Sei felice e non lo sai

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"Sara lo so che ci conosciamo da poco, però credimi, puoi fidarti."

"No nulla Sarè, mi mancavi.."

"Credo di essere innamorato di te, Sara"

"Mi hai proprio fatto perdere la testa piccolè"

"Mi stai dando un motivo per sentirmi vivo"

"Lo sai che ti amo Sara"

"non ho mai voluto qualcuno nella mia vita come voglio adesso te"

"Ci sarò comunque vada, lo sai"

"Hai una parte di me così grande che niente potrebbe impedirmi di amarti ancora"

"Prima della musica sei tu il mio traguardo"

"Ti amo pure da lontano"

"Sposami."

"Vuoi essere la mamma dei miei figli?"

"Per sempre sarà, te lo prometto."

Certi momenti li hai impressi nella testa molto più di altri; certe frasi, certi attimi, certi secondi dove il mondo smette di girare ed esiste solo ciò che tu stai vivendo senza neanche rendertene conto.
"sei felice e non lo sai".
Spesso ne sei consapevole, spesso no, ma se quel momento ha un valore più forte di altri lo capisci solo dopo, ne acquisisci consapevolezza.
Era raro che Sara non provasse nulla, che si trovasse a fissare un punto vuoto senza mai distogliere lo sguardo.
Con il volto rigato ancora dalle lacrime terminate, le labbra schiuse e rossastre per averle mordicchiate date le emozioni negative, gli occhi così rossi da fare un contrasto forte con l'azzurro dei suoi occhi, il capo poggiato ad un mobile della cucina, e solo una voce nella sua testa.
Sentiva quelle frasi di Niccolò risuonare nella mente come tamburi, una dopo un'altra, in ordine di tempo, senza staccare un secondo.
Poi all'improvviso sentiva la sua risata e smetteva di respirare per qualche secondo, dipendeva a respirare quando lo sentiva parlare, quando provava a sentire ancora il tocco delle sue mani, il sapore delle sue labbra e il contatto del suo corpo tanto vicino al suo.
Si era vista passare la vita davanti, rendendosi conto di quanto senza quell'anima sarebbe stata vuota e misera, perduta.
Non aveva mai neanche immaginato esistessero le emozioni che stava provando, neanche ci teneva, e in quel momento specialmente, sarebbe potuto crollare il mondo ma lei aveva solo un nome davanti agli occhi.
Non aveva spazio per nulla, neanche per il sangue del suo sangue, non esisteva più niente, tranne ciò che le era rimasto, semplicemente una data e un orario.

"-tuo niccolò
21 marzo  9.36 am"

[...]

«Sara calmati va bene, siamo quasi arrivati, tu sei per strada?»

«Adriano non dirmi di stare calma, sono in aeroporto adesso, ma ti prego fai in fretta»

«ho capito, dieci minuti e ci siamo»

Ci sono tante definizioni di "essere forte", ma se in quel momento qualche narratore esterno avesse potuto descrivere quest'espressione, Sara che si asciugava le lacrime ormai distrutta, che si alzava dal pavimento e iniziava a cercare sul pc qualsiasi volo programmato da Niccolò per quel giorno, poteva essere una definizione.
Ragionare col cervello non è facile in queste situazioni, il primo istinto è sempre quello di mandare tutto all'aria più di quanto già lo sia, e mai penseresti ad un'ipotetica soluzione.
Non c'erano voli che Niccolò avesse in sospeso per quella giornata, il che stava a significare che non era stato lui a prenotare, ma l'orario parlava molto più chiaro di lui.
Erano appena le dieci e dieci di mattina, non si può prendere un'aereo senza almeno un'ora di check in e un'altra per aspettare che ci sia l'imbarco.
Non sapeva nulla, né quale fosse l'aeroporto, né quale fosse il volo e dove fosse diretto, né cosa avesse fatto nel caso avesse visto Niccolò davanti ai suoi occhi.
Dire che era ormai fatta a frantumi era un parolone, eppure aveva cercato di racimolare più pezzi possibili in pochi secondi e fare la prima cosa che le diceva il cuore.
Non la testa, ma solo quell'organo che batteva il doppio più veloce quando lui passava nei suoi pensieri.
Aveva il cuore spezzato, ma sapeva che il collante poteva essere solo in un punto, e se il cervello era andato a puttane un'ora prima non poteva lasciare che lo facesse anche quel che rimaneva del suo cuore.

