NELLO SGABUZZINO

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Gli uccelli notturni beccano le prime stelle che splendono come la mia anima quando ti amo.
(Pablo Neruda)


Il giorno seguente tutti parlano della festa che nel weekend darà Harry. Sento delle ragazze che chiacchierano nel corridoio. Due studenti del primo anno, seduti sulle scale, cercano un modo per infiltrarsi. È la festa dell'anno, non parteciparti garantisce l'esclusione da qualsiasi evento futuro. Ho un groppo in gola e il cuore a mille. Io non voglio parteciparci. Almeno se non avessi avuto l'invito non sarei vittima di questa lacerante indecisione. Harry appare come all'improvviso. Mi accorgo di lui solo quando mi afferra il polso e mi tira indietro. Mi giro e incontro il suo sguardo.

-Ehi, ragazzina- esordisce. Sembra allegro. Troppo allegro.

-Ho lezione- mi affretto a dire, anche se sospetto che non servirà a nulla.

-Tra dieci minuti... non sai quante cose si possano fare in dieci minuti-

Le gambe mi tremano leggermente. Lui sembra comprenderlo e mi cinge la vita con un braccio. Vorrei stringermi a lui, ma mi controllo. Il suo profumo mi fa rabbrividire.

-Potrebbero vederci- gli ricordo.

-E allora?- chiede indifferente.

Il corridoio del secondo piano è piccolo, ma presto arriveranno gli altri.

-Vieni- mi guida oltre una porta che chiude rapidamente dietro di sé. Siamo nello sgabuzzino. Ci sono scope, stracci e uno scaffale. Una piccola finestrella si trova in alto. Ci stiamo comodamente entrambi, ma siamo molto vicini. Troppo vicini. Mi tiene sempre un braccio intorno alla vita.

-La tua amica ti ha detto della festa?- c'è una strana urgenza nella sua voce.

Annuisco.

-E ci verrai?-

Annuisco di nuovo. Ho paura che le parole mi tradirebbero. Improvvisamente non m'importa più della lezione che sta iniziando.

-Il gatto ti ha mangiato la lingua?- mi chiede, provocatorio.

Come lo odio quando fa così! –Devo andare- mormoro.

-Secondo me no- si avvicina pericolosamente, bloccandomi la via d'uscita. Inspiro il suo profumo e sento il mio corpo tremare. Lui se ne accorge. Gli piace vedermi così. Mi ferma i fianchi tra le sue mani. So cosa vuole.

-No, non possiamo-

-Non mi piacciono i no- mi sussurra e affonda il suo viso nel mio collo. Le sue labbra mi accarezzano la pelle. Mi stringo a lui. Mi bacia lentamente, delicatamente. Chiudo gli occhi. –A te però questo piace, vero?- mi chiede in un soffio che mi sfiora.

Mi costringo a tirarmi indietro. -Chi ti ha detto che mi piaccia?- lo provoco. Lui sa che mento, ma non m'importa. Vorrei andarmene ma le gambe non mi permettono di muovermi. Resto ferma qua... vicina a lui.

Harry ride. -Puoi dire quello che vuoi, ma sai bene che non è vero-

-Perchè mi hai invitata alla festa?- chiedo in un soffio.

-Perchè mi andava- mi accarezza la guancia.

-Perchè?- insisto.

Harry mi sfiora le labbra con le sue dita. Il contatto è leggero, ma bruciante. Socchiudo gli occhi, arrendevole.

-Come sei bella-

-Non hai risposto alla mia domanda-

-E non risponderò- mi passa la mano tra i capelli.

Voglio uscire, devo uscire. Mi muovo leggermente e finisco tra le sue braccia. Lui affonda il viso nell'incavo del mio collo.

Mi sfugge un sospiro dalle labbra.

Harry mi mordicchia sulla tenera pelle. Butto indietro la testa. Lui mi stringe di più a sé. Tremo. –Ti voglio, Mariebel- mi dice, la labbra premute contro il mio orecchio –e sono certo che tu voglia me-

-Lasciami- biascico, la voce stranamente roca. Sono percorsa dai brividi.

Lui si tira indietro. Mi fissa un attimo, poi mi bacia sulle labbra. La sua lingua è irruente, passionale, bruciante. Gli passo le mani tra i capelli. Lui mi spinge contro il muro. Lo bacio con un desiderio che non ho mai conosciuto. È come quando si ha molta sete e finalmente si può bere. Ho sete di lui, dei suoi baci, del suo corpo. Non penso a Katy, a Jack oppure a tutto ciò che si dice su Harry. Penso solo a me e a lui.

È il suono della campanello a riportarci alla realtà. Harry si tira indietro e mi sorride. –Siamo in ritardo- dichiara.

-Non posso arrivare tardi- mormoro, l'angoscia che mi preme. Io non faccio queste cose.

-Ehi, non ti agitare... vieni con me- mi prende per mano e mi conduce fuori dal corridoio. Rapido mi accompagna fino alla mia aula. Bussa alla porta.

-Avanti- dice dall'altra parte Miss Jean, la professoressa di matematica. Sento il cuore aumentare i battiti. So che è molto severa con i ritardatari.

-Mi scusi, Miss Jean- esordisce Harry , ammaliante –mi dispiace ma ho chiesto a Mariebel di aiutarmi a ripassare per la recita... non mi sono reso conto dell'ora- mi spinge avanti.

Miss Jean mi fissa con attenzione. È alta, indossa una camicetta blu e un paio di pantaloni dello stesso colore. Ha il trucco sempre sbavato.

-Dovreste farlo durante l'ora di teatro-

-Esattamente ciò che mi ha detto Mariebel, mi scuso- dice Harry. Sembra proprio un bravo ragazzo. -Sono proprio un caso disperato-

Miss Jean sorride. –Va bene, Marybel, siediti-

Corro a sedermi al fianco di Katy che mi fissa in modo strano. Non la guardo. Spero  che non si accorga del mio imbarazzo. Prendo il quaderno dallo zaino e mi concentro sulla correzione degli esercizi. Ne ho sbagliati alcuni, ma stranamente la cosa non m'importa, la mia mente è altrove.

NOTE  DELL'AUTRICE:

Ciao!

Cosa ve ne pare di questo capitolo?

L'appuntamento per il prossimo capitolo è mercoledì (se riesco ne pubblico uno martedì, ma non ne sono certa)  ❤

Quando la Bella s'innamorò del LupoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora