Dal primo momento che ricordi

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«hai bisogno di dormire, adesso.»

Sara portò una mano a reggersi la fronte quando due mani si poggiarono sulle sue spalle da dietro, le si stavano sue chiudendo le palpebre in automatico eppure l'ansia che le scorreva nelle vene non la lasciava dormire in quel momento.
Scosse la testa per le parole di Niccolò e serrò le labbra, ma era anche scontato che lui non gliel'avrebbe mai fatta buona.

«sono le quattro di notte e qualsiasi cosa tu abbia in mente adesso non si può fare, ti riposi qualche ora se non vuoi svenire all'improvviso e poi torni qua per sistemare la situazione, si?» provò a dire lui abbassandosi sulle gambe davanti a lei per stare alla sua altezza e prenderle le mani, ma vedendo un luccichio nei suoi occhi provocato dalle lacrime arrivò alla conclusione che non sarebbe stato facile tornare a casa e dormire come se nulla fosse.

«se fossi stata attenta non ci sarebbe stato nulla da sistemare adesso» sussurrò Sara lasciandosi sfuggire un singhiozzo senza controllare nessuna delle sue emozioni, aveva passato le ultime ore a darsi la colpa.

«Sarè come può essere colpa tua se hai pensato a curare Marta come forse nessun dottore in questo ospedale? Non so dove magari hai avuto una dimenticanza ma..»

«una dimenticanza Niccolò, una dimenticanza!? Mi spieghi come faccio a levarmi dalla testa un cazzo di trapianto!?»

Niccolò non replicò dopo che la sua frase venne ricoperta da altre parole susseguite da un pianto per sfogarsi, da un certo lato della situazione capiva che era tutto molto complicato.
Non era un medico e non poteva giudicare a pieno, ma è evidente che nella medicina anche solo un filo sottile fuori posto può portare a chissà quali catastrofi; ma i dottori sono esseri umani, non robot perfetti che non commettono errori.

«non te ne sei dimenticata, sapevi già che dovevi farlo ma non l'hai fatto, vero?»

Per quanto non conoscesse la medicina, Niccolò però conosceva Sara meglio delle sue tasche, e non era complicato capire quella situazione.

«Trapianto di cellule staminali ematopoietiche, è l'ultima cura efficace per la leucemia, può essere definito "un ultimo stadio" usato nei casi estremi.
Le due cure precedenti sono efficaci e l'ultima non dovrebbe avere ricadute sopratutto sui ragazzi giovani, ma il trasferimento, sempre se ci si arriva e la malattia non ha già stremato il paziente, è come se sterminasse completamente le cellule che provocano la malattia, e quindi il paziente è guarito»

«e perché ancora non l'hai fatto?»

Sara spostò lo sguardo sulla cartella con svariati fogli e documenti che aveva davanti, poi si coprì il viso con le mani.

«sono una creatina Niccolò, non lo dovevo fare» disse mordendosi il labbro, e pensare che poche ore prima stava andando davvero tutto bene..

«Sara spiegami che succede, non sono un tuo superiore e per me puoi anche aver fatto la cazzata aver avuto del mondo, non mi interessa farti la morale sul tuo lavoro, voglio solo che mi spieghi che cazzo hai combinato perché stare in silenzio e poi sentirti così male non ha senso»

«io.. io non sapere certe cose.
Questo è un trapianto che si fa da una donazione di cellule staminali che ha un parente del paziente e quindi con lo stesso sangue, quindi dovrebbe essere suo padre..
Sulla sua cartella c'è scritto nome e cognome, dovrei parlarci e farle fare il trapianto e basta, ma mi spieghi come faccio con un uomo carcerato di cui lei ha il più totale terrore!?»

Niccolò era rimasto con le labbra schiuse e aveva per un attimo staccato dalla situazione iniziale, il padre di Marta era in carcere ?
Non era legale che un uomo carcerato avesse la tutela di un figlio, soprattutto se era l'unico ad averla.
L'ospedale in cui lavorava Sara aveva sempre le carte più che in regola, neanche lei capiva come fosse possibile una cosa del genere, l'aveva scoperto solo perché Marta sotto antidolorifici si stava sfogando da qualche avvenimento passato.

«Marta è sveglia?» chiese il moro alzandosi in piedi e trascinando Sara nella sua stessa reazione, era normale che in un momento del genere servivano delle risposte che neanche lei conosceva a pieno.

I due si avvicinarono piano alla stanza, e affacciandosi trovarono un infermiere che era di turno e la ragazza con gli occhi socchiusi, ci aveva messo un paio d'ore a riprendersi dopo aver aperto gli occhi, e forse ciò che non le permetteva di muovere neanche un muscolo era l'idea di esser crollata di nuovo quando tutto nella sua vita stava andando davvero bene come non era mai andato.
Quando vide l'infermiere uscire e due figure avvicinarsi si sforzò un po' in più per capire chi fossero, ma infondo qualcosa dentro di lei già le aveva lasciato intendere che non poteva essere nessuno se non le poche persone che tenevano a lei anche se non ne avevano un dovere.

«sveglia stellina?» domandò il moro prendendole una mano, mentre invece Sara prese posto sul letto di fianco a lei.

Senza lasciargli la mano Marta non obiettò quando venne stretta in un abbraccio da lei, avrebbe  tanto voluto stringerla più forte e non essere così maledettamente debole, era una delle cose che più odiava della sua quotidianità, essere così debole da non riuscire a muovere neanche un passo.

«forse non dovevo partecipare allo spettacolo dei bimbi..» sussurrò la ragazza serrando le labbra, in quel momento le pareva l'unica canzone plausibile riguardo a ciò che era successo.

«non è successo nulla per lo spettacolo, anche Nic mi ha detto che sei stata bravissima e non ti sei affaticata per nulla, tu non hai colpe di nulla» 

Sara non perse un secondo per toglierle tutte quelle paranoie dalla testa, come se queste stessero a significare che lei non andasse bene o che non era stata abbastanza forte da superare qualcosa di già superato da altri; era l'ultima persona ad avere una singola colpa in tutta quella situazione.

«Non voglio che ci pensi, risolveremo tutto quanto prima te lo aspetti così da farti stare meglio»

«come non sono mai stata?»

Niccolò e Sara in quel momento dovettero ritrovarsi a prendere una scelta che andava contro una qualsiasi formalità, perché se stai per chiedere ad una ragazzina quattordicenne quali sono i mostri sotto al letto che la tormentano fin da bambina e stai per farlo perché ti interessa sul serio, allora c'è qualcosa oltre della semplice gentilezza.

Sara aveva già capito tutto questo, era consapevole di non guardare più Marta con gli occhi di una semplice dottoressa forse da quando la chiamarono alle tre di notte dicendole che stava male, o magari da quando suo figlio aveva cercato di rimettere la testa a poso una volta incontrato il suo piccolo angelo, o da quando aveva sentito quelle urla nella sua testa come richiamo d'aiuto, e allo stesso momento Marta era quasi crollata del tutto.

Si era affezionata, aveva tralasciato la prima regola importante nella medicina e non gliene importava neanche nulla, tutto ciò che sembrava importare in quell' ospedale freddo quando ci metteva piede era solo quel visino dolce che sorrideva nonostante le sue mille paure.

Ci fu uno sguardo tra i due e poi si decisero a parlare, erano pronti ad entrare in un mondo che dal principio non li riguardava, mentre invece adesso ci erano più dentro che mai.

«Racconta, dal primo momento che ricordi»

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