Capitolo 10

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Buonasera,
prima di lasciarvi al capitolo, vorrei ringraziarvi per le oltre seimila visualizzazioni, per i voti e tutti commenti ed i messaggi che mi avete lasciato. Siete dolcissime e vi adoro! (Risponderò a tutte, promesso); non anticipo nulla del capitolo che state per leggere e vi auguro una buona lettura. Spero che vi piaccia e soprattutto spero di non deludervi!

Il capitolo successivo dovrebbe arrivare lunedì (o domani sera, non lo so ancora hahah).
Mi tolgo dalle scatole e vi lascio al capitolo.
Baci e grazie ancora; baci, X

Anna

Il fastidioso trillo della sveglia rimbombò più volte nelle mie orecchie strappandomi da quei sogni sempre più vuoti. Con l'indice picchiettai sul pulsante dell'aggeggio che cessò immediatamente di emettere quel suono assordante e mi alzai a fatica dal letto per poi trascinarmi letteralmente fino alla porta. Qualcuno aveva suonato ed io gli avrei aperto, sfoderando, oltre al mio meraviglioso viso assonnato anche il mio sexy pigiama rosso con tanto di Teletubbies disegnato sopra. La verità era che di mattina, specialmente durante l'anno scolastico, il mio cervello era praticamente paralizzato, non riuscivo a formulare un pensiero concreto e la mia voglia di parlare era sotto lo zero. Sbadigliai ed aprii la porta, ritrovandomi di fronte il radioso sorriso di Adele. Corrugai la fronte vedendola lì e le feci spazio, permettendole di entrare in casa.

"Buongiorno signorina Potter, è eccitata per il suo primo giorno di scuola?" la sua voce stridula arrivò alle mie orecchie ed in risposta le rivolsi una sottospecie di sorriso con tanto di sbadiglio al seguito per poi borbottare un flebile "buongiorno".

"Sua zia mi ha mandato qui per accompagnarla a scuola" mi spiegò, togliendosi la giacca per poi poggiarla con cura sul divano.

Annuii, restando impalata a guardarmi intorno per poi tornare a guardare Adele.

"Adesso vada a prepararsi, nel frattempo io le preparo una bella colazione" disse, regalandomi un sorriso per poi raggiungere la cucina.

Sospirai e sbadigliai ancora, asciugandomi con l'indice la piccola lacrima che che era scivolata lungo la mia guancia prima di andare in bagno. Guardarmi allo specchio sarebbe stato un suicidio così mi spogliai e filai dritta nella doccia. Mi lasciai cullare dall'acqua calda per qualche minuto prima per poi prendere il mio amato bagnoschiuma alla vaniglia ed insaponarmi velocemente. Lasciai che il getto dell'acqua facesse ricadere la schiuma in eccesso ed uscii dalla doccia. Mi guardai intorno e, notando che non avevo preso ne' la biancheria e ne' tanto meno i vestiti, avvolsi l'asciugamano intorno al mio corpo così da poter uscire dal bagno e sgattaiolare nella mia stanza. Rabbrividii quando una folata di vento raggiunse le mie guance e mi avvicinai velocemente alla finestra, probabilmente aperta da Adele, per poterla chiudere. Aggrottai la fronte. Dall'altra parte c'era una finestra, era aperta e le tende, non chiuse, mi permettevano di vedere all'interno. La distanza non era molta e ciò mi permetteva di vedere perfettamente un letto disfatto.

"Ciao stalker" una voce roca seguita da una figura alta sbucò dal nulla. Indietreggiai e istintivamente chiusi la tenda. Nonostante lo avessi visto per pochi secondi, i suoi tatuaggi non erano passati inosservati. Per quale ragione dormiva mezzo nudo? Scossi la testa a quei pensieri e mi morsi appena il labbro superiore.

"Non sono una stalker" gli risposi alzando appena il tono di voce.

"Quella che stava spiando nella mia camera da letto sei tu" probabilmente si era svegliato da poco perché la sua voce era più roca e bassa del solito.

"Non è vero, non potevo saperlo questo" borbottai prima di prendere la biancheria da un cassetto. Aprii l'armadio e, senza pensarci troppo, tirai fuori un jeans chiaro ed una camicetta color pesca per poi affrettarmi a raggiungere di nuovo il bagno. Mi asciugai in tempo record i capelli e m'infilai i jeans per poi indossare anche la camicetta e chiudere i bottoni di essa. Strabuzzai gli occhi quando mi accorsi che al mio collo mancava la collanina con il ciondolo che papà mi aveva dato e corsi frettolosamente nella mia camera, cominciando a cercarla ovunque. Mi grattai la nuca mentre con lo sguardo perlustravo ogni centimetro della mia camera per poi colpirmi la fronte con una mano nel vederla posata accanto al mio cellulare. Ma dove avevo la testa? Avevo messo a soqquadro la stanza inutilmente. Sbuffai rumorosamente, ma nonostante ciò ero molto più rilassata. Quella catenina e quel ciondolo erano troppo importanti per me. All'interno del ciondolo c'era una piccola foto e quando lo aprii un nodo dal mio stomaco salì lentamente fermandosi al centro del mio petto. Faceva così male che un'ondata di vuoto e di angoscia immobilizzò i miei sensi, bloccandomi di fronte a quella foto. Mamma. Emily. Papà. Chiusi il ciondolo e socchiusi gli occhi, stringendo in una mano quel piccolo ciondolo a forma di cuore per poi portarlo intorno al mio collo e, con qualche fatica, agganciarlo. Per un secondo di fronte ai miei occhi si susseguirono una serie di immagini che arrestarono il mio respiro. Inghiottii la saliva, abbassando lo sguardo, e mi strinsi in un pugno una ciocca di capelli. Sebbene amassi i miei capelli, in quell'istante avrei voluto letteralmente strapparmeli, magari quel dolore avrebbe prevalso e portato via con se quel nodo che si era fermato nel mio petto.

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