Buongiorno Sarè

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«te l'hanno detto!?»

La porta si spalancò, il piccolo quadro sul muro si smosse abbastanza per la scossa col muro ed entrambi i due ragazzi si ritrovarono l'uno di fronte all'altro col fiatone per la corsa appena fatta.
Simone e Marta non si accorsero neanche di aver pronunciato la stessa frase contemporaneamente, avevano solo tanta fretta di parlare.
Quella mattina prima di pranzo, Niccolò aveva parlato con Simone e Sara ne aveva parlato con Marta.
Ovviamente per lei c'è stato da fare un discorso più profondo, doveva sapere della denuncia, degli assistenti sociali e di tutto ciò che per i primi tempi avrebbe purtroppo fatto parte della sua vita.
Entrambi però reagirono molto bene, soprattutto perché Marta poteva avere una vita, poteva uscire sana e salva da quell'intervento e finalmente essere felice con una famiglia che la meritasse davvero.
Il punto però, era solo uno.

«dovremmo parlarne?» chiese la ragazza abbassando lo sguardo e sedendosi nuovamente sul letto, il suo punto interrogativo era solo ed unicamente lui.

Indubbiamente loro stavano bene insieme, e nulla stava fuori posto perché non erano fratelli di sangue, però non era un contratto con scadenza, Niccolò e Sara sarebbero diventati i suoi genitori a tutti gli effetti e per tutta la vita, per un qualcosa come una rottura questo nome poteva cambiare.

«mhmh»

Simone le si avvicinò sedendosi affianco a lei, eppure pochi istanti dopo cambiò totalmente posizione sdraiandosi, trascinandosi anche la ragazza sul suo corpo.

«cosa ne pensi?» chiese poi accarezzandole i capelli mentre osservava attentamente il lampadario, adorava i suoi occhi, però non era ancora sicuro di volerci cascare dentro questa volta per il discorso troppo complicato che avrebbe potuto crearsi.

«non so.. a me farebbe tanto piacere, poi se passo il tempo con te figurati se può andarmi meglio»

Sorrise ampiamente e si mise proprio di fronte a lui, ma dal mezzo sorriso di Simone, capì che forse voleva dirle qualcosa a cui lei neanche aveva pensato.

«non parli di questo.. vero?»

«non fare quella faccia, lo sai che sono anche più felice di te.
Quello che c'è oltre è un altro conto, hai quattordici anni e se io ti assicuro che per me non sei una relazione da botta e via che intraprendo inconsapevolmente, tu non puoi dirmi lo stesso.
Non hai mai messo testa al di fuori di un'ospedale per ventiquattro ore consecutive, e per quanto tu abbia passato tante cose nella tua vita che io non immagino neanche, a livello di una relazione e adolescenza non hai esperienza.
Per me potremmo stare insieme anche in eterno, ora come ora è quello che mi auguro, ma non posso assicurarti che magari tra qualche anno cresci, scopri il mondo e non ti accorgi che potrebbe esserci qualcuno meglio di me»

Marta si mise seduta con le gambe incrociate e iniziò a fissare le sue mani che non intendevano stare ferme, non voleva parlare troppo affrettata, anche se la prima cosa che le venne in mente dopo quel discorso fu che non era la tipa da vedere un ragazzo con più qualità e andarsene, ma sapeva che Simone intendeva anche qualcos altro.

«ti considero una ragazza molto intelligente, lo sai, quindi mi aspetto un pensiero detto bene, non il capriccio di una bambina perché non lo sei» aggiunse il biondo prendendole una mano.

«anche se.. anche se in un caso su mille potessi innamorarmi di un altro o.. o non lo so, non andassimo più d'accordo, non credo di essere capace a fare qualcosa come non rivolgerti più la parola.
Ho vissuto per moltissimo in una situazione del genere anzi, per come me la sono passata anche peggio.
Magari chi lo sa, a diciotto anni davvero non ti subisco più e me ne vado di casa, ma credo che sia sopportabile stare con l'unica persona che mi ha donato un po' di vita dove non vedevo i giorni avanti»

Questa volta fu lei ad afferrargli le mani e a stamparci un bacio sopra, totalmente sicura di ciò che aveva detto.
Non voleva che fossero i suoi sentimenti a parlare, voleva essere oggettiva e coerente con la sua persona, e dal sorriso di Simone capì che aveva fatto la scelta migliore.
Lui la tirò tra le sue braccia e la strinse forte, per poi avvicinarsi al suo orecchio e sussurrarle qualcosa.

