PCCHÈ MO FAIJ ACCUSSÌ?

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"Ra riman scin sul cu me e capit?" Dico agitato. Lei annuisce sul mio petto.
"Ta fatt mal?" Domando accarezzandole i capelli.
"Assai." Dice guardandomi.
"Ti prometto che la pagherà."
"Nun fa niente Cì ci penso io." Dico convinta.
"Mo me ne devo anda ci vediamo dopo?" Dice con tono dolce.
"Nun teng genij. Mo vatten." La liquido velocemente, spalanca gli occhi delusa.
"Accirt Cì." se ne va asciugandosi le ultime lacrime.
"M so cacat o cazz." Dico urlando per farmi sentire da Teresa giù. Alza lo sguardo e mi fa il dito medio.
"Sta vot e frnut." Dice uscendo dall'IPM.
"Vafangul." Mi siedo su il davanzale e guardo il mare fuori.
"Nun d preoccupa uaglio c sta u mar for, c sta o mar for, aret e sbarr sotto o ciel c sta u mar for, c sta u mar for." Mi rilasso fermandomi una canna e beandomi delle onde del mare.
"Uagliù a mangia. Dopo subito a dormire." Ci dice il comandante rovinando un mio momento di pace.
"Vien Cì?" Mi domanda il mio compagno di cella.
"Jamm." Camminiamo fino alla mensa e ci sediamo.
"Guarda i chiattil s ric che se fatt a zengr." Scoppia a ridere Milos.
"Stat zitt strunz." Lo fulmino con lo sguardo.
"Pcchè se no?" Mi sta provocando troppo assai.
"T'accir semplice." Dico con uno sguardo da pazzo. Mi scoppia a ridere in faccia.
"La tua Teresa sta soffrendo tanto e tu la lasci andare così." Noto alla mia sinistra il comandante che sta ascoltando tutti.
"Fatt e cazz tuoij e mang." Dico arrabbiato.
"Milos l'or a te e frnut devi andare in isolamento." Si alza dalla sedia e gli faccio lo sgambetto e cade con la faccia a terra. Prima che Milos mi potesse alzare una mano addosso, un mano piccola e soffice gliela ferma.
"Te ne ai." Dice scandendo bene le parole.
"Comandà so arrivati i nuovi." Dice guardandomi. Annuisce.
"Tu vien cu me e pur tu." Indica il mio amico accanto.
"Cre?" Dico con tono irritato.
"Pcchè mo faij accussì?" Mi domanda seduta sul banco senza guardarmi.
"Eduà esci per piacere." Annuisce e se ne va.
"Pcchè nun t merit."
"Dopo quello che abbiamo fatto Ciro? Arrivati a questi punto era tutto na strunzat p te no?"
"No nun dicr chest pcchè nun e accussì." Le accarezzo la guancia.
"Mi so scocciata di correrti dietro ogni volta Cì. Una volta sola vorrei che lo facessi tu." Dice guardandomi.
"Scus." Si alza dal banco e cerca di andare via.
"Ferm." La chiudo tra me e il muro.
"M dispiac assai scus." Le dico.
"Perché ogni volta che una cosa va bene viene rovinata subito dopo?"
"Perché siamo diversi." I suoi occhi si riempiono di lacrime.
"Pur." Si scansa da me.
"Però gli opposti si attraggono no?" Si volta verso di me.
"Dobbiamo essere noi stessi Cì. Non dobbiamo cambiare." Mi abbraccia piano.
"To prumett ciù ciù che ci proveremo e capit?" Annuisce sorridendo appoggiando la sua fronte contro la mia.

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