Non giocare con il fuoco, Sara

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«che significa»

Sara sussultò appena sentì una porta sbattere e quando vide un telefono poggiato, o meglio, lanciato quasi sulla sua scrivania.
Si soffermò prima sul volto decisamente incazzato di Niccolò davanti ai suoi occhi, si soffermò probabilmente su qualsiasi suo particolare corporeo in quell'istante.
Il corpo bilanciato su una mano che si reggeva al legno della scrivania, la vena che stava leggermente iniziando a pulsare sul collo, gli occhi spenti e pieni di rabbia, incomprensione, dubbi.
Deglutì per staccare gli occhi dai suoi e abbassò lo sguardo, per poi portarlo sul cellulare.
Quella mattina era andata normalmente all'ospedale ed era rimasta nel suo studio per studiare meglio il caso di Marta, e probabilmente l'ultima persona che si aspettava di vedere era proprio Niccolò.
Sul telefono era aperta la chat di sua madre, dove le chiedeva se Sara stesse bene.
Sbarrò gli occhi all'istante, non aveva detto a sua madre di un piccolo particolare.

«Sara!?» insistette Niccolò stringendo i pugni, si stava innervosendo e lei lo sapeva, odiava le bugie e tra di loro non c'erano mai stati segreti.

«te la faccio breve, per quale cazzo di motivazione mi dici che stai da una parte e te ne vai da un'altra?
E non te ne uscire con "non ho quindici anni e quindi se litighiamo non vado a dormire da mia madre"»

Anche lei però in quel momento si ritrovò a corrucciare la fronte, forse con uno sguardo un quarto incazzato quanto quello di lui.

«litigato Niccolò, litigato!?» disse alzandosi, ma rimanendo dietro la scrivania.

«tu mi hai lasciata!
Tu mi hai chiaramente lasciato e pretendi di sapere qualsiasi particolare riguardante la mia vita!?»

Il moro la guardò con fare sconvolto, si aspettava tutto, ma non una risposta del genere.
Lei era lui più di lui stesso, la sua vita l'avrebbe sempre messa per prima, come poteva non capirlo?

«devo ricordarti la motivazione per cui ti ho lasciata?
Ti rinfresco la memoria, tu c'hai non so cosa nella testa da tre mesi e così, dopo non so quanti anni, ti passa tutto, qualsiasi cosa provi nei miei confronti.
Io ti ho lasciata per cercare di sistemare qualcosa, per sapere se ne valeva la pena o no, non per allontanarti ancora di più!»

«cosa diamine ti aspettavi esattamente?
Che dormissimo nello stesso letto con tanto di bacio per la buonanotte?»

«sicuramente meglio che dirmi una cazzata»

Niccolò sbuffò sonoramente e si sedette a peso morto su una poltrona, per poi coprirsi gli occhi con una mano.
Anche solo il pensiero di averla distante e non poterla proteggere non lo faceva stare in pace, e sapeva già che se le cose non si fossero risolte, non sarebbe più riuscito a mettere insieme neanche quelle quattro ore che dormiva di notte.

«voglio che torni a casa»

«chiedimelo un po più sfacciato Niccolò, prego»

«guarda non mi serve neanche chiedertelo, ci torni e basta»

«da quando tu..»

«permesso?»

I due voltarono di scatto la testa verso la porta dello studio, osservando Federico entrare con alcune cartelle tra le mani.

«c'ha una puntualità questo» disse Niccolò sbuffando e rigirandosi sulla poltrona.

«frustrazione nel caffè questa mattina?» rispose prontamente il biondo, aveva ben compreso di non andargli a genio, stuzzicare le persone per farle arrabbiare dopotutto era uno dei suoi talenti.

«in realtà stavo benissimo finché la tua faccia non mi è passata davanti!»

«Niccolò! Federico lascia perdere, dimmi» li interruppe Sara fulminando con lo sguardo suo marito, nonostante sapesse di non avere voce in capitolo quando Niccolò era incazzato.

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