«cosa?» chiese lei non avendo sentito quasi nulla.

Il ragazzo trattenne un sorriso e poi le stampò un bacio sulla spalla, per poi ripetere.

«ti amo..»

[...]

Verso la fine di ogni gravidanza, più o meno a metà dell'ottavo mese, Sara aveva sempre bisogno di prendersi una pausa dal lavoro e staccare un po' da quest'ultimo e ciò che la appesantiva maggiormente.
Dopotutto si trattava solo di qualche settimana prima del parto, ma aveva seriamente bisogno di un time out, soprattutto con ciò che aveva vissuto negli ultimi mesi.
Svariate volte Niccolò le aveva chiesto di prendersi una pausa e lasciar fare a lui con l'adozione di Marta, ma anche volendo non ci sarebbe mai riuscita a mettersi da parte.
Avevano sfiorato il rischio che gli assistenti sociali la lasciassero ad una casa famiglia e non gli permettessero l'adozione, era per questo che non dormiva la notte, ma alla fine dopo qualche sforzo era andato tutto per il verso giusto.
Da lì e pochissimi giorni, gli ultimi di agosto, Marta avrebbe dovuto fare il trapianto per la malattia e poi dopo il periodo che le serviva per rimettersi in forma, sarebbe tornata a casa.
Sembrava un po' ad entrambi surreale ritrovarsi con un'altra figlia all'improvviso, eppure soprattutto per il legame che si era andato a creare negli ultimi mesi, era come se Marta ci fosse sempre stata da una parte nelle loro vite.
A suo padre avevano all'istante tolto la tutela e la pena in carcere si era allungata drasticamente, sia per lui che per chiunque avesse aiutato nell'aggirare assistenti sociali e anche un ospedale.
Mancavano ancora tantissime cose, avevano solo firmato due carte e lei era ancora in ospedale, ma da lì e poco avrebbero davvero potuto darle la vita che desiderava.
Sara sarebbe tornata in ospedale solo per la sua operazione prima di prendersi il periodo di maternità, ma per quel pomeriggio tutto ciò che riuscì a fare fu spegnere la sveglia e tornarsene a letto.
Faceva davvero caldo quel venti agosto, figuriamoci se alzarsi era nei piani.
Sfortunatamente però fu il suo cellulare a interromperla, questo non poteva evitarlo.

«pronto?» pronunciò trattenendo uno sbadiglio.

«buongiorno Sarè»

Subito riconobbe la voce e sorrise come una bambina, sarebbe stato meglio trovarlo di fianco a lei quella mattina e sentire la sua voce nella realtà e non dal cellulare, ma quel buongiorno era sempre il suo preferito.
Tra gli impegni lei e Niccolò non avevano avuto più neanche cinque minuti solo per loro, questo dispiaceva ad entrambi, ma sapevano che stavano alla fine solo rimandando un bel momento, si amavano ancora tanto e qualche gesto impacciato o dettato dall'orgoglio era molto poco rispetto al resto.

«ehi» sussurrò la bionda sedendosi nuovamente sul letto.

«senti mi devi fa un favore, se ti invio un indirizzo puoi raggiungerlo con la macchina o non riesci a guidare?»

«ehm.. sì, credo di sì, dammi un quarto d'ora che mi preparo e poi me lo invii»

«non tra un quarto d'ora Sà, adesso»

Sara allungò il collo per guardasi allo specchio e schiuse le labbra notando che era ancora in pigiama e coi capelli arruffati, poteva mai scendere in quelle condizioni?

«nic ci metto due minuti a vestirmi, dammi almeno il tempo di togliere il pigiama..»

«no vieni così, grazie ci vediamo tra dieci minuti»

Sentì lo schiocco di un bacio dall'altra parte del telefono e poi il moro chiuse la chiamata, che caso perso.
Sara roteò gli occhi al cielo e mise un paio di ciabatte afferrando contemporaneamente le chiavi della macchina, chissà che aveva combinato.

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