Stretti forte

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Nulla può cambiare, si cresce, ma non si cambia.
Non puoi svegliarti una mattina e cancellare una parte di te come se nulla fosse, allora qual è l'unica spiegazione?
La spiegazione è che forse è cambiato ciò che abbiamo intorno a noi, e la nostra vita può cambiare, eccome se può cambiare.
Per quanto tu abbia fatto il possibile per far tenere ben saldi i pilastri fondamentali della tua vita, se essa vita decide che da un momento all'altro devono cadere, tu puoi farci ben poco.
Ed era quello ciò che Sara continuava a chiedersi, perché il suo destino aveva previsto tutto ciò per lei?
Perché le aveva prima fatto credere di essere la donna più fortunata del mondo, e poi l'opposto?
Poteva mai cambiare tutto in così poco?
Si, poteva, ed era effettivamente successo.

«ecco a lei le chiavi, appena ha finito può tenerle se vuole, il piano è..»

«non si preoccupi, lo ricordo benissimo»

Proprio in quell'istante sentì il bisogno di fare un tuffo nel passato, di tornare ad uno dei momenti dove tutto era okay e tutte le sue certezze erano ancora perfettamente in vita.
L'ultima volta che mise piede in quell'appartamento aveva appena concluso i traslochi per la casa nuova, e anche se a malincuore, lei e Niccolò si chiusero quella porta dietro per dare vita ad un nuovo capitolo della loro storia.
In quell'appartamento c'erano tutti i ricordi, tutti i momenti che nascondeva gelosamente dentro di sé, dai più belli ai più brutti, da quelli più banali ai più complicati.
Aveva trascorso quasi un mese con la testa tra le nuvole, ancora le ronzava nella mente il momento in cui Niccolò non aveva messo un punto fermo alla loro storia, ma ne aveva tracciato uno interrogativo grande quanto una casa.
Per lei era diventata una corsa ad ostacoli anche rivolgergli la parola, ma non era più una bambina, non poteva chiudersi in casa una settimana come l'ultima volta senza sentire nessuno.
Stava a casa quando non aveva il turno di lavoro solo per Simone, il quale sapeva che le cose ultimamente non andavano molto bene, nient altro.
Ogni qual volta che Niccolò le chiedeva dove passava la notte, la risposta era sempre da sua madre; ma come precedentemente detto, non era più una bambina, e quindi una qualsiasi stanza d'hotel andava più che bene.
Eppure ogni volta che lui si preoccupava per lei, ogni volta che le chiedeva come stava, se aveva bisogno di qualcosa, Sara si rendeva sempre più conto di aver spezzato in due quel filo che li legava così tanto, di aver spezzato in due tutto ciò che erano.
Però non poteva piangersi addosso sul latte versato, e magari il tempo avrebbe solo potuto aggiustare tutto.

«"Moriconi-Ferrara"» lesse ad alta voce una volta arrivata davanti alla porta dell'appartamento.

Ricordò quando appena una settimana dopo essersi trasferita lì, Niccolò le fece trovare quel piccolo particolare una volta tornata da scuola.
Non si aspettava di certo di ritrovarsi il suo cognome fuori la porta, e anche se apparentemente una piccolezza, la rese molto contenta.
Prese un bel respiro e fece scattare le chiavi nella serratura, per poi mettere appena un piede in casa.
Era tutto buio e spento ovviamente, nessuno ci aveva più abitato dopo di loro, e forse era anche un bene, non era cambiato nulla.
Passò per poco un dito sul divano, sfregandolo poi con un altro per togliere la polvere.
Come sempre la cucina era collegata al salone con un arcata, e quindi riuscì ad intravedere anche quella.
Iniziò a vedere come delle immagini intorno a lei, tutto sembrava così strano..
Per un momento nella sua testa risuonò la risata di Niccolò quando sbagliò il tipo di pasta da cucinare, confondendo gli spaghetti con le pennette; alla fine conclusero quella vicenda con un bacio sulle labbra ed una carbonara di troppo.

Per un momento nella sua testa risuonò la risata di Niccolò quando sbagliò il tipo di pasta da cucinare, confondendo gli spaghetti con le pennette; alla fine conclusero quella vicenda con un bacio sulle labbra ed una carbonara di troppo

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