Spaccarsi in due con un colpo netto

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To be continued...

In tutti i mesi in cui Sara dovette trascorrere i suoi turni di lavoro con Federico, quasi mai l'aveva visto in quel modo.
Osservando le profonde occhiaie sul suo volto sembrò essere semplicemente molto stanco, magari successivo ad un turno di notte come spesso capitava anche a lei.

«ho bisogno di parlarti e tu neanche mi ascolti» disse il biondo scompigliandosi i capelli con una mano.

«Federico ti prego non è il momento, possiamo parlarne domani?» domandò lei in risposta, sembrava che il destino si divertisse a tirarle brutti scherzi.

«stai andando da lui, vero?»

Sara in quel momento non rispose, eppure inarcò un sopracciglio stranita nel vederlo poggiarsi alla scrivania quasi.. sconfortato.
Aveva assolutamente fretta, ma voleva capire cosa avesse spinto Federico a comportarsi in quel modo.

«non ci crede nessuno al "è stato solo un litigio normale", o almeno non ci credo io.
Probabilmente per te sono trasparente ma tu per me non lo sei, e lavorando insieme ogni giorno per Marta mi accorgo di tante cose a cui tu nemmeno fai caso.
Potrai dire quello che vuoi, ma anche le infermiere pettegole di questo ospedale hanno notato che non va per niente tra te e.. dovrebbe chiamarsi Niccolò.
Stai qua da prima dei tuoi trent anni e sembravate la dottoressa innamorata del paziente; mentre invece da quando ci sono io l'unica volta che vi ho beccati insieme in più ci cinque mesi era a litigare, neanche alla leggera» argomentò lui gesticolando di poco con una mano, e il silenzio da parte di lei gli diede una risposta più che sufficiente.

«perché?»

«cosa perché?»

«perché sembra trattarti una merda e scegli comunque lui, mentre invece io che mi sforzo anche solo nel salutarti nel migliore dei modi sono un vetro trasparente quando sono davanti a te!?»

Quella volta Federico alzò la voce, quasi frustrato da quella situazione.
Come Sara aveva intuito fin da subito, la definizione per lui non era di certo uomo sposato, anzi, "tipico uomo non sposato"
E infatti le sembrava un adolescente al liceo che le confessava di essersi preso una cotta..
Non sapeva neanche cosa dire, in realtà non perché credeva che Niccolò le desse meno di lui, ma perché non si aspettava assolutamente una confessione del genere.
Fatto sta che sentì quasi il pavimento volatilizzarsi sotto i suoi piedi quando le sue labbra presero contatto con altre, altre totalmente sconosciute alla sua memoria.
Erano talmente tanti anni che sentiva lo stesso sapore ad ogni bacio.. avrebbe riconosciuto quel tocco ad occhi chiusi, ma non era in quel caso.
Era abituata a sentire spesso il sapore leggero di tabacco, i primi tempi le dava fastidio un bacio da Niccolò appena dopo aver fumato, ma con gli anni non ci faceva nemmeno più caso.
Federico invece le dava l'impressione di non aver mai toccato una sigaretta, ma era l'ultimo particolare a cui doveva basarsi.
Con i piedi cercò di andare indietro, ma dato che i suoi polsi erano stretti dalle sue mani, non riuscì neanche a fare un passo.

«Federico no..» cercò di dire serrando le labbra, ma non riuscì ad allontanarsi neanche con la forza.

Ringraziò mentalmente qualsiasi cosa l'avesse separata da lui pochi secondi dopo, ma appena si rese conto che era un qualcuno, per pochi secondi le mancò il fiato.
Federico si teneva la parte fra la mascella e la guancia con una mano, Niccolò davanti a lui era già pronto ad avvicinarsi nuovamente.

«posso sapè che cazzo ti dice questa testa bacata!?» disse alterandosi, probabilmente a breve avrebbe ricompiuto la stessa azione di poco prima, se solo due braccia esili non gli avessero circondato il corpo nella speranza di risolvere qualcosa.

«ah non lo so, mi sembrava pure che ci stesse, non farmene tanto una colpa»

«ma fammi il piacere! Tra un po' le spezzavi la mano pur di non farla staccare!»

Uno dei pregi più grandi di Niccolò, perché non avrebbe potuto definirsi in altri modi, era che mai davanti a nessuno avrebbe messo in cattiva luce o avrebbe attaccato le persone che amava.
Per lui era importante indipendentemente dalla situazione proteggerle, se avevano effettivamente sbagliato magari avrebbe anche dato di matto, ma solo quando non erano davanti agli altri.
Lo riteneva un gesto essenziale, almeno per com'era fatto.
Se lui era il primo a dare contro, anche le persone estranee di sarebbero sentite autorizzate a farlo, quindi non c'era nulla di più importante in quel momento.
Quando Niccolò allungò di nuovo il braccio nella direzione di Federico per farsi avanti, Sara poggiò la testa sulla sua schiena e strinse la presa.

«nic basta..» sussurrò sperando che davvero le desse ascolto.

Federico in quel momento ritenne come migliore scelta quella di cambiare drasticamente luogo, e anche quando prima di uscire cercò un contatto visivo con Sara, non se ne ritrovò neanche uno.
Niccolò attese appena qualche secondo, poi notando la porta chiusa si staccò bruscamente dalle braccia di lei, poggiando e reggendosi con le mani alla scrivania.

«mi.. mi dispiace davvero io-»

«sai qual è il punto della situazione, lo sai qual è, Sara!?
Che non hai più diciott'anni!
Perché prima se litigavamo e te ne andavi a bere in un locale del cazzo, nessuno veniva a farti la predica, perché è normale.
E invece io cosa devo ritrovarmi a vedere?
La mia donna sulla soglia di quarant'anni, incinta e con due figli grandi e cresciuti che se bacia n'altro come se fosse un'adolescente in preda agli ormoni, manco fossi stata in astinenza!»

«nic davvero è successo tutto un casino!
Io.. io stavo tornando a casa, ti volevo parlare perché non ne posso più di questa situazione e volevo provare a fare almeno un passo in avanti; ma poi Federico mi ha portata qui e.. »

Sara si bloccò sulle sue stesse parole, non perché fu lui a farlo, lo fece lei stessa.
Niccolò aveva gli occhi pieni di lacrime mentre teneva lo sguardo basso, non stava per nulla ascoltando quello che stava uscendo dalla sua bocca.

«non mi credi?» chiese lei poggiandogli una mano sul viso.

Le sensazioni che sentì quando Niccolò le spostò delicatamente la mano e la allontanò, le fecero capire quanto quel momento avesse segnato in rosso qualunque cosa.
L'aveva ferito, e in quei mesi se ci ragionava non era mai successo.
L'aveva fatto incazzare, ammattire, uscire di testa, ma non l'aveva mai ferito.

«ti amo nic, lo sai che ti amo, non puoi non esserne consapevole» replicò con voce inclinata e prendendogli nuovamente il viso tra le mani, e nonostante lui non l'avesse respinta, non reagì a quel gesto.

«io non ti amo Sara, è questo il punto»

C'erano tante parole di contorno da dire insieme a quella frase, e nonostante arrivarono, nulla vietò al cuore di lei di spaccarsi in due con un colpo netto sentendo poche e brevi parole.

«neanche per tutto l'oro del mondo potrei amare questa versione di te, strafottente, che non ci pensa due volte a fare qualsiasi cosa mi faccia male..
Sono sei mesi che spero anche solo in una parola da parte tua, dove spero che ti scusi per questo casino che tu hai causato, anche senza spiegazioni, mi basterebbe sapere che ti dispiace.. ma niente.
E la cosa che fa ridere è che l'immagine della Sara che amo più di me stesso mi spinge ad avere ancora una mezza speranza, ma tranquilla, ci hai pensato tu ad azzerarle»

Niccolò fece appello a tutta la sua forza di volontà per staccarsi dalle sue braccia e dirigersi alla porta, era distrutto, ma almeno quello doveva farlo.

«Niccolò che vuol dire, questo, che vuol dire» chiese lei gesticolando per intendere il discorso appena ricevuto.

«ti avevo detto che non ti avrei mai perdonata se fosse successo qualsiasi cosa con Federico, adesso prendila come ti pare»

[...]

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