Giorno 24: Rugiada

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Ore 11:45

Ci aveva sperato.

Ci aveva creduto.

Avrebbe tanto voluto svenire in quel momento.

Si chiedeva come facesse il suo corpo a reggere ancora.

Reggere tutto quello che sopportava da anni.

A reggere le botte.

Gli insulti.

Le violenze.

Gli stupri.

Avrebbe tanto voluto svenire perché non c'è la faceva più a dover guardare la faccia barbuta di suo padre.

Era rientrato nella stanza.

Corse verso di lei.

In meno di un secondo sentì una fitta lacerante allo stomaco.

Cercò di aprire gli occhi per capire cosa le stava facendo il padre.

Una mazza da baseball.

La stava colpendo con una mazza da baseball.

Dolore.

Dolore.

Dolore.

Non riusciva a sentire altro che dolore.

Ma anche con tutta quella sofferenza.

Con tutta quella infelicita.

Mentre sputava sangue sul pavimento.

Maxine riuscì a sentire dei passi.

Leggeri come piume.

Silenziosi come l'arrivo della primavera.

Quando sboccia il primo fiore in un campo rinfrescato dalla rugiada posata sulle foglie.

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