L'ORA DEL GIUDIZIO

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Mi giro e mi rigiro nel letto, alzandomi di scatto prendo una canna e inizio a fumare.
"Eduà." Lo sveglio piano.
"O Cirù cre?" Gli faccio segno di venire vicino a me.
"Teng paur Edua nun voglij deludr a nisciun ma po pens a ess e m ven ma cos mbiett." Mi appoggia le mani sulle spalle.
"Preparati perché tu sta battaglia la vinci e capit le a fa p ess. Per la donna che ami ogni giorno. A mammt." Fisso il mare fuori.
"Eduà t voglij ben com a nu frat."
"Ciro io t sto parlan cu cor man. Tu p me si pegg e nu frat." Lo abbraccio.
"Famm vestr ja." Prendo il completo elegante e me lo metto velocemente essendo che tra qualche minuto Lino mi verrà a prendere. Quando esco dal bagno mi trovo a Teresa seduta sul letto.
"Giorno." Scende e mi saluta.
"Che c faij ca?" Le domando.
"È un momento d'ansia penso per te e volevo esserti di conforto." Dice sorridendo.
"Lo sei tutti i giorni."
"Andiamo ja Lino ci sta aspettando giù con il comandante." Faccio un sospiro abbastanza pesante.
"Tien paur eh?" Annuisco.
"Andrà tutto bene vedrai." Come fosse tutto così facile.
"Cirù buongiorno si pront?" Annuisco al comandante. Saliamo in macchina e tutto il tragitto lo trascorro mano nella mano con Teresa con l'ansia che mi sta mangiando vivo. Entriamo nel tribunale e mi fanno sedere sulla sedia vicino al mio avvocato mentre Teresa e a qualche sedia più dietro.
"Buongiorno" entra il giudice e l'ansia aumenta ancora di più.
"Siamo oggi qui per dare il verdetto per Ciro Ricci 17enne chiuso all'IPM di Napoli per omicidio." Sta leggendo attentamente il fascicolo con tutti altri documenti. I genitori di Francesco stanno seduti dalla parte opposta e li fisso, la mamma piange e il papà la stringe a se. Quando uccisero a mia mamma però non pensavano ai suoi figli.
"Abbiamo deciso." Mi volto di poco verso Teresa e vedo che mi sta sorridendo, annuisco e mi rigiro per guardare il giudice.
"La corte ha detto che il detenuto Ciro Ricci è...- ansia pura, non vedo l'ora di uscire e spero che sia l'occasione giusta.- colpevole e dovrà scontare altri 6 anni." Chiudo gli occhi facendo bagnare le mie guance dalle lacrime silenziose e guardo il comandante a qualche passo da me.
"O sapev Comandà. Come gliela potrò dare na vita a lei?" Cerco di girarmi verso Teresa.
"Vedrai che andrà meglio la prossima vot tu si nu uaglion buon." Usciamo dal tribunale e mi riportano in carcere.
"Ti porteranno via vero?"
"Sicuramente non avrò più 17 anni tra un anno." Mi stringe forte la mano.
"Staremo sempre insieme nun m n fott proprij." Sorrido alla sua affermazione.
"Sempre ammor mij." Gli do un piccolo bacio sulla mano e la lascio andare da sua madre mentre io mi dirigo di nuovo nella mai cella.
"Eduà..." si volta verso di me.
"È perz nata vot." Dice fissandomi. Annuisco.
"Vien ca." Mi abbraccia forte a lui. Perché è questo che fa un vero amico ci sta sempre nonostante i problemi e le ferite che non si riescono a chiudere.
"Vinceremo la prossima Ci sicuramente." Annuisco.
"Quanto ti hanno dato?" Gli faccio 6 con le dita. Fa una faccia e non dice niente.
"Passeranno."
"O sacc Eduà. Ma senz e te po com facc." Gli dico.
"Un modo faremo. Nziem p semb ricordi?"
"Semb fra."

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