Mi alzo angosciato dal letto. Mi gira la testa per via del troppo fumo.
"Uagliù sctatv." Urla Lino fuori alla cella.
"Nun rompr o cazz." Dico con voce assonnata.
"Cirù o saij che a figlij ra direttric t vo vrè?" Domanda Lino con un punta di paura. Spalanco gli occhi increduli.
"No nun o sapev. A do s trov mo?" Apre la cella.
"Nel laboratorio di arte." Scendo le scale per camminare veloce verso il laboratorio. Entro silenziosamente, è impegnata a disegnare o a correggere qualcosa.
"Buongiorno Ciro." Dice prendendomi in fragrante.
"Ma addo e tien l'uocchij?" Scoppia a ridere.
"Puoi sederti volevo domandarti una cosa." Mi siedo di fronte a lei in cerca di capire cosa prova in questo momento.
"Ho notato che sul tuo disegno e quello del tuo amico avete scritto la stessa frase... La tigre e la pantera nera non muoiono mai." Mi soffermo su i disegni che sta correggendo.
"Ric a verità vuò sapè perché?" Annuisce.
"Però non voglio costringerti se te la senti parlami liberamente, posso assicurarti che posso capirti benissimo." Dico appoggiando la mano sulla mia, il contatto più caldo che ho avuto dopo mia mamma.
"Nun teng genij." Toglie le mani e mi sorride comprensiva.
"Il disegno tuo e quello di Edoardo vale 10." Dice consegnandomi un disegno non fatto da me.
"Ma questo nun lagga fatt ij." Si sofferma su i miei occhi.
"Essendo che tu e il tuo amico sembrate così uniti ho pensato di fare un unico disegno inserendo la frase che avete scritto." È un gesto che neanche mio fratello Pietro aveva mai pensato di fare.
"E bell." Dico guardandolo ancora.
"Questo è per farvi capire che tutti quanti possiamo essere diversi ma essere diversi comporta ad essere Uniti." Dice osservandomi le mani.
"T piacn e man mij?" Gli domando mettendo una mano sul banco lei la sfiora e la alza girandola.
"Sai ogni palmo di mano ha un disegno. Tu hai la stella. La stella significa sacrificio e disperazione." Dice lasciando la mano.
"Tu mi metti ansia sai?" Mi dice abbassando lo sguardo.
"Tien paur e me?" Domando.
"Ij nun teng paur e nient e i nisciun." Mi soffermo troppo sulle sue labbra.
"Nun fa a stronz cu me." Scoppia a ridere.
"Nun t preoccupà Ciro tra poco potrai continuare a rompere il cazzo a qualcun altro." Dice alzandosi dalla sedia.
"Ma perché t compuort accussì?" Gli domando subito.
"È o carattr mij nisciun m po cagnà. Ciao Cì." Se ne va lasciandomi da sola nel laboratorio di arte.
Stronz.
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Gli occhi più belli di Napoli
Fanfictionpartiamo dal principio due ragazzi con problemi di rabbia e di personalità. Lei è una ragazza stramba non gli piace uscire né tanto meno la violenza. La madre di lei è la direttrice dell'IPM. molto diverse ma qualcosa di uguale. Teresa inizierà un c...