Capitolo 1

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E mentre i miei occhi erano fissi sull'acqua, tanti pensieri invadevano la mia testa. Mi mancava terribilmente. Sentivo il peso della sua assenza nella mia vita, nei miei pensieri e nei miei gesti. Finalmente lo avrei rivisto. Finalmente avrei rivisto quella parte di me, finalmente avrei rivisto mio padre. Mi morsi il labbro superiore mentre intravidi la piccola isola non molto distante e sussultai quando l'agente Jason ordinò ai suoi uomini di preparare le armi. Si avvicinò a me e poggiò una mano dietro la mia schiena, accarezzandola piano.

''Stai tranquilla, mi raccomando - disse spostando lo sguardo verso il mio viso - resta sempre accanto a me, va bene?''

''Va bene'' mormorai, seguendolo fuori dalla barca per poi incamminarmi con lui ed altri agenti verso quel luogo tanto tetro quanto pericoloso.

Strabuzzai appena gli occhi quando davanti a me comparve il maestoso edificio color panna. Socchiusi gli occhi e rabbrividii quando un venticello pungente colpì le mie guance.

''Roselynd, tutto bene?''

Riaprii gli occhi e annuii all'agente Jason.

''Ricorda ciò che ti ho detto poco fa'' mi disse, lanciando un'occhiata ad uno dei suoi uomini.

''Stai tranquillo tu adesso, non sono più una bambina'' borbottai, arricciando appena il naso.

A quelle parole l'agente Jason accennò una lieve risata. ''Si vede che sei figlia di John Potter'' proseguì poi riportando lo sguardo verso il mio viso che, di riflesso, si contrasse in una smorfia.

''E sono fiera di esserlo!'' pronunciai quell'affermazione facendo un cenno affermativo con la testa.

Mi voltai quando sentii uno degli uomini urlare di sbrigarci visto che i nuvoloni non promettevano nulla di buono.

''Sbrighiamoci'' ordinò anche l'agente Jason, che allungò la mano verso la mia, stringendola e cominciando a correre verso l'edificio.

ALCATRAZ

Deglutii, notando la grande scritta rossa presente sull'imponente porta di ferro, e, seguendo l'agente Jason, la oltrepassai. Una volta dentro, percorremmo un lungo corridoio per poi ritrovarci di fronte a delle scale. C'era silenzio. Un silenzioso spaventoso, forse troppo per un carcere. Mi guardai intorno incerta, mentre seguivo a passo veloce l'agente Jason. Un improvviso ed incessante rumore proveniente dal piano superiore mi terrorizzò.

''Porca puttana!'' urlò, tirandomi ancora e cominciando a correre veloce.

''Che succede?'' urlai a mia volta.

Non rispose, continuò a correre fino a quando arrivammo, ormai senza fiato, in un'immensa sala. Era deserta ma al di fuori di essa si potevano udire delle grida e tanti rumori indecifrabili.

''Rosie'' quella voce. La sua voce. Mi voltai di scatto e lo vidi.

''Papà'' sussurrai prima di mordermi il labbro inferiore. Abbassai lo sguardo e tirai su col naso, prima di sentire due braccia avvolgermi la schiena.

''Piccola mia, come stai? Perché sei qui? Non dovresti essere qui, è pericoloso...'' mormorò posando le mani dietro la mia schiena e cominciando a muoverle piano, accarezzandomi.

''I-io volevo vederti - strizzai gli occhi, non riuscendo più a fermare la lacrime che continuavano a scendere sul mio viso - mi sei mancato tanto, papà''

Dopo qualche secondo, staccò lentamente il mio corpo dal suo e mi accarezzò una guancia, facendo scivolare via una lacrima.

''Anche tu mi sei mancata... non immagini quanto - sussurrò guardandomi negli occhi - ma non puoi trattenerti ancora qui, devi uscire fuori e devi andare via da quest'isola''

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