triste.
"Prendeva ogni sera un coltellino diverso, intendo di ferro diverso." Mi attira a se e mi abbraccia.
"È solo grazie a Paola se sono ancora viva. Lei mi trovò in mezzo alla strada con dei vestiti tutti strappati e mi caricò nella sua macchina e mi portò a casa sua e il giorno dopo mi disse che mi aveva adottata." Sorrido.
"Ne avevo bisogno grazie Beppe." Mi sorride.
"Che dici andiamo via?" Annuisco e a pochi passi entriamo nell'IPM. Fissano me e Beppe quando entriamo ma andiamo diretti da mamma.
"Vuoi un po' di caffè?" Faccio segno di no con la testa.
"Beppe puoi avvisare a mamma che sto dalle ragazze in campo." Annuisce e sorride. Vado verso il campo femminile e le saluto.
"Vulim pazzià?" Domanda Naditza.
"A che cosa?"
"A calcio." Salto e faccio si con la testa.
"Par na creatur." Scoppiamo a ridere. Iniziamo la partita mentre io faccio il portiere, quella con i capelli tipo arancioni tira la palle verso la porta ma mi sporgo a destra per prenderla al volo.
"Amma vinciut." Urliamo contente io, Silvia, Gemma, Serena e Naditza.
"E brav. A uaglion sap pazzià pur a pallon." Mi volto verso la voce che ha appena parlato. Mi avvicino alla sua recinzione e spingo un po' il ferro verso di lui.
"Fatt e cazz tuoij." Ringhio a denti stretti. Sogghigna.
"Cre?" Entro nella ricezione e ora mi trovo faccia a faccia con Ciro.
"Me rutt o cazz chest je." Gli dico arrabbiata. Mi prende per il collo e lo guardo con uno sguardo cupo senza emozioni.
"Tu me rutt o cazz." Resto ferma e aspetto che continui a stringere.
"Lascm sta strunz." Gli urlo a pochi centimetri dalle sue labbra.
"E c t facess." Mi dice sfiorandomi il fianco.
"Lascm sta agga ritt." Allenta la presa e gli do uno schiaffo.
"A prossima vot che o faij ti taglij." Gli dico incazzata come non mai. Esco dalla recinzione.
"Si na stronz." Gli faccio il dito medio e me ne vado.
"Cert ca ten e problem." Scuoto la testa e scoppio a ridere.

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