Giorno 1: Telefono

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Quattro mura di cemento, questo vedeva Maxine Rayes.

Avevano dei graffi.

Quelli che lei faceva con le sue unghie per disegnare.

Come un foglio e una matita.

La puzza di escrementi che proveniva dal secchio che lei utilizzava per defecare.

Sentì dei passi.

il cuore le batteva forte nel petto.

Sembrava un cavallo imbizzarrito.

La porta si spalancò.

"Ti ho portato da mangiare." Un uomo robusto posò a terra un piatto di plastica contenente una poltiglia verdastra.

"Preparati per dopo, ci sono altri due miei amici che verranno a giocare con noi." Ridacchiò portando una mano in tasca.

Il suo sorriso scomparve quando vide che la ragazza non rispondeva.

"Hai capito?" Sbraitò l'uomo robusto.

"Si, papà." Rispose flebilmente la rossa.

Il padre la guardò duramente, togliendo la mano dalla tasca.

Aprì la porta di ferro e se ne andò.

Maxine camminò fino al punto dove le era stato poggiato il cibo.

Lì accanto giaceva il suo cuscino.

Sopra c'era un telefono.

La riccia strabuzzò gli occhi, pensò che dovesse essere caduto dalla tasca del padre.

Così lo prese e lo accese.

25% di batteria, nessuna password.

Lo nascose nella federa del cuscino.

Sperò che il padre non se ne accorgesse.

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