Il suo pilastro forte

713 36 24
                                    

«sono consapevole che non avrei dovuto dirti tutte quelle cose, per non mettermi nei guai non l'hai detto a nessuno e so che è un peso tenerti tutto quanto dentro.
Solo che davvero mi sento morire in ogni singolo senso che esiste in generale come per me, non.. non so neanche da cosa incominciare.
Fino a pochi mesi fa non pensavo neanche di festeggiare il mio quattordicesimo compleanno, adesso invece ho buone possibilità di uscire da questo ospedale tra qualche mese e di vivere una specie di.. vita?
Ho provato con tutta a me stessa a non pensarci anche perché è un periodo particolarmente tranquillo, insomma sto.. sto bene con Simone, anche se mi dispiace tenerlo qua perché non posso uscire e so che meriterebbe di meglio, però se non ci penso io sto bene..
Però io davvero non so come comportarmi, non so cosa farò quando e se uscirò da qui, perché.. perché Dio è tutto un casino!
Io stavo così bene fin quando non è morta mamma, sia di salute che per il resto, non avevo una vita chissà quanto emozionante però mi bastava lei, io le bastavo, poi però si è distrutto tutto quanto.
Anche quando non sapevo della mia malattia ero sempre sola a casa, mio papà non c'era e per me andava meglio così, quando mi affidarono a lui l'avevo visto due volte e basta in vita mia.
Poi però è successo tutto questo e dopo avermi affidata alle cure degli ospedali ha continuato a.. non lo so neanche cosa faceva, avevo solo undici anni io.. mi sentivo morire quando mi trattava uno schifo, stare qui dentro è una tortura e una salvezza allo stesso tempo e mi fa morire il pensiero che una persona possa considerarsi salva con una malattia che la porta alla morte; sei la cosa più simile a qualcuno che si prende cura di me dopo così tanti anni che ho perso il conto, mi dispiace per tutto..»

Mediamente l'età della prima adolescenza va dai tredici anni a salire, per lo più è un periodo molto delicato.
Si ha poca testa per prendere le decisioni di un adulto, eppure le esperienze di quel periodo tendono a formarti per tutta la vita, ed è anche la motivazione per cui la testa di un adolescente quattordicenne dovrebbe essere sgombra da responsabilità e pensare solo a quei piccoli doveri che si hanno.
Tutto ciò a cui stavano pensando le due persone oltre Marta in quella stanza dopo averla ascoltata raccontare tutto ciò che le frullava per la testa, era cosa avesse fatto quell'anima buona per meritarsi qualcosa di diverso dal diritto che hanno tutti i bambini, essere felici.
Loro stessi non avevano avuto delle vite facili a livello familiare, avevano sempre carenze a destra e a sinistra che a distanza di anni ancora si portavano dentro, eppure non poteva assolutamente essere considerato normale che una ragazza di quattordici anni pensasse che una malattia in buoni casi terminali fosse meglio della vita che viveva tutti i giorni.
Niccolò guardò Sara certo di cosa stessero pensando entrambi, poi le strinse una mano e annuii facendole capire che poteva parlare a nome di entrambi.

«non sempre chi merita di essere felice lo è subito, tante persone prima non passano bei momenti perché hanno la capacità e la forza di uscirne, e tu hai una forza che in tutti gli anni che ho, non ho visto in quasi nessuno.
Voglio solo pensare che tutto ciò che ti è capitato fino ad oggi sia solo servito a renderti più forte e a farti apprezzare le piccole cose che tante persone neanche adulte riescono a vedere; ma ti prometto che da questo momento in poi non devi pensare più a niente, anche quando dormi da sola di notte lascia perdere qualsiasi paura, mi prenderò cura io di te come hai sempre meritato»

Sara si ritrovò a socchiudere gli occhi consapevole della promessa che aveva appena fatto essendone più certa che mai, aveva solo bisogno di non lasciare andare quella ragazza che le era entrata nel cuore troppo velocemente e meritava di essere felice, solo felice.
Niccolò si sdraiò su un fianco e avvolse con un braccio entrambe, per poi stampare un bacio tra i capelli di Marta e uno sulla fronte a Sara, aveva indubbiamente parlato per entrambi, anche lui dentro di sé sentiva la necessità di non rimanersene con le mani in mano.

