Londra te fa diventà più acida piccolè?

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«come va lassù?» domandò Niccolò mettendo più forza nelle braccia.

«mi mancano due stelline, Simo?»

«n'attimo n'attimo, vedi te se me devono mette' pure a ritaglià le stelline»

Il moro dovette trattenersi dal ridere per la poca voglia di collaborare da parte di Simone, e da un certo punto di vista era anche giustificato, quel pomeriggio era stato svegliato nel bel mezzo del sonno solo perché servivano due mani in più.
Erano passati più di venti giorni da quando Marta aveva accettato di prepare un piccolo spettacolo per i bimbi dell'ospedale, ormai era il 21 giungo ed era tutta la mattinata e la sera prima che stavano preparando una parte del secondo piano.
Niccolò aveva scritto una canzone con l'aiuto di Marta e dei bambini, era un testo ispirato alla storia di Aladdin, i bimbi l'avrebbero cantata seduti su delle sedioline e suonando dei piccoli strumenti.
Era un bel passatempo anche per loro tre volte a settimana vedersi e stare a contatto per imparare la canzone, si distraevano dalle cure e dal pesante trascorso in un ambiente poco adatto a delle piccole creature; oltretutto i loro dottori avevano già ringraziato svariate volte Niccolò e Marta perché appunto i bambini erano meno stressati e reagivano meglio ai loro percorsi di cura.
In quel momento la ragazza era sulle spalle di Niccolò per sistemare con la colla alcune stelline sull'arcata superiore del piccolo palco, e stava attendendo che Simone gliele portasse altre.

«ma non potevate chiamare Ludovica?» chiese Simone passando le due stelline a Marta.

«Ludovica e le altre infermiere del piano stanno organizzando nell'atrio la festa in maschera dopo le nove, come ogni anno, certo che quando tua mamma parla dormi eh»

Ormai era una tradizione che ogni anno il 21 giugno si celebrasse una festa in maschera all'ospedale per più motivazioni.
Innanzitutto per dare anche qualche ora di pausa ad ogni dottore e dipendente di quel posto per aver lavorato costantemente anche quell'anno, poi perché era anche il giorno d'apertura dell'ospedale, quell'anno era precisamente il trentacinquesimo anniversario.
All'inizio Marta era un po' preoccupata dato che pensava che i due eventi si accavallassero, ma poi Sara l'aveva tranquillizzata dicendogli che c'era un'ora di tempo in mezzo ai due, quindi avrebbero sicuramente potuto prepararsi.

«ah già.. pa' hai deciso cosa metterti?»

Niccolò si soffermò un po' sul rispondere, in realtà non sapeva neanche se partecipare.
Alla festa sarebbero stati presenti tutti i dipendenti dell'ospedale e poi un accompagnatore ciascuno, aggiungendo qualche entrata a parte, quindi anche Federico.
Con Sara la situazione non era neanche al cento per cento stabile, non voleva rovinarsi la serata.

«no» rispose cacciando un sospiro e facendo scendere Marta dalle sue spalle, adagiandola su una sedia per non farla affaticare troppo.

Ammirava da morire la forza e la voglia di fare di quella ragazza, aveva trascorso quei giorni in un ottima compagnia.

«Marta, qui fuori ho visto la mia mamma, quando incominciamo?» domandò una vocina sotto di loro attirando l'attenzione dei tre.

I bimbi erano seduti sul palchetto a ripetere la canzone e a giocare buoni buoni in attesa che entrassero i loro genitori per assistere allo spettacolo, quindi una bambina si alzò domandando.

«qui è tutto pronto, voi andate dietro al palchetto e facciamo entrare tutti i genitori, siete pronti bimbi?» chiese quindi la ragazza in risposta, tutti i bambini esordirono con un "sì".

Ben presto ogni genitore prese posto su una sedia attendendo con ansia di vedere la loro piccola creatura esibirsi; ognuno di loro era consapevole che se il proprio figlio era lì qualcosa non andava, ma almeno per qualche ora li avrebbero visti spensierati e felici, almeno per un po'.

[...]