«mi scusi..» balbettò non appena si sentì scontrare con la spalla di una donna, non se n'era neanche accorta.

Ogni volta che qualcuno la guardava stranito per le condizioni in cui era, ogni volta che scontrava con uno sconosciuto scusandosi di getto, ogni volta che si guardava intorno e non lo vedeva, perdeva pezzi di sé sparsi intorno.
Lo cercava in tutti gli occhi, in tutti i corpi, eppure non trovava nulla se non sconosciuti su sconosciuti.
Voleva solo guardarlo, pensare che non fosse troppo tardi, sedersi un attimo e realizzare ciò che aveva appena vissuto.
Sapeva che se avesse mollato un solo secondo si sarebbe fatta prendere così tanto dal dolore che non si sarebbe mai rialzata, e quindi non ci pensava neanche.

«scusi, quali voli ci sono stati dalle nove di questa mattina in poi?» domandò ad una guardia nel reparto vicino al check-in, sperando che almeno quest'ultima sapesse qualcosa.

«sono sul tabellone signora, per adesso sono sono partiti solo quelli per parigi e per madrid ad un'ora di distanza dall'altro»

Sara osservava il tabellone chiedendosi dove fosse, dove dovesse andare..
Vide però un solo volo da lì e un quarto d'ora, svizzera, compagnia privata.

«quella è la stessa compagnia che parte per l'America, giusto?» chiese ancora riconoscendo subito quell'aereo, se solo avesse contato le volte in cui ci era salita in tre anni della sua vita avrebbe perso il conto.

«Sì, ci sono eccezioni anche per voli in Europa comunque, ma ha bisogno di qualcosa in particolare signora?»

Ho bisogno di lui.

«La prego ho bisogno che mi faccia passare, probabilmente la persona che cerco è nel gate, tra un quarto d'ora partirà e non deve assolutamente muoversi da qua»

«ma non pos..»

«è importante, può accompagnarmi e rendersene conto ma la prego non ho più tempo»

Sembrava letteralmente disperata, mai in vita sua aveva avuto così tanta paura da non vedere più un solo punto di luce.
La guarda nascose un espressione troppo dispiaciuta nel vederla in quella maniera, si chiedeva tanto cosa ci fosse dietro.
Fece segno a Sara di seguirlo, e dopo aver attraversato alcuni corridoi esterni, fatto passare Sara sotto i raggi per controllare che fosse apposto e aver dato uno sguardo in giro, finalmente si ritrovò dopo il gate.
Proprio in quel momento Adriano le scrisse dicendo che erano appena arrivati, ma nonostante le dispiacesse quello era l'ultimo dei pensieri.
Continuava a guardare, a chiedere permesso tra le persone per passare avanti..
Camminava e camminava, voleva vedere quei due occhi farsi spazio tra la gente e dirle che era tutto okay, che insieme potevano ancora superare tutto ciò che avevano davanti, lasciare che tutto finisse nel migliore dei modi.

«signora dovrebbe essere l'aereo appena partito quello dove si trova la persona che cerca, vede»

Voltò lo sguardo verso le vetrine, ed effettivamente un aereo era appena decollato.
Ma non poteva essere possibile, non poteva, lei sapeva che niccolò era ancora là.
Si portò le mani tra i capelli e socchiuse gli occhi per un secondo, doveva solo pensare.

«è una compagnia privata, le compagnie private non hanno mai la stessa corsia, sicuramente stanno ancora attendendo di imbarcarsi, ne sono sicura» disse girandosi e rigirandosi, dove a essere lì, per forza.

«attenzione, ricordiamo ai passeggeri di affrettarsi per l'imbarco del volo diretto in svizzera delle dieci e trenta, ultimo avviso, il terminal si trova nello spazio B12»

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