Io sono la tua Sara

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L'ultima volta che sembrò svegliarsi dopo un lungo sonno stretta tra le braccia di qualcuno, ricordava di avere su per giù dieci anni a stento.
La piccola Sara aveva letteralmente fatto un volo dalla bici andando troppo veloce, e man mano che dalle sue piccole ginocchia sbucciate usciva sangue, incominciò a vederci appannato.
Sembra un controsenso avere paura per tutta una vita del sangue e poi diventare una dottoressa, fatto sta che quel giorno Sara si risvegliò in ospedale, con il capo sul petto della sua mamma e le sue braccia che la stringevano forte, nell attesa che si svegliasse.
Quello fu il primo momento che le tornò in mente quando, aprendo gli occhi, si ritrovò circa nella stessa situazione.
Era stesa sul lettino di un ospedale e su quello non c'era dubbio, ma era lei ad avere qualcuno tra le braccia.
Si fece un po' di forza avendo ritrovato i sensi e si mosse, all'istante la persona che stava abbracciando si staccò.

«Sara! Stai bene» disse Marta gettando le braccia al collo alla sua dottoressa e stritolandola quasi per quanto avesse paura.

Lei ricambiò l'abbraccio, era ancora un po' stordita, ma non ricordava minimamente perché si ritrovasse in quella situazione.

«che è successo tesoro? Tu stai bene?» domandò infatti spostando qualche capello dal viso di Marta.

«sì certo che sto bene, cioè nella norma, sei tu che sei svenuta all'improvviso»

Dopo quelle parole, Sara iniziò a ricordarsi di tutto.
Del pianto smisurato appena Niccolò superò la soglia della porta, degli occhi rossi che iniziavano a bruciare, di quando si diresse in corridoio per arrivare a casa..
Da lì non ricordava nulla, ma Marta le spiegò che per un forte calo di pressione aveva iniziato a non reggersi più sulle sue gambe, anche per una botta di caldo improvvisa; un'infermiera vicina a lei l'aveva afferrata giusto in tempo prima che svenisse, per poi portarla nella stanza di Marta che era la più vicina a loro.
Nel ricordare tutto le venne un nodo allo stomaco che quasi le toglieva di nuovo il respiro, non riusciva a pensare che fosse seriamente crollato tutto in così poco tempo.
Forse la parte peggiore era che stava per sistemare tutto, se Federico non l'avesse bloccata probabilmente in quel momento tra lei e Niccolò le cose sarebbero già a buon punto.

«devo..devo andare a casa» parlò Sara tentando di alzarsi, ma la ragazza aumentò la presa.

«Sara ti prego no, aspetta...
Magari stai ancora male e svieni di nuovo»

«amore ma di che ti preoccupi?
Tranquilla ho le forze per arrivare a casa, ce la faccio»

Marta non intendeva per nulla staccarsi, e quando Sara sentì un singhiozzo uscire dalle sue labbra le si strinse il cuore.
Quella ragazza ne passava di tutti i colori ogni giorno e si preoccupava per lei più di quanto non lo facesse per sé stessa.
Chiuse gli occhi e le stampò più baci tra i capelli chiari, rendendosi conto di quanto quella ragazza che pochi mesi prima era solo una paziente, attualmente fosse troppo in più.

«tu.. tu non hai idea di cosa voglia dire vedere l'unica persona che si prende cura di te senza sensi, che non ti risponde, con gli occhi chiusi e il respiro troppo leggero.
O almeno spero che tu non sappia cosa voglia dire, ma io lo so quindi ti prego non farlo mai più» tentò di parlare la bionda tra un singhiozzo e l'altro contro la maglia di lei.

Sara sbattette un paio di volte le palpebre per non far notare i suoi occhi lucidi, forse perché era la prima volta che Marta le diceva in modo papale che non aveva nessun altro oltre lei, o forse perché lo stava ammettendo anche a sé stessa.

«non me ne vado amore, non ci pensare più» sussurrò chiudendo gli occhi.

Rimasero per qualche minuto nella stessa posizione, senza muoversi di un millimetro.
La mente di Sara vagava alla preoccupazione per Marta a quella per Niccolò, stava solo cercando un punto in cui la sua vita non stesse andando completamente a rotoli.
Come se non l'avesse appena pensato, sentì qualche secondo dopo dei calcetti sul basso ventre, calcetti belli forti, i quali le fecero stringere i denti ma anche curvare le labbra in un lieve sorriso.

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