Amerai il finale

754 43 19
                                    

«ehi! Non è corretto prendermi in giro solo perché tu sei nato a Roma e io no»

«scusa hai ragione, ma per me è la città più bella del mondo, e devo dire che il tuo accento di Milano si sente leggermente»

«beh, l'unica cosa positiva di stare qui allora potrebbe essere modificarlo a questo punto»

La conversazione di Marta e Simone venne interrotta, dato che Sara avendo concluso il "discorso urgente" con Federico per prima cosa pensò di tornare nella sua stanza.
Ebbero quasi dieci minuti, ma si sa che quando guardi un soffitto sperando che il tempo passi, spesso succede l'effetto opposto, e con una flebo attaccata al braccio non puoi fare a meno di non pensarci, di non sentire dolore e non pensare al peggio, sperando che questa volta vada bene, almeno questa.

«ehi tu, non importunare la mia paziente» disse ironicamente la bionda mentre metteva piede nella stanza, osservando anche l'orologio per controllare quanto tempo fosse passato.

«non la stavo importunando, stai parlando con un bravo ragazzo!»

«ti ricordo che ero io quella a darti gli omogenizzati a tre anni, mentre eri tu quello a lanciare i cucchiaini per aria, ah e sempre tu quello con due punti sopra l'occhio»

Marta scoppiò inevitabilmente a ridere per quel battibecco, sembravano avere un rapporto meraviglioso, e Sara sembrava, oltre che una dottoressa, principalmente una madre splendida.
Le sarebbe piaciuto vedere ogni mattina prima di andare a scuola un viso così gentile che le augurava di passare una buona giornata, forse non avrebbe migliorato la sua salute fisica di quegli anni ma sicuramente quella psicologica.
Tuttavia era grata che fosse la sua dottoressa, le andava bene anche così.
Simone sbuffò una risata e scosse la testa, probabilmente se sua madre avesse aperto argomento sul come si fosse procurato quella ferita si sarebbe subito incupito, invece per quel contesto neanche riuscì a rimanere serio.

«chiamo papà per farti venire a prendere? Io rimango qui fino a dopo cena» propose Sara afferrando il cellulare.

«mi aveva detto di dover andare in studio in realtà, come anche tutti i pomeriggi, no?»

«ehm.. sì, sì certo, cerco di ristringere l'orario e fare in tempo per le otto, basta che non ti muovi da qua» acconsentì infine, tralasciando il pensiero di essersi completamente dimenticata che oltre i loro problemi il mondo fuori andava avanti, sfortunatamente.

Notando che Marta stava bene e che le cure per quel giorno erano quasi concluse, una questione di minuti, si raccomandò con i due ragazzi di non fare assolutamente nulla di azzardato, poi si diresse nel suo studio avendo un dubbio che gli girava da quel pomeriggio in testa.
Entrando, osservò di poco la scrivania a cui era poggiato Federico, come se sentisse il suo spirito vagare ancora nella stanza per punzecchiarla.
Scosse la testa infastidita e aprì definitivamente il cassetto, per poi prendere quel pacchetto di baci perugina.
Questa volta lo aprì, prima lo aveva solo osservato fuori e svuotandolo completamente..

«finalmente» sospirò afferrando quel piccolo bigliettino.

"Non sono il tipo di uomo sposato, ma nel caso il tuo bambino ti faccia venire voglie improvvise, spero che ti piaccia il dolce
-F"

La bionda cacciò uno sbuffo e si resse la testa con un braccio, a sua volta poggiato sulla base di legno.
Era evidente che quel bigliettino fosse stato scritto dopo la conversazione, ma si stava focalizzando indubbiamente su altro.
Per un momento le venne in mente un bella pizza sul lungomare di Napoli, oppure un'amatriciana appena impiattata davanti a lei..
Si morse il labbro e spinse in lontananza i cioccolatini, pensando a come avrebbe reagito la lei di un anno prima.
Probabilmente avrebbe chiamato suo marito al cellulare senza farsi sentire, e nella chiamata avrebbe detto esattamente "amore senti non è che puoi cucinare tu stasera? Sai qualcosa di buono, ho voglia di salato proprio come cucini tu", il tutto accompagnato con lo stesso sorriso di una bambina.
Si tolse quel pensiero dalla testa e si rimise in piedi, era sul posto di lavoro, fantasticare sul suo Niccolò che le cucinava tutto quello che voleva e che canticchiava nel mentre non era affatto professionale.

[...]

«aaah finalmente! Papà ti sei proprio rammollito in mia assenza, la prossima volta ti chiamo da FaceTime e cuciniamo insieme» esclamò Angelica battendo le mani e con un sorriso a trentadue denti, il tutto subito dopo che suo papà le mise davanti un bel piatto di pasta al forno.

Come precedente comunicato da Sara, probabilmente lei (e automaticamente anche Simone) non avrebbe fatto in tempo per la cena, quindi la tavola fu apparecchiata solo per padre e figlia.

«non farmi pensare già a quando ripartirai» la riprese Niccolò, per poi stamparle un bacio tra i capelli e prendere posto di fianco a lei.

«eh mi tocca, anzi un paio di settimane e devo iniziare a studiare per un esame, la stessa cosa Cristian, lasciamo perdere altrimenti potrebbe andarmi la pasta di traverso»

Nel sentir argomentare Angelica di quanto fosse complicata la sua vita da ventenne accennò un sorriso.
Per carità, avrebbe preferito fare il contadino piuttosto che dare un solo esame all'università, ma quelli erano semplicemente momenti della vita da affrontare.

«quindi studiate insieme?»

«più o meno, lui è abituato in silenzio e con le cuffie, io ad esporre a voce alta, quindi non ci sono problemi anche quando studiamo nella stessa stanza.
Poi solitamente il giorno prima dell'esame di ognuno ci ascoltiamo a vicenda, credo che potrei contemporaneamente prendere anche una laurea in ingegneria, sai?» spiegò la ragazza mandando giù una forchettata.

«oh non credo, altrimenti a quest ora saprei anche io a memoria un programma intero di medicina, specializzazione compresa»

Ci fu qualche attimo di silenzio, Niccolò pronunciò quella frase come se gli venisse naturale, e non immaginava che Angelica ci si soffermasse così tanto.
Sua mamma si era laureata prima che lei nascesse, ma ricordava che aveva iniziato a studiare per la prima specializzazione dopo il terzo compleanno di suo fratello, la ricordava ancora immersa sui libri.

«tu la ascoltavi mentre studiava?» domandò poggiando il viso sul mento.

Il moro la osservò con la coda dell'occhio e soffocò un colpo di tosse prendendo un sorso di vino, cercando poi di trovare una risposta antisgamo.

«quasi sempre, solo mentre studiava però, non ripeteva mai.
Se le chiedevi un particolare cinque minuti prima di un esame faceva scena muta, poi però si ritrovava lì davanti ed era capace di dirti qualsiasi cosa»

«è stato difficile?»

«ascoltarla mentre studiava? Oh no era..»

«no, averla a dodici ore di aereo distante quasi tutto l'anno»

Per un po' ci fu solo silenzio dopo quella frase, tanto silenzio.
Niccolò avrebbe davvero voluto dirle che era molto peggio averla a mezzo metro di distanza ma senza potersi avvicinare, che dall'altra parte del mondo ma con un cuore solo che batteva per entrambi.
Ma dovette trattenersi, era stato lui stesso a dire che era solo "una cosa tra di loro".

«per quanta strada ancora ci sarà da fare, amerai il finale, ricordatelo sempre» rispose infine sforzando un sorriso, alludendo sia alla domanda sia ad incitare sua figlia a dare sempre il meglio di lei, per far sì che un giorno i suoi sogni potessero davvero avverarsi.

Quando Sara mise un piede in casa, ormai erano le otto e un quarto.
La tavola era sparecchiata, Simone era un mix tra stanco e annoiato, quindi andò a rifugiarsi in camera sua, e lei non fece altro se non sfilarsi il camice e cacciare un sospiro.
Ripose la borsa e si avvicinò alle scale, non aveva molta fame, tuttavia tornò indietro per spegnere la luce ancora accesa della cucina.
Ma quando sul piano cottura trovò uno dei suoi piatti preferiti già pronto, il quale doveva solo essere un po' riscaldato nel forno a microonde, sorrise istintivamente.

«contento piccolo?» disse a bassa voce sfiorando la sua pancia, per poi avvicinarsi.

E da un angolatura più alta, precisamente in cima alle scale e all'inizio del corridoio, due occhi la guardavano con solo tanto silenzio intorno.
La guardavano e cercavano di trarre qualcosa, il punto era che neanche loro sapevano che cosa.

Sei bella come Roma 3 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora