«ma dai Niccolò, non è vero!»
«si che è vero, non dire che non sono stato immensamente buono e caritatevole»
«avrei da ridire effettivamente»
Sara incrociò le braccia al petto e lo fulminò con lo sguardo, eppure il suo sguardo lasciava trasparire l'opposto di quei gesti, quasi incantato dai movimenti di Niccolò mentre portava semplicemente una birra alle labbra e ne prendeva un sorso.
«tra le tante motivazioni per cui ho scelto il nome di Angelica, una era che non volevi fosse il nome di una ragazza con cui ero stato, ma se l'ho scelto principalmente è perché per me era il mio piccolo angioletto.
Adesso spiegami il senso di Simone oltre al fatto che il tuo ex si chiama così, avanti, spiega»Ogni volta letteralmente entrare in ambito di "nomi" e "figli" era una guerra persa per la stessa motivazione, ovvero quella precedentemente esposta da Niccolò.
I due erano sulla terrazza all'ultimo piano dell'ospedale, dove atterravano gli elicotteri per le emergenze, ma che in quel momento non erano ancora presenti essendo ormai notte fonda.
La festa si sarebbe conclusa da lì e il giro di un'ora, ma era da ormai tempo che Niccolò e Sara avevano abbandonato quel trambusto e si erano isolati un po'.
Lei era seduta su un muretto, Niccolò stava in piedi solo con i gomiti poggiati a quest'ultimo e sorseggiava di tanto in tanto una birra.
Avevano parlato per tanto tempo, non di cose particolarmente profonde purtroppo, solo di quelle giornaliere, ma era già un grande passo, no?
Arrivarono all'argomento "nomi" dato che la loro bambina ancora non ne aveva uno, ma c'era stato un piccolo intralcio.«non mi piacciono la maggior parte dei nomi maschili; Nicolò è carino ma assomiglia troppo al tuo, nomi comuni come Marco o Luca li hanno già mezza stirpe italiana, i nomi americani col tuo cognome non ci stanno bene e Simone è uno dei pochi decente» disse semplicemente Sara, ma ovviamente Niccolò non si fece trovare impreparato sulla risposta.
«quindi adesso per sviare il discorso del tuo ex vorresti dare la colpa al mio cognome che non ci sta bene coi nomi americani?»
«non ti sopporto quando rigiri sempre la frittata a piacere tuo!»
«sto a scherzà Sare', lo so che t'incazzi con niente»
«e certo, lo fai apposta»
Niccolò a fatica trattenne le risate vedendola mettere il broncio e spingerlo più in là per un braccio, ogni qual volta che iniziava ad incazzarsi come una bambina significava che l'aveva stuzzicata abbastanza.
«adesso che hai tirato fuori lo stesso discorso da vent'anni a questa parte senza senso, possiamo ritornare al punto iniziale?» parlò Sara roteando gli occhi, mentre invece lui si staccò dal muro.
«qual era il punto iniziale?» chiese con fare vago a sua volta mettendosi davanti a lei.
Sara si ritrovò a trattenere il respiro sentendo i loro corpi forse troppo vicini, eppure non l'aveva neanche sfiorata, o meglio, non ancora.
Lui la guardò come per sapere se stesse uscendo dai margini o se andasse bene, ma poteva seriamente non andar bene?
Poteva anche davvero porsi la domanda se fino a non troppo prima qualsiasi gesto del genere per loro era semplicissima quotidianità?
Si portò le gambe di lei ai lati del bacino e poi la avvicinò per la vita, o meglio, una mano era lì e l'altra l'aveva posizionata salda sul pancione che era "d'intralcio" tra i due.
Era una sensazione strana da vivere dopo mesi e mesi, come se fosse la prima effettivamente.
Sara gli accarezzò una guancia con la mano delicatamente quando notò i loro visi molto vicini, aveva poggiato la fronte sulla sua e desiderava solo sentirsi la donna più fortunata del mondo anche per due attimi, ma in una frazione di secondo ciò che vide davanti a lei non fu più il viso di Niccolò.
Strizzò gli occhi avendo visto solo nero per qualche istante, poi un giramento di testa la portò ad emettere una lamentela di dolore improvvisa.
Bastò solo il tempo di riaprire gli occhi che sentì delle urla nella sua testa.«Sara?» disse Niccolò schiudendo le labbra dallo stupore, finché lei stessa si tappò le orecchie e si poggiò al suo petto tentando di far cessare quelle urla strazianti che sentiva nella testa.
«Sara ascoltami, che hai? che stai sentendo? C'entra la bambina?» continuò il moro provando a prenderle il viso tra le mani.
Quelle urla le aveva sentite solo per uno o due secondi, ma ancora le rimbombava l'eco nelle orecchie, andava avanti e indietro.
Fissava gli occhi di Niccolò impaurita da ciò che era appena successo, eppure aveva la sensazione di conoscere la voce che aveva sentito, o meglio, era molto simile ad una che conosceva.«Marta..»
Poggiò le mani sul petto di Niccolò e lui subito afferrò al volo il concetto, spostandosi e lasciandole lo spazio per scendere.
Sara camminava a passo svelto, per quanto poteva avendo i tacchi, per i cinque piani di quell'ospedale come se avesse un nodo alla gola che non portava nulla di buono, non era normale ciò che era appena accaduto, eppure qualcosa la stava spingendo a camminare ancora più velocemente verso la stanza dove la sua paziente in quel momento avrebbe dovuto riposare.«mi dici che succede?» continuò a chiedere Niccolò svoltando per l'ennesimo corridoio, ma quando la bionda si paralizzò letteralmente davanti alla porta, sporse la testa e capì tutto.
«alza la carica o la perdiamo!» parlò un dottore col defibrillatore tra le mani mentre cercava di rianimare la ragazza.
Sara fece un passo in avanti e respinse la mano di Niccolò mentre cercava di fermarla, in quel momento era come se il mondo le fosse crollato davanti, non poteva essere.
Afferrò la mano di Marta e la strinse così forte da farle male quasi, quella linea verde continua che segnava i battiti del suo cuore le aveva tolto il fiato, non poteva perderla.
Altre due scosse, altri dieci secondi dove aveva trattenuto il respiro per tutto il tempo, finché tornarono i battiti sullo schermo dopo la linea continua.«chi era di turno!?» chiese Sara asciugandosi le lacrime e alzandosi in piedi, c'era un silenzio assordante nella stanza.
«ho chiesto chi era di turno!» ripetè alzando notevolmente il tono di voce.
«uno specializzando deel primo anno, dottoressa, è da qualche ora che non si vede in giro» rispose un'infermiera abbassando lo sguardo.
«e nessuno ha avuto il buonsenso di controllare e sostituirlo ovviamente.
Perché non mi avete chiamata!? Avete sbagliato qualcosa probabilmente per far sì che ci fosse bisogno di rianimarla, era stabile fino a tre ore fa!»«dottoressa mi permetta.. era stabile come diceva lei, ma ha da poco finito l'ultima chemioterapia per la sua leucemia, e non sempre può essere efficace, questo dovrebbe saperlo.
Noi pensavamo che lei avesse già preso provvedimenti per il trapianto di cellule sterminali.. il dottor Scott ne aveva già parlato, non lo sapeva?»In quell'istante tutti i suoi pensieri andarono a proiettarsi su una sola idea, una sola realtà, ovvero che lei non era stata attenta, e che era colpa sua se aveva quasi perso la stessa persona che l'aveva strappata via dalla monotonia di quei giorni.
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Sei bella come Roma 3
Fanfiction"L'età è solo un numero che limita le tue scelte" Perché non puoi più provare lo stesso amore di una volta dopo tanti anni? Perché non ritornare bambini? Perché non ricominciare tutto da capo? Tante nuove svolte stravolgeranno la vita di Sara e Nicc...