I granuli di polvere volteggiavano lentamente verso il basso illuminati dai timidi raggi solari che entravano dalle piccole finestre della stanza. Il libro che avevo letto la sera prima era appoggiato sul materasso, chiuso.
Lanciai uno sguardo ad Amelia. La ragazza stava dormendo tranquillamente sul suo letto. Gli occhi azzurri serrati e le labbra rosee socchiuse. Sospirai osservando la biondina che riposava inspirando ed espirando a rilento. Aveva un'aria così pacifica, come se stesse vivendo in un mondo perfetto, senza difficoltà o sofferenze.
Qualcuno bussò alla porta della stanza attirando la mia attenzione su di essa.
Stordita, mi alzai e mi diressi verso l'uscio per aprire a chiunque fosse stato al di là di esso. Il mio cammino venne intralciato dalla coperta azzurro pallido della mia amica che evidentemente era caduta a terra durante la notte e che per poco non mi fece cadere con la faccia sul pavimento di assi di legno lucido.
«Hilary, sono Kaitlyn. Apri la porta: dobbiamo parlare.» la voce della governante venne attutita dallo spessore della porta ancora chiusa.
Alzai gli occhi al cielo: non era una tra le cose che preferivo, venire rimproverata di prima mattina, soprattutto da Kaitlyn.
Spostai velocemente la coperta dalla mia traiettoria precipitandomi alla porta.Non risposi all'ordine che Kaitlyn mi aveva dato, ma aspettai che lei aggiungesse qualcosa alla frase detta in precedenza. Non ci volle molto, a dir la verità.
«So che sei sveglia e che mi stai ascoltando.» affermò sicura la donna in corridoio. «Sai benissimo che anche se non mi apri tu, posso farlo io da fuori.»
«Amelia sta ancora dormendo.» la informai cercando di tenere un volume della voce abbastanza alto per farmi sentire da Kaitlyn, ma anche basso per non svegliare la ragazza stesa con i boccoli biondi che le ricadevano intorno al viso.
«Va bene.» sospirò. «Dopo colazione ti voglio nel mio ufficio e ti avverto: non fare colazione non è un modo per evitarmi. Muoviti a prepararti.»
Sentii i suoi passi sicuri ed autoritari allontanarsi lasciandosi dietro un silenzio tombale.
«Non stavo dormendo, per tua informazione, almeno da quando sei inciampata della mia coperta.» Amelia si mise a sedere scompigliando i suoi bellissimi capelli ricci. Gli occhi blu assonnati mi fissavano cercando di capire a cosa stessi pensando.
«Quanto ci scommetti che ti ha chiamata nel suo ufficio per parlare di ieri?» chiese la biondina alzandosi in piedi per andare a cercare all'interno del suo armadio qualcosa da mettere.
«Oh, sicuramente è per quello.» alzai le spalle e mi buttai a peso morto sul letto di Amelia.
«Cosa pensi che ti dirà?»
«Chi lo sa cosa pensa quella. Un momento prima è dolce e carina e subito dopo diventa un pezzo di pietra impassibile.»
«"Dolce e carina" non direi e faresti meglio a vestirti. Ti aspetta una bellissima mattinata.»
~~~
Finita la colazione, lasciai la sala da pranzo di malavoglia.
Camminai lentamente per i corridoi sperando che la distanza che c'era tra la sala da pranzo e l'ufficio di Kaitlyn si allungasse. Questo ovviamente non accadde.
Quando arrivai di fronte allo studio della governante, non mi disturbai neanche di bussare, ma entrai direttamente come se fosse stato camera mia.
Sospirai lasciandomi cadere sul divano davanti al fuoco acceso mentre Kaitlyn, che non avevo neanche salutato, si alzava dalla sua scrivania per raggiungermi.
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The Anchor Of Destiny
Teen FictionOrfanotrofio: un posto triste e monotono, che lega il passato col presente. Ma è così anche quando hai degli amici con cui condividere la tua tristezza, il tuo sarcasmo, le tue battute e le tue preoccupazioni? È così anche quando scopri fatti di cui...