Monotonia

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La giornata del 10 giugno poteva essere descritta con pochissime parole;
Felicità estrema e improvvisa, un bacio, e un mondo che ti crolla addosso.
Detta così le cose sembrano precipitare solo dal terzo punto, eppure finirono per andare nel peggiore dei modi già dal secondo, ma riavvolgiamo i nastri per non perder nessun punto.
Tre mesi alla fine della gravidanza, sei mesi da quando era iniziata, due mesi circa dall'ultima litigata tra i due protagonisti.
In questi due mesi però, sono successe tante di quelle cose..
Se vogliamo riprendere da dove abbiamo lasciato, indubbiamente la situazione tra Simone e Marta era cambiata.
Potrei partire dal descrivere il momento dove già dalla seconda settimana di quella specie di relazione Sara beccò suo figlio a baciare la sua paziente, oppure quando Marta rimase sveglia una notte intera per parlare al cellulare non avendo quasi forze il giorno dopo..
Simone si era reso conto che una relazione con Marta era più complicata di quanto si aspettasse, o meglio, relazione o qualsiasi cosa avessero più o meno incominciato.
Non per chissà cosa, lei era perfetta, in sua compagnia non stava mai male e aspettava solo quelle poche ore del giorno da passare insieme, ma tutta la situazione di contorno era pesante.
Aveva sedici anni, i ragazzi alla sua età portano le fidanzate fuori la sera, a ballare il sabato, queste erano limitazioni a cui lui doveva attenersi.
Non ne parlava a Marta, non voleva che lei si sentisse in colpa; si sentiva solo un po' spaesato quando vedeva i suoi amici compiere quelle azioni, ma passava tutto quando si stendeva al lato del lettino con lei, lì "si fermavano gli orologi".
C'era davvero ancora un mondo da dire su questi due, eppure erano tante cose che non uscivano dalla stanza dove rimanevano.
Anche Sara non sapeva molto su questa relazione, anzi.
Continuava a stare con Marta e il loro rapporto sembrava essersi ancora più legato negli ultimi tempi, ma riguardo a Simone, gli aveva chiesto solo una cosa il primo giorno che seppe di loro.
"Sei sicuro?"
Il biondo annuì convinto fissando il cielo scuro dalla macchina, ci sperava.
Nonostante questa sia una bella parentesi, quella più importante era indubbiamente un'altra.
Sara aveva continuato le sedute dalla psicologa, non aveva più riscontrato fortissimi litigi con Niccolò perché non ne avevano neanche la possibilità, ma mancava davvero poco al capire l'apice dei suoi problemi.
E come si dice, le notizie migliori arrivano quando meno te lo aspetti...
Una normalissima mattina di riposo, dove il letto di fianco a lei era già vuoto, si alzò con tutta calma.
Mise un vestito più largo dato che il pancione ultimamente era bello evidente e non le permetteva più di stare nei vestiti, legò i capelli vagamente in una coda morbida, e poi scese di casa diretta all'ospedale.
Aveva deciso con la psicologa di interrompere la terapia se neanche quella visita avesse funzionato, non voleva sprecare ancora molto tempo, però aveva un minimo di fiducia.
Eppure, appena entrata nella stanza, non si aspettava di vedere quella donna quasi sulla soglia dell'esaurimento.

«ehm.. buongiorno?» disse facendo un passo avanti.

La donna era chinata su una scrivania, con la fronte retta da una mano e qualche foglio davanti.
Appena vide la figura di Sara, scattò subito in piedi.

«per l'amor di Dio si sieda, faccia presto, credo che a breve avrò un esaurimento nervoso» disse camminando verso una poltrona, il rumore dei tacchi risuonò per tutta la stanza.

Sara anche se un po' stranita, fece quanto le venne detto, prendendo posto sul solito divanetto in pelle nera.

«sta..sta bene?» chiese inclinando la testa.