«ragazzi davvero grazie mille, i bimbi sono stati bravissimi e ognuno di loro è tornato in camera per dormire contento e sereno, i genitori anche meglio, non so come ringraziarvi per il vostro impegno» parlò la dottoressa di fronte ai tre ragazzi, colei che aveva proposto il progetto dal primo momento.

Era andato tutto bene, Marta era davanti ai bimbi per assicurarsi che non sbagliassero le parole, Niccolò aveva suonato la base al piano, Simone teneva la mano ad un bimbo che all'ultimo minuto aveva scoperto di avere il panico da palcoscenico, e nulla era andato nel verso sbagliato.
Niccolò aveva visto distrattamente Sara osservarli poggiata ad un muro durante l'esibizione, aveva un mezzo sorriso a labbra serrate e teneva una mano sulla pancia; ovviamente non potè soffermarsi troppo su di lei, ma notò che cambiò corridoio poco prima che finissero di cantare e suonare.

«grazie a lei davvero per aver preso iniziativa, è stato il mese migliore della mia vita qui dentro» disse la bionda senza trattenersi da un sorriso, per poi sentire il braccio di Simone circondarle le spalle e stamparle un bacio tra i capelli, era stato una delle persone a starle più accanto proprio per far andare tutto bene.

La dottoressa salutò Marta, e quest ultima non perse secondo per voltarsi verso l'altra persona che aveva reso realizzabile tutto questo.

«Nic davvero grazie per tutto, mi hai in pratica sopportato quasi tutti i giorni e non ti obbligava nessuno a farlo, grazie grazie grazie»

Niccolò accennò un sorriso e allargò le braccia ritrovandosi subito la ragazza tra di esse, improvvisamente quell'abbraccio sembrò gratificare anche lui.
Non aveva avuto particolarmente modo di stare in contatto con Sara negli ultimi mesi, ma da quando corsero alle tre di notte all'ospedale e la vide vicino a Marta, aveva capito che quella ragazza aveva qualcosa di diverso.
Lei era diversa, era un piccolo sole, e capiva perfettamente perché Sara si fosse legata così tanto a lei.
Aveva un modo di fare tutto suo; ammirava la sua immensa forza nei momenti di totale debolezza, ammirava il suo apprezzare ogni piccola cosa che le donava la vita senza sprecare neanche un attimo.. e lui era consapevole che adesso avendoci passato un pezzettino delle sue giornate in tutta la vita, non avrebbe dimenticato facilmente quegli occhietti blu mentre scrivevano canzoni.

«e di che piccoletta, a ogni principessa il suo spettacolo, no?»

Marta sorrise imbarazzata per quella frase, ma Niccolò non ebbe proprio la stessa reazione, dato che appena qualche secondo dopo gli arrivò una sberla dietro la nuca.

«ciao Angè» disse Simone ridacchiando, e a quel punto il moro sbarrò gli occhi ritrovandosi sua figlia davanti.

«non posso stare un paio di mesi fuori che mi togli anche dallo stato di famiglia?»

Era da più di due mesi che non vedeva il viso della sua bambina, eppure era ancora rincitrullito da quel colpo prima ricevuto come bentornata.

«tranquilla Marta non è colpa tua, tanto papà non ha più una sola principessa da un po' eh?» continuò la bionda incrociando le braccia al petto, aveva indubbiamente saputo che Sara era ormai incinta di una femminuccia.

«Londra te fa diventà più acida piccolè?
Guarda che dovresti metterci lo zucchero nel thé, vedi che t'addolcisci un po'» rispose prontamente suo padre incrociando le braccia al petto e guardandola con aria di sfida, consapevole di farla incavolare ancora di più.

«tranquillo ho ancora una buona istruzione e bevo birra pure lì, adesso ringrazia che lascio perdere il tuo palese tradimento nei miei confronti e vieni con me a prepararti»

«dove devo venì scusa?»

«amo' era questo giusto?»

Tutti si voltarono verso il corridoio opposto, osservando la figura di Cristian che teneva tra le mani uno smoking nero e poi sulla spalla una maschera del medesimo colore.

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