Capitolo 13

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"Zayn?" corrugai la fronte, guardando il ragazzo fermo sulla soglia della porta.

"Hey Rose" un lieve sorriso apparve sulle sue labbra. Fece un piccolo passo in avanti ed io, automaticamente, indietreggiai.

Che diavolo ci faceva lì? E soprattutto come faceva a sapere dove abitassi? Era uno stalker o cosa?

"Perché sei qui?" domandai, incrociando le braccia sotto al seno.

"Non mi fai entrare?" un cipiglio comparve sul suo viso mentre si stringeva l'angolo del labbro inferiore tra i denti.

Mi sembrava fin troppo scortese negargli l'ingresso così sospirai appena e mi spostai per farlo entrare. Con l'indice ed il pollice mi portai una ciocca di capelli dietro l'orecchio e chiusi la porta, per poi rientrare in salotto dove Zayn si stava guardando intorno.

"Mi piace" mormorò per poi tornare a guardarmi.

Ignorai le sue parole, distogliendo per pochi secondi lo sguardo. "Allora? Perché sei qui?" chiesi, tornando ad osservare l'espressione del suo viso.

Scrollò le spalle, infilandosi le mani nelle tasche anteriori dei jeans. "Volevo solo passare a salutarti"

Analizzai la sua frase ed alzai un sopracciglio per niente convinta della sua risposta. C'era la festa d'inizio anno in corso e lui era venuto a casa mia.. solo per salutarmi?

"Perché eri con Harry Styles?" mi chiese prima che potessi formulare una risposta.

Mi aveva visto in macchina con Harry? L'ipotesi che il mio ex migliore amico fosse diventato uno stalker seriale cominciò a prendere vita nella mia testolina.

"Cosa?" l'espressione confusa che apparve sul mio viso lo spinse a continuare la spiegazione.

"Stavo andando alla festa e ti ho vista in macchina con lui, tutto qua" concluse.

Annuii con un cenno del capo alle sue parole. "Mi ha solo dato un passaggio" dissi, scrollando le spalle.

"Stai attenta" sussurrò con un filo di voce.

"Attenta? A cosa?" aggrottai le sopracciglia, senza spostare lo guardo dal suo viso.

"A.. nulla, è comunque un ragazzo" scrollò le spalle. Una battuta sarcastica della serie: "no, è un unicorno" stava per uscire dalla mie labbra, ma ignorai la vocina interiore che mi urlava di rispondergli in quel modo e mi limitai ad annuire.

"Non c'è bisogno che tu finga di preoccuparti per me; e poi è il mio vicino di casa oltre ad essere il migliore amico di Louis" risposi.

"Sai che non sto fingendo" scosse appena il capo come per voler negare le mie parole.

"Non m'interessa e non voglio saperne più nulla, per quanto mi riguarda puoi anche andare" posi fine alla conversazione.

Sospirò lentamente e, cogliendomi di sorpresa, si avvicinò di scatto per poi attirarmi contro il suo petto e posare le labbra sulla mia fronte, così da lasciarmi un piccolo bacio che durò però solo pochi secondi poiché riuscii a spingerlo quanto bastava per farlo staccare.

"Ci vediamo a scuola, Rose" mormorò prima di percorrere il piccolo corridoio ed uscire dalla porta che, dopo pochi istanti, chiusi a chiave.

Sbuffai rumorosamente e lanciai un'occhiata all'orologio appeso alla parete che segnava le 09:45 p.m.
Non avevo voglia di parlare con nessuno, volevo solo sprofondare tra le coperte e lasciarmi cullare dalle braccia di Morfeo, e fu proprio questo ciò che feci.

Andare a dormire poco prima delle dieci era servito a qualcosa: infatti quando mi svegliai, dopo un lungo e tranquillo sonno, i miei muscoli erano più che rilassati e sotto i miei occhi non c'era traccia delle occhiaie del giorno precedente.
Mi alzai dal letto e, spinta dal brontolio dello stomaco che la sera avevo lasciato a secco, andai in cucina dove presi un bicchiere e lo riempii con del latte, naturalmente freddo. Da una delle tante credenze tirai fuori una scatola di cereali al cioccolato e mi accomodai sullo sgabello, pronta per fare la mia colazione.
Nonostante fossi nata a San Francisco, le mie origini erano Europee, con precisioni Iberiche, e non avrei mai e poi mai mangiato uova e bacon alle sette e un quarto del mattino.
Come diavolo facevano? Il solo pensiero mi disgustava alquanto, così lasciai perdere quell'idea e cominciai a mangiare i deliziosi cereali ricoperti di cioccolato. Mi leccai il labbro superiore, gustandomi la dolcezza della cioccolata e, quando il suono incessante del campanello mi strappò via dal mio attimo di piacere, alzai gli occhi al cielo, per poi alzarmi scocciata e camminare lentamente verso il campanello, maledicendo chiunque si trovasse dall'altra parte della porta.

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