Tutto punto e a capo

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Erano almeno dieci minuti che Sara vagava con l'auto in un quartiere che non conosceva neanche lontanamente.
Prima di scendere aveva afferrato al volo una giacca così da non essere al massimo dell'indecenza, ancora non aveva capito il perché Niccolò non le avesse dato neanche il tempo di cambiarsi e rendersi presentabile.
Conoscendolo non era particolarmente preoccupante quando non aveva un minimo di pazienza; quando faceva qualcosa di speciale, anche se non particolarmente grande, ne aveva sempre meno di zero.
Quello che non sapeva però, era che aveva davvero combinato qualcosa di grande quella volta.
La posizione l'aveva diretta verso il centro di questo quartiere, ad un indirizzo specialmente.
Fortunatamente non c'era quasi nessuno a quell'ora, non assomigliava ad uno di quei quartieri abitati del centro dove c'era casino a tutte le ore, anzi.

«nic? Sono arrivata, dove sei?» parlò Sara appena gli squilli del cellulare cessarono lasciando spazio alla voce di Niccolò.

«sei davanti ad un palazzo bianco, giusto?» chiese il moro ricevendo una risposta positiva.

«vedi che il cancello principale è aperto, entra e poi arriva al quarto piano»

Per la milionesima volta in una giornata, mentre Sara scendeva e chiudeva l'auto, sperò vivamente che non ci fosse nessuno ad ammirare come fosse conciata quella mattina.
Si strinse nel giacchetto chiaro e poi attraversò l'entrata, non notando nessuno intorno a lei.
Era tutto in ordine, con un bel profumo tra le mura dei corridoi, illuminato, pulito, come se fosse tutto nuovo.
Si poggiò ad una parte dell'ascensore attendendo quei cinque secondi sperando che Niccolò non ne avesse combinata una delle sue, nonostante non avesse brutte sensazioni, era seriamente imprevedibile.
Arrivò al quarto piano, che al quanto pare era anche l'ultimo, è tutto ciò che trovò fu una porta aperta.

«nic?» chiese alzano il tono della voce per farsi sentire, ma nulla.

Non poteva averle chiesto di salire al quarto piano senza una ragione, e magari quella porta aperta stava a significare che qualcuno doveva entrarci.
Fece un passo in avanti e si guardò intorno più volte, nell'appartamento non c'era il minimo segno che ci fosse qualcuno quotidianamente o anche solo in quel momento.
Nonostante stesse provando ad immaginarsi cosa aveva combinato Niccolò, non potè non notare la bellezza del posto che la circondava.
Quasi tutto si aggirava sui toni del bianco, grigio chiaro, da alcune stanze si intravedeva qualche colore sul beige.. aveva sempre amato quel tipo di case perché erano sempre luminose anche in una giornata strapiena di pioggia e tuoni.

«sei scesa davvero in pigiama alla fine»

Si voltò di scatto notando Niccolò che usciva da una stanza e poggiava le chiavi della sua auto su un tavolino, il tutto con un sorrisetto divertito per la situazione che gli si era parata davanti.

«deficiente» balbettò Sara incrociando le braccia al petto, era prevedibile una solita battuta, ma il suo carattere un po' più acceso ultimamente le impediva di mordersi la lingua e lasciar perdere.

«come siamo acide, almeno una delle due è tranquilla?»

Il moro avvicinandosi si era abbassato all'altezza della pancia e, scoprendola dalla giacca leggera ci aveva stampato un bacio sopra.
Sara subito si sciolse a quel gesto, nell'ultimo periodo aveva capito quanto la mancanza di Niccolò si fosse sentita il doppio proprio perché non ne necessitava solo lei, ma anche perché la creatura che cresceva dentro di sé giorno dopo giorno aveva bisogno dello stesso amore che avrebbe avuto sempre e ad ogni modo una volta nata.

«visto che sono particolarmente acida non è che hai una bella cacio e pepe da qualche parte, oppure un'amatriciana?» disse la bionda mordendosi il labbro e sporgendo il collo in avanti cercando con lo sguardo una cucina, ma tutto ciò che trovò davanti a sé fu Niccolò che rideva nuovamente.

Sei bella come Roma 3 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora