We found love right where we are

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«nic?»

«eh Sarè?»

«puoi venire qua un secondo?»

Quella frase assomigliava particolarmente ad una di quelle "dobbiamo parlare", mai un buon presentimento in pratica, ma a giudicare dal tono calmo di Sara, non era nulla di cui preoccuparsi, circa.
Niccolò salì le scale fino ad arrivare alla voce che l'aveva appena chiamato, nella stanza di Becky.
trovò solo Sara di spalle rivolta verso il fasciatoio, e avvicinandosi notò anche la sua piccola pulcetta quasi pronta per dormire col pigiamino post-bagnetto.
Era passata più di una settimana dalla sua nascita, e quei primi giorni passati a casa li avevano vissuti a pieno tutti e tre.
La piccola era molto tranquilla, dormiva spesso e, se non fosse che l'attenzione di genitori, fratelli, zii e nonni era concentrata solo ed unicamente su di lei, quasi non si sarebbe neanche sentita la sua presenza.

«tutto okay?» domandò il moro poggiandosi col petto alla sua schiena da dietro e reggendosi con le braccia ai lati del fasciatoio.

Sara sorrise nel sentire due labbra che premevano sulla sua guancia e annuì, intanto mise delicatamente il pigiamino alla piccola.

«la faccio addormentare io, intanto rispondi a Simone che ti ha chiesto per messaggio se può rimanere un po' più tardi fuori»

Lei annuì e gli affidò becky nella piccola impresa di farla addormentare, sapeva che ci avrebbe messo almeno un quarto d'ora, intanto scese al primo piano.
Rispose solo velocemente a Simone, ma poi prese tra le mani un foglio che aveva cercato e cercato quasi tutto il giorno.
Era un po' di tempo che si scervellava su un solo pensiero, c'erano troppe coincidenze che le stavano facendo vivere ricordi che in realtà lei aveva già vissuto.
Osservò attentamente ancora le parole scritte dalla ginecologa circa venticinque anni indietro, e ancora una volta si soffermò maggiormente su una data, e su una diagnosi.
Si passò le mani sul viso prima di smuovere lo sguardo dal vuoto e salire nuovamente le scale, voleva parlarne con Niccolò, anche se non avrebbe avuto chissà quante risposte sicuramente le avrebbe detto qualcosa.
Aprì piano la porta della cameretta, e lo trovò in piedi vicino alla culla mentre accarezzava delicatamente la testolina piena piena di capelli scuri della loro bambina già dormiente.
Si poggiò alla porta mentre osservava entrambi nel più totale silenzio, quasi non avrebbe voluto che lui si accorgesse della sua presenza per continuare a farlo senza alcuna interruzione.
Sorrise e lo abbracciò appena furono più vicini, non sapeva da dove incominciare a parlare.

«non mi hai ancora detto perché mi hai chiamato prima»

«non so da dove devo incominciare»

Niccolò avrebbe riconosciuto ovunque quella voce, quella che lasciava trasparire una sola cosa, un solo pensiero.
L'aveva sentita almeno un milione di volte, non avrebbe voluto per ciò che gli ricordava, eppure sembrava essere costante dopo così tanto tempo.
La vide dividersi leggermente e aprire un fogliettino che teneva chiuso e ripiegato in una mano, e buttandoci l'occhio vide sottolineate due frasi.

«hai.. hai presente la cicatrice che ha rebecca sulla schiena?» sussurrò con le mani ancora tremanti.

«mh?»

«non te ne ho mai parlato nei dettagli perché non.. non parlavamo affatto quando l'ho saputo, ma comunque..
C'era qualche possibilità che nascesse con un malformamento lieve della spina dorsale, ma con un'operazione istantanea e rapida alla nascita era possibile rimediare subito, e infatti per la prima ora non hai avuto la possibilità di vederla.

«me l'hai già detto che appena nata ha avuto una piccola operazione, ma che c'entra?»

Niccolò osservò gli occhi di Sara farsi all'istante più lucidi, non sapeva come dirglielo, non sapeva neanche come dare un senso a ciò che voleva dire nella sua testa.
le prese il viso tra le mani scostando le lacrime con i pollici, nonostante vederla piangere fosse una delle cose che sul serio non riusciva a sopportare neanche un po', ultimamente rimaneva sempre un po' imbambolato quando osservava lo stesso viso della bambina che piangeva tra le sue braccia a diciassette anni e sembrava non cambiare mai, assolutamente mai.

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