«no! Non sto bene!
E sa perché!?
Perché lei è l'unica persona che non riesco ad aiutare!
Ci ho pensato tutta la notte, come diamine è possibile che con più di cinquanta sedute io non sia riuscita a risolvere la sua situazione, è il mio lavoro!
Ho passato la notte qua a cercare di fare qualcosa, tutta la notte» spiegò esausta la psicologa.

Sara si sentì quasi in colpa, non pensava che il suo problema ferisse gravemente il suo orgoglio, insomma...
Abbassò lo sguardo imbarazzata e senza alcuna risposta, d'altro canto nessuno avrebbe saputo bene cosa dire.
A quel punto però la donna sembrò calmarsi, come se fosse tornata nelle sue vesti uscita da quelle di una pazza senza neanche un'ora di sonno.

«le farò una sola domanda, Sara, a cui dovrà rispondere con estrema sincerità.
Saprebbe descrivermi un momento della sua vita "monotono"?
Non mi interessa se bello o brutto, può anche essere il più bello che lei ha, ma che sia monotono.»

"Monotonia" era un termine che negli ultimi mesi non era passato quasi per la testa di Sara.
Cercò di soffermarsi molto su quella domanda, sembrava essere quella decisiva per il premio di un milione di euro.
Partì da prima dei suoi diciassette anni..
Non era molto monotona la sua vita, beh, come avrebbe potuto..
Era sempre una giostra in salita e discesa con la sua situazione familiare, magari avesse avuto qualche momento tranquillo e monotono.
Si ritrovò ad accennare un sorriso da quando nella sua vita entrò lui, ci fosse stato un solo momento monotono..
La prima gravidanza, i periodi interi dove i loro caratteri tanto diversi cercavano di andare d'accordo, l'università con la fama, il matrimonio, i loro figli...
Anche quando Angelica e Simone raggiunsero abbastanza anni dalla loro nascita, non riuscì a definire quegli anni "monotoni" a dirla tutta.
Quei due uragani cambiavano e crescevano di giorno in giorno necessitando di tante corse diverse e di cambiamenti, e in ambito di genitori, cambiavano anche lei e Niccolò.
Era sempre stato tutto perfetto, ma qualcosa le era sempre sfuggito.. solo quando sbarrò gli occhi come se le si fosse accesa una lampadina in testa, riuscì a vederci chiaro.
Dopo la partenza di Angelica, da quando Simone sembrava stare totalmente fuori con la testa e da quando aveva aumentato drasticamente il lavoro, tutto le era sembrato.. monotono, uguale.
Si svegliava, lavorava, a casa non aveva nulla a cui badare, e la sua relazione sembrava quasi un di più.
Niccolò era sempre stato abituato alla monotonia, come ad esempio gli anni a partire dai suoi quattordici, ma lei no.
Lei era come una bambina che scopriva un mondo nuovo e più difficile, ma questa sua inconsapevolezza l'aveva portata a fare errori che neanche immaginava.

«ha capito già dove volevo andare a parare.. vero?» disse la psicologa sorridendo stanca.

Lei non ci pensò due volte, si alzò dal divanetto e, non prima di averla ringraziata, uscì dalla stanza.
Non era lei a essere cambiata, non era neanche lui, ma era tutto ciò che li circondava ad aver smesso di muoversi.
Se solo ci pensava, quei mesi erano stati pur sempre meglio di quelli dove era invasa da monotonia, difficili ma assolutamente meglio.
Come se davvero in lei si fosse risvegliato qualcosa, appena riuscì ad aprire gli occhi, si sentì come se avesse dormito per mesi.
Come se per giorni e giorni fosse stata cieca, e adesso fosse riapparso tutto in una sola volta.
Si sentiva viva, aveva voglia di fare qualsiasi cosa, volendo avrebbe potuto anche fare tre capriole, ma l'unica cosa che contava davvero era chiarire ciò che c'era da chiarire con Niccolò.

«Sara aspetta»

Non si era neanche accorta della voce che la stava chiamando insistentemente, ma quando due braccia la bloccarono e la trascinarono nel suo studio, dovette per forza accorgersene.

To be continued..

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