Un bigliettino dai baci Perugina

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Avete presente quando va tutto così bene che un bigliettino dai baci perugina potrebbe solo migliorare la giornata?
Ecco, non era esattamente il caso di Sara.
San Valentino era passato da più di un mese, ma come ogni gravidanza, la sua voglia di dolce si azzerava totalmente.
Gli sembrava di vivere nove mesi nei panni di Niccolò ogni volta, possibile che fosse lei a subirsi il parto e poi i bambini erano tutti il papà?
Diciamo che non le era mai dispiaciuto più di tanto, ma quando la mattina successiva in studio si ritrovò sulla sua scrivania personale un pacchetto di cioccolatini Perugina, sospirò e se lo rigirò qualche secondo tra le mani.

«vorrei che fossero da parte tua, ma anche a San Valentino mi prepari sempre la carbonara» ragionò ad alta voce sforzando un sorriso.

Stava davvero iniziando a parlare da sola?
Beh, comprensibile, dato che non riusciva e non voleva sfogarsi con nessuno.
Poggiò il pacchetto in un cassetto e indossò di fretta il camice, quella mattina avrebbe controllato il percorso di Marta da un punto di vista più specializzato, non aveva tempo per pensare a dei cioccolatini.
Camminò molto distratta per i corridoi, anche in ascensore diverse college e infermiere le fecero gli auguri per la gravidanza, che con suo stupore stava procedendo liscia come l'olio.
Non che fosse un male, anzi, ci aveva sperato dal primo istante di non perdere il bambino, ma dopo tanti anni era strano vedersi di nuovo col pancione che sbuca dai vestiti.

«ehi stellina, in tema oggi?» esordì appena mise piede nella stanza, notando che Marta aveva una piccola spilla a forma di stella sulla maglia.

«oh.. già.
Sai la dottoressa del reparto ginecologia?
L'ultima volta che mi ci hai portato prima di risalire me l'ha regalata, diceva che l'aveva fatta a mano la mamma di uno dei bimbi al nido.
Volevo.. una specie di portafortuna, ecco» raccontò la ragazza con un sorriso impacciato sul volto.

«stai tranquilla che va tutto bene, anzi.. aspetta un secondo, sono qui fuori»

Sara bloccò la sua frase dato che ricevette una chiamata dal cellulare, di solito nessuno la chiamava mai mentre aveva dei turni.

«mamma?» disse Angelica dall'altra parte del telefono.

«che è successo? Amore lo sai che a quest'ora sono a lavoro e..»

«è successo che tuo figlio è un deficiente, mi dici in che reparto stai che devi fargli una medicazione veloce?»

La bionda schiuse le labbra incredula di quel che aveva sentito, perché doveva medicare Simone?

[...]

«ringrazia che quel coltellino non te l'abbiano lanciato in un occhio, cretino»

«Angè se ti lamenti di nuovo ti spedisco a Londra col corriere di Amazon»

«smettetela voi due, siamo in un ospedale, non a casa vostra e dovreste avere sedici e vent'anni se la memoria non mi inganna, non siete bambini da un pezzo»

Sara dovette interrompere necessariamente quel battibecco creato appena dai suoi figli, che ovviamente nonostante si volessero molto bene, erano particolarmente propensi a scannarsi su qualsiasi punto di vista.
Sanò definitivamente le ferite, e poi controllò che i due punti sopra il sopracciglio fossero ben saldati.

«adesso andate a casa, appena torno tu mi spieghi che hai combinato» si raccomandò con entrambi, ma appena tentò di varcare la porta, subito un corpo molto più grande del suo la sbarrò.

I due fratelli si scambiarono un occhiata nel vedere il signore che avevano davanti, il quale non aveva per nulla intenzione di schiodare gli occhi dalla loro madre.

«dovrei parlarti» disse Federico schiarendosi la voce.

Sara si guardò intorno, osservando ancora Marta sul suo lettino che aveva forse atteso fin troppo, poi riportò lo sguardo sul suo collega.

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