[...]

«sai che si deve denunciare all'istante la situazione del padre, no?
Se esce fuori dalla bocca di qualcun altro l'ospedale avrà problemi, per non parlare del fatto che non puoi farle fare il trapianto in quelle condizioni..»

La bionda cacciò un sospiro e portò gli occhi sul soffitto, era davvero troppo complicato anche per lei.
Ormai Marta si era addormentata da qualche ora, e mentre cercavano una soluzione, i due si erano spostati dal letto per lasciarla riposare in pace.
Niccolò prese posto su una sedia e fece due colpetti su una gamba, quindi Sara si poggiò a lui annodando le braccia al suo collo provando solo un momento a chiudere fuori tutto quel casino, come se non bastasse si ritrovava anche in una fase di stallo e sperava solo che andasse tutto per il verso giusto.

«non piangere Sarè, la troviamo una soluzione» sussurrò il moro al suo orecchio stringendo di più la presa, in quel momento lasciò anche perdere i problemi che c'erano tra di loro.

«se denuncio tutto sicuramente si metteranno in mezzo gli assistenti sociali e non so dove la porteranno, odia relazionarsi con persone nuove e mi fa male pensare che potrebbe sentirsi soffocare con una famiglia nuova oppure in una casa famiglia, per non parlare del fatto che la porterebbero via seduta stante e non so se avrei né la possibilità di curarla, né di rivederla..»

Era tutto appeso ad un filo sottilissimo che forse in quel momento era anche un po' più al limite del solito, era una situazione delicata e con un solo passo falso crollava tutto, da ogni singola angolazione.
La risposta era solo una in realtà, una per tenere tutto in piedi e stabile probabilmente sempre; Niccolò cacciò un sospiro e osservò in silenzio il volto dormiente e tranquillo di Marta, ed è lì che la risposta gli si parò davanti agli occhi.

«se.. se però i nuovi genitori fossimo noi non avremmo nessuno di questi problemi..»

Sara alzò di scatto la testa dalla spala e lo guardò con le labbra schiuse, quasi non credeva di averlo ascoltato davvero.

«pensi che.. non lo so, adottarla sarebbe una buona idea?»

«beh.. partendo dal presupposto che sta con Simone e ha un bel rapporto con Angelica, non ci sarebbero problemi riguardo a loro, poi te lo ha appena detto che sei la cosa più simile ad una famiglia che lei abbia mai avuto.
Io ci vado molto d'accordo e le voglio bene, mi sentirei un peso sul petto se non facessi nulla; riguardo all'altra parte tu hai un lavoro e anche io, non abbiamo mai avuto problemi che potrebbero impedirci l'adozione.
Anche perché ci vuole il minimo per far togliere la tutela a suo padre, è letteralmente illegale ciò che sta facendo e un carcerato non può avere la tutela di un figlio, soprattutto se l'ha sempre trattata male come ha detto..»

Non era un'idea improbabile, era l'unica che da quella prospettiva non distruggeva la vita di Marta da ogni polo e le avrebbe lasciato la possibilità di star bene.

«dobbiamo parlarne prima con lei, capisco che la situazione in cui si trova non sia delle migliori, ma magari non se la sente» ragionò mordicchiandosi il labbro indecisa sul da farsi.

«allora ne parleremo con lei, poi valutiamo anche leggermente meglio la situazione a mente più lucida»

«già..»

Il moro nel vedere i suoi occhi pieni di lacrime e colmi di paranoie ci rivide la stessa ragazza che tanti anni prima aveva le stesse paure nel dover prendere una scelta, e questa riguardava ancora una volta un figlio.
Sentì la necessità di rassicurarla ancora, di farle capire ancora una volta che lui era il suo pilastro forte, la sua ancora, ora e sempre.

«andrà tutto bene..»

Sei bella come Roma 3 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora