Mancava proprio la luna

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Il compleanno di Niccolò era da sempre uno dei giorni più amati e più odiati dell'anno, questo dipendeva da chi osservava la situazione però.
Da una parte c'era il festeggiato, che detestava quel giorno come poche cose al mondo visto che, soprattutto da qualche anno a quella parte, oltre a invecchiare doveva avere a che fare i riflettori tutti su di sé, riusciva a sopportarli solo se si trattava di musica.
Più amato perché invece, al suo contrario, tutta la sua famiglia faceva i salti mortali per preparare tutto al meglio ogni anno.
Capitava sempre, arrivava fino all'ultimo dicendo "non organizzate niente che non ho voglia quest'anno eh, non ricordatemi che ho un anno di vecchiaia in più", e ovviamente acconsentivano, solo per poi aggiungere ai preparativi anche la sua sorpresa, che anno per anno non mancava mai.
Anche quell'anno era arrivato il fatidico giorno, o meglio, quello prima.
Questa volta però c'era una differenza, aveva accettato di non ostacolare nessuno nel preparargli una specie di festa solo perché c'era un particolare; avrebbero festeggiato in un locale molto simile allo stesso dei suoi vent'anni, giusto per non ricordargli che ne stava compiendo il doppio.
Quindi si ritrovò davanti allo specchio mentre sbuffava e contemporaneamente osservava che quasi nulla fosse fuori posto, almeno entro il suo arrivo.
Scese le scale distrattamente notando la casa vuota, ragionevole dato che lo stavano aspettando tutti lì, o meglio, quasi tutti.
Si bloccò sui suoi passi appena vide Sara nel mondo dei sogni poggiata sul divano; aveva il cellulare sbloccato tra le mani ed era in una posizione decisamente scomoda, segno che si fosse addormentata sul momento senza volerlo.
Ci aveva provato a chiederle di prender parte alla festa, anzi era anche impensabile per lui averglielo chiesto e non averlo dato per scontato, ma capiva che non era poi molto possibile.
Con una pancia smisurata da dove una bella pulcina poteva uscire da un momento all'altro non era il caso di fare le tre di notte in mezzo a luci e alcol, sarebbe stato meglio rimanere a casa, anche perché alla fine la festa era la sera prima e non il giorno stesso.
Niccolò sospirò all'idea di doversene andare lasciandola così, avrebbe voluto che l'unica persona che aveva davvero importanza ci fosse.
La prese pian piano tra le braccia per non svegliarla e poi la poggiò sul letto della loro camera, precisamente sul suo lato.
Sentì che mugolava qualcosa nel sonno appena qualche secondo dopo, ma subito si accorse che la causa erano dei calcetti belli forti che stavano arrivando da qualcuno di molto più sveglio, al contrario di lei.

«Nì..» balbettò Sara stringendo i denti e tastando il letto subito dopo, il tutto in dormiveglia.

Appena Niccolò le tese la mano subito se la portò sulla pancia stringendola leggermente sul punto in cui la bambina scalciava di più, e ci vollero solo pochi secondi per farla tranquillizzare.
Era già capitato che quella scena appena accaduta si ripetesse, ma in quel momento più che mai Niccolò aveva voglia di rimanere a casa.

«perché non sei già uscito?» chiese lei qualche istante dopo totalmente assonnata, aveva buttato l'occhio sull'orologio e Niccolò doveva essere in macchina già dieci minuti prima.

«non so se vado»

«ma.. no, Niccolò devi andare, ti stanno aspettando tutti ed è la prima volta che riescono ad organizzarti una festa senza fare il doppio della fatica per nascondertela, non puoi lasciarli all'ultimo così»

Il moro alzò lo sguardo dal pavimento e lo portò sul viso di Sara, ancora pieno di sonno ma comunque intenzionata a fargli scegliere "la cosa giusta".
Erano solo le nove, magari se lasciava passare la mezzanotte in fretta sarebbe potuto tornare anche senza strafare con l'alcol e con gli orari..
Era un'idea nettamente migliore rispetto al lasciarla sola fino al mattino dopo e tornare in un post sbronza, decisamente.

«mi chiami per qualsiasi cosa?» domandò del tutto serio in volto.

«quando torni portami una pizza e potrei pensarci» rispose a sua volta Sara trattenendo un sorriso, per poi poggiare nuovamente la testa al cuscino.

Niccolò si trattenne dal ridere e annuì, ma prima di andarsene stampò un bacio sulla pancia e le coprì entrambe bene con la coperta, infondo la notte tra il 23 e 24 ottobre non poteva aspettarsi una temperatura decente.
Erano solo poche ore e poteva aspettare un po', poi sarebbe tornato a casa, come sempre.

[...]

'Avrei preferito che rimanesse' era la frase a cui aveva pensato maggiormente Sara per le tre ore successive mentre cercava di riprendere sonno.
Non aveva pensato al fatto che non dormiva senza di lui da mesi, e che negli ultimi specialmente se si sentiva poco bene era sempre là col sonno leggero pronto ad aiutarla.
Forse era quello che la teneva sveglia, o magari il motivo più grande era che questa volta non era solo il pancione ad impedirle di stare con lui al suo compleanno.
Non sapeva cosa fare, le cose non si erano ancora aggiustate la 100% e non voleva essere mezza sconosciuta mezza metà della sua anima in mezzo agli altri.
Non avevano ancora confermato nulla, era tutto ciò che mancava, ma forse proprio perché non l'avevano fatto mancava anche qualcos altro.
Sbuffò e si alzò dal letto scocciata per poi affacciarsi in balcone, era tutto così silenzioso.
Mentre scivolava piano sul pavimento alzando il naso all'insù si meravigliò della quantità immensa di stelle presenti quella sera, solo che mancava proprio la luna.
Non ce n'era traccia, chissà come mai.
Forse come mancava la luna in quel momento anche a lei mancava qualcosa, e per una buona volta magari poteva pensare di risolvere sul serio tutto.
Allungò un braccio afferrando il cellulare, ma subito si morse il labbro notando che era appena scattata la mezzanotte.
Era strano non avere Niccolò vicino in quel momento che cercava le sue labbra appena compiuto un anno nuovo, e forse proprio per questo ricordò un particolare di tantissimi anni indietro.
Il 24 ottobre era anche il giorno in cui si conobbero, oltre che di vista ovviamente.
Il loro anniversario da quando si erano sposati rimaneva il due giugno, però il ventotto novembre si erano baciati per la prima volta.
Avevano tantissime date importanti, non ce n'era una più importante di un'altra, ma in quel momento sentì quel giorno un po' di più.
La prima volta che se l'era ritrovato davanti e puntualmente adesso erano punto e a capo.
Compose il numero e contò gli squilli che ci furono durante l'attesa, finché all'ultimo sentì una voce in mezzo a tanto casino.

«pronto!» urlò lui cercando di superare con la voce tutta la musica a palla, tanto che Sara allontanò un po' il telefono dall'orecchio.

«nic? mi senti?» chiese a sua volta.

«chi è? ah Sara! che è successo? stai bene?»

«si si sto bene, volevo..»

Per un secondo appena ancor prima di concludere la frase si sentì l'aria mancare tutto in un colpo solo, come se qualcuno le avesse appena stretto due mani in gola.

«volevi che? non ho sentito»

Il continuo tono di voce alto di Niccolò le fece quasi girare la testa, anche se stava cercando solo di parlarle e non aveva certo intenzione di stonarle i timpani.
Sara poggiò il telefono vicino ad una mano e l'altra la portò sulla pancia cercando di respirare quanto più possibile, ma quando un brivido le scosse completamente la schiena fino a farla tremare l'assalì il panico.

«ohi Sarè sono uscito fuori adesso ti sento, che hai detto?»

«Nic mi si sono rotte le acque»

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