Difficile da mandare giù

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«la malattia è al secondo stadio, tra questo e il prossimo possiamo e puoi adoperare, un'altra settimana e non avremmo più avuto neanche il tempo di rendergli meno doloroso l'ultimo respiro»

dodici ore e diciassette minuti erano le ore in cui alcune persone non avevano neanche osservato per sbaglio la luce del sole o il chiaro di luna che da poco aveva preso il suo posto, non che nelle loro menti anche solo un po' di luce avrebbe dato l'unica notizia che poteva essere utile, un po' di speranza.
Tre medici, i migliori di tutta la penisola, due cari amici che ancora attendevano al di fuori di quelle mura, Sara col primo camice recuperato non appena messo piede in quel luogo, e l'unica anima di cui avesse un minimo interesse in quel momento.
La bionda socchiuse lentamente gli occhi provando a trattenere le lacrime per quanto possibile, nonostante quello fosse un momento di grande tristezza, l'accenno di un minimo di speranza le stava regalando l'ultimo motivo per non lasciarsi totalmente andare.
Osservò il volto di Niccolò sdraiato e dormiente di fianco a lei, mentre di tanto in tanto una piccola presa più stretta le ricordava che era ancora lì con lei.
Avrebbe anche solo voluto avere il tempo di parlargli, di chiedergli uno dei tanti "perché?" che le vagavano per la testa, ma quando chiamandolo da dietro e scontrando tra le sue braccia con tutta la fretta del mondo lo sentì venir meno, rimpianse quegli occhi sbalorditi e lucidi che l'avevano osservata un istante prima di perdere i sensi sulle scale di un aeroporto.
Si chiedeva se in quel momento incoscientemente la stesse odiando, se l'avesse salvato invece..

«senza giri di parole Sam, quante possibilità è tempo ha?»

«nel peggiore dei casi avrebbe sei mesi di tempo, ma non ci siamo arrivati ancora, le possibilità che una cura e un'operazione fatta bene riescano a risolvere la situazione stabilizzandola quanto più possibile ci sono anche se in modo discreto, bisogna solo agire con cautela e attenzione.
Capisco che la malattia di cui parliamo sia così rara che nonostante lo sviluppo tecnologico di almeno vent'anni la cura oramai scoperta non sia neanche a conoscenza di molti, ma credo non abbia ascoltato pareri abbastanza esperti, probabilmente solo un medico anziano o poco informato gli avrebbe consigliato un'opzione come il suicidio assistito pensando non ci fosse speranza, come anni fa.»

Un cenno di testa, un ringraziamento che pur se veloce davvero sentito, e poi una porta che si chiudeva alle sue spalle.
Sara rimase la sola in quella stanza oltre Niccolò con le palpebre chiuse, e finalmente abbe la possibilità di lasciare che una sola lacrima le solcasse il viso in tranquillità, come se non le fosse neanche permesso di sfogare il modo in cui stava male.
Poggiò delicatamente il capo sulla parte sinistra del suo petto e ascoltò in silenzio il suo cuore battere in modo regolare.
La sola idea che quel rumore potesse cessare da un momento all'altro le trafiggeva il cuore molto più di tutta quella situazione per intero, e si ritrovò ad apprezzare anche se in modo minimo quell'istante così prezioso.
Si accorse di esser rimasta in quella posizione per forse troppo tempo quanto la porta dietro di lei si spalancò, mostrando una ciurma di ragazzi che conosceva bene in lacrime, nel più totale panico.

«che significa!?» pronunciò Angelica con un fogliettino stropicciato tra le mani e l'aria di essere totalmente distrutta in volto.

Alle sue spalle c'erano Simone, Marta e Cristian che teneva stretta una mano alla sua ragazza per fermarla, dato che fosse per lei in quel momento si sarebbe catapultata immediatamente su suo padre.
Sara si sentì così impotente in quel momento come non mai.
Non sapeva neanche spiegare a sé stessa tutto ciò che era appena accaduto, e se solo pensava di dover spiegare ai suoi figli tutto ciò e rassicurarli dove nemmeno lei era sicura, le si formava un vuoto dentro così grande da farci passare un universo.
Si morse il labbro trattenendo le lacrime e li abbracciò tutti e tre così forte da sentir le braccia venir meno; sentiva le sue due bambine singhiozzare senza neanche trattenersi e suo figlio tentare di dare un minimo di contegno alle sue lacrime, sapeva dentro di sé che sarebbe arrivato anche quel tipo di dolore.

[...]

«mangia almeno questo, è da ieri sera che non tocchi cibo e sono le undici di sera passate»

Angelica osservò Cristian che le allungava una tavoletta di cioccolata appena presa alle macchinette per farle mettere qualsiasi cosa sotto i denti, ma ormai consapevole della risposta, alla prima negazione con la testa sospirò arreso.
Stava per prendere posto di fianco a lei, ma notando che Sara era appena uscita dalla stanza, lasciò un bacio sulla fronte della bionda e si allontanò per lasciarle parlare in pace.

«è sveglio?» domandò lei fissando un punto vuoto di fronte, mentre intanto sua mamma prende a posto affianco.

«ha a mala pena aperto gli occhi, credo sia per lo più stanchezza però»

Sara cercò di farsi tutto il coraggio del mondo per dire qualsiasi cosa, doveva farlo, doveva cercare di tranquillizzarla e mettere per un momento da parte sé stessa.

«Non ho idea di cosa papà ti abbia scritto in quella lettera come in quella per Simone, posso immaginare le infinite parole meravigliose che ti porterai dentro per sempre, come quelle taglienti che faranno altrettanto.
Mi sono svegliata anch'io così, ma non mi sento di paragonare niente perché tu hai vent'anni e hai preso il primo aereo oltre mare per venire solo a chiedere uno straccio di spiegazione che non ti era stata data, e ti capisco meglio di quanto tu possa pensare.
Appena vorrete vi spiegherò tutto nei minimi dettagli, per quanto so ovviamente, ma ora voglio solo che vi tranquillizzate perché in questo preciso momento papà è stabile e ci sono ottime possibilità che lo sia da qui ad anni a venire, mi serve solo un unico favore da parte vostra.
So che vostro padre è sempre stato la vostra spalla forte e mai vi sareste immaginati di trovarvi senza un punto in cui poggiarvi, ma adesso che ha meno forza vi chiedo solo di non perdere la calma e di dargliene quanta più possibile perché ne ha bisogno.
Non so neanche con quale forza io ti stia dicendo questo perché io in primis sto faticando a cercare di rimanere neutra a tutta questa situazione, ma so che la mia bambina pure se ormai tanto grande scalerebbe il mondo per il suo papà, vero?»

Angelica ancora fissava il pavimento incapace di proferire parola, e appena Sara la strinse lievemente in un abbraccio, si sentì veramente di nuovo una bambina che necessitava della sua mamma e del suo papà molto più di quanto avrebbe mai immaginato.
Pianse fino a non aver più lacrime, fino a rimanere poggiata al petto di Sara che le accarezzava i capelli e le lasciava tutto il tempo per riprendersi.

«mamma devo dirti una cosa..» sussurrò asciugandosi le lacrime e tirandosi su con la schiena, senza neanche il coraggio di guardarla negli occhi.

Sara la incitò a parlare, e più volte Angelica provò a proferire parola, eppure ogni volta le si bloccava qualsiasi frase.
Sua madre le alzò il viso per il mento osservandola negli occhi per qualche secondo, e per un attimo le parve di riconoscere quell'espressione già vista..

«Angy sei incinta?»

Dal silenzio calato nella sala dopo quella domanda comprese di conoscere forse sua figlia meglio delle sue tasche, eppure mai avrebbe desiderato che nuovamente ad una domanda del genere le si presentasse davanti un volto pieno di lacrime.

«è una settimana che lo so e non sai da quanto lo abbiamo atteso e cercato io e cristian, per una volta stava andando tutto maledettamente bene, ma mi è crollato tutto quanto addosso quando ho letto la lettera di papà..
Ho provato a pensare come potesse sentirsi questa piccola creatura che mi porto in grembo se un giorno per qualsiasi motivazione dovessi lasciarlo, ho pensato al fatto che non avrebbe mai conosciuto papà, il nonno più buono e dolce del mondo come era stato per me un padre, e non so neanche con quale forza ho preso il primo aereo per venire qui..
Ho paura mamma veramente, mi sembra di avere ancora diciotto anni quando parlo così, non so neanche da dove partire..»

«Tuo padre non ti lascerà mai, né lui né io, ho giurato a me stessa, a lui e a voi che farei e farò più dell impossibile per guardarlo vivere ancora con noi per sempre, ma indipendentemente da come andranno le cose l'amore incondizionato che proviamo per voi non morirà mai, neanche provandoci in tutti i modi.
Siete più noi di noi stessi, e se pensi che sia la fine di una vita a farci smettere di esistere quando abbiamo messo al mondo voi ti sbagli, perché vediamo camminare ogni giorno pezzi del nostro cuore, una per casa, uno e un'altra dietro un pallone da basket e la prima in giro per il mondo, e questo è per sempre.
Mi dispiace che un momento così bello sia stato sballato da una notizia così difficile da mandare giù, ma ti giuro che con tutta me stessa proverò a farci essere di nuovo tutti felici, per quanto più possibile.